Non siamo un giornale politico, né un bollettino di guerra. Tuttavia quanto sta accadendo tra Iran e Israele – e alcuni degli eventi di questi ultimi giorni – si incrociano chiaramente con i temi di Bitcoin e più in generale del mondo crypto. Oltre ad essersi scambiati missili, i due paesi stanno cercando di (e in alcuni casi sono riusciti a) portare a termine degli attacchi a database monetari.
È il caso dell’attacco a Bank Sepah, uno dei più importanti istituti bancari dell’Iran. Mancano le conferme di quelle inconfutabili, ma Gonjeshke Darande, lo stesso gruppo hacker che ha portato a termine un attacco contro l’exchange iraniano Nobitex, afferma di averne portato uno anche alla banca di cui sopra, distruggendone i database. Dato che Bitcoin non è solo asset, ma anche infrastruttura, dovrà per forze entrare in gioco nel futuro del banking che vuole proteggersi da certi attacchi.
OTTIENI QUI 100$ di BONUS con Bitget – è un bonus riservato ai nostri lettori – puoi ottenerlo iscrivendoti e versa 100$.
Antefatto: cos’è successo e perché è necessario cambiare
Cercheremo di spiegare come funzionano banche e circuiti bancari oggi. Ciascun istituto mantiene una sorta di database proprio. Include i propri clienti, i saldi, le operazioni. Sono informazioni cruciali, perché senza le stesse una banca per ovvi motivi non può funzionare.
Come ricostruire movimenti e saldi se dal registro mancano delle pagine? Tali registri privati però fanno gola agli hacker. Inserendoci dati si può modificare la storia di quel piccolo universo che le banche costruiscono e custodiscono. Cancellandoli, è come se si fosse cancellata la storia. E come se certi scambi non siano mai avvenuti. L’integrità dei dati, se compromessa, rende inutili tutti i dati che sono custoditi in questi registri.
- Migliaia di registri da proteggere
Capite bene che in una situazione del genere ogni paese, in guerra direttamente o indirettamente, ha migliaia di registri da difendere da attacchi esterni. Migliaia di registri che fanno gola agli hacker sponsorizzati da questo o da quello stato. E che non sempre sono difesi da infrastrutture informatiche adeguate. Tant’è che puntualmente quelle dell’Iran vengono attaccate, tanto da minacce esterne come Gonjeshke Darande tanto da dissidenti (almeno all’apparenza) interni.
Fu il caso ad agosto 2024 dell’attacco portato al settore bancario iraniano da IRLeaks. Furono attaccate la banca centrale iraniana, le Poste, e nel complesso 20 banche su 29.
Il governo iraniano fu costretto a pagare un corposo riscatto per mantenere in piedi il proprio sistema finanziario.
Una possibile soluzione: Bitcoin
Lo sappiamo: quanto segue farà storcere il naso sia ai nocoiner più accaniti sia agli stessi entusiasti di Bitcoin.
- Database condiviso, in molteplici copie e inattaccabile
Primo punto a favore di Bitcoin per la gestione di questo tipo di dati. Il database, il ledger come si chiama tecnicamente, di Bitcoin può essere scaricato da tutti. È aggiornato e verificato (ricorrendo alle regole della matematica e non del capriccio politico) da chiunque voglia farlo.
Non può essere inoltre attaccato per due motivi:
- Non è possibile, anche in caso di “attacco hacker” aggiungervi liberamente informazioni;
- Non è possibile spostare “denaro” altrui senza che si abbiano le chiavi private;
Qualcuno obietterà che nulla di digitale è al riparo da attacchi. È vero, ma il punto della distribuzione di Bitcoin è proprio questo. Immaginiamo di poterne falsificare una copia: ci saranno migliaia di altri db a ricordare al mondo che le cose – in realtà – sono andate diversamente.
Perché no, e perché non lo farà nessuno?
Perché affidarsi a un sistema monetario libero e neutrale è qualcosa in aperto conflitto con la relativamente nuova gestione dei fatti del denaro. Lasciando da parte Bitcoin come asset (virtualmente potremmo utilizzarlo anche per scambiarci la proprietà di altre entry nel DB), ci sono delle problematiche per gli stati che vogliono:
- Controllare chi può avere accesso al mondo bancario/monetario digitale
- Utilizzare il controllo di tale sistema per punire, limitare, restringere
Questo insieme ad oggi include praticamente tutti gli stati che popolano il pianeta Terra e che ne controllano un pezzettino.
Avere Bitcoin come base del proprio sistema bancario vorrebbe infatti dire rinunciare al controllo di un sistema bancario locale magari imperfetto, magari esposto agli attacchi, ma comunque il nostro.
Ci sarà da valutare, soprattutto per paesi non allineati, se il gioco valga la candela. Ovvero se si potrà rigettare una soluzione tecnicamente superiore soltanto per smanie di controllo che sono una liability più che un vantaggio, almeno a guardare come vanno le cose in Iran.
State consigliando agli stati canaglia di utilizzare Bitcoin?
Nessuno consiglia nulla. Tuttavia è evidente che le guerre del presente – e sempre di più quelle del futuro – avranno bersagli che pur non essendo fisici potranno causare, se colpiti, danni altrettanto importanti.
È il caso di iniziare a parlarne – perché anche dalla parte del mondo dei giusti™ possono verificarsi tali problemi. E perché le tecnologie sono neutrali quando open source. E nessuno di buon senso accuserebbe, ad esempio, Linux di essere installato su milioni di computer in Russia, Corea del Nord, Iran e altri paesi non allineati.
Il consiglio, tra le altre cose, è più che valido appunto anche per le banche che vivono nella parte giusta del mondo. Che sono esposte, tanto quanto quelle iraniane, ad attacchi da parte dei nemici. Nemici che hanno il vantaggio dell’attaccante e che nel caso in cui le cose dovessero mettersi male, potrebbero iniziare a colpire proprio certe infrastrutture informatiche.
Dato che nessuno o quasi conosce come funziona il complesso sistema che ci permette di scambiarci denaro, quasi nessuno si ferma a pensare su queste eventualità. Ora che ne abbiamo la prova, davanti ai nostri occhi, sarà forse il caso di iniziarlo a fare.
Una nota filosofica: il controllo del tempo
Il tempo è denaro, o meglio, il denaro è tempo, ma non nel senso in cui probabilmente lo intendete. Il denaro digitale è una lunga storia scritta nei registri e se tali registri sono sotto il controllo di qualcuno, vuol dire che questo può riscrivere letteralmente il passato.
Bitcoin è invece un registro temporale condiviso – o come ebbe a scrivere Der Gigi nel miglior pezzo mai consegnato all’umanità su Bitcoin – Bitcoin è tempo.
La scelta starà ora alla politica: continuare a supportare dei piccoli universi dove il tempo può essere sempre riorganizzato (a proprio vantaggio, ma eventualmente anche a vantaggio di chi vuole distruggerci) oppure passare all’unica organizzazione del tempo che può sostenere lo sviluppo di una civiltà, ovvero un’organizzazione del tempo dove non si può tornare indietro o riscrivere il passato.