Chiunque abbia mai provato l’ebbrezza di eseguire un trade a leva sarà sicuramente stato avvertito, o dal proprio crypto bro, o direttamente dal broker, del rischio della cosiddetta “liquidazione”. Un termine che incute timore ai più navigati del settore, anche all’interno degli ambienti on-chain, e che significa letteralmente “perdere tutto quello che c’è sul piatto”.
Si sa, chi non risica non rosica, ma qui siamo di fronte ad una dinamica che può spazzare via il tuo capitale, da un momento all’altro, e senza pietà. Oggi cerchiamo di capire più da vicino cosa vuol dire essere liquidati, in tutte le sue forme, e vediamo alcune tecniche per proteggersi al meglio da questo pericolo.
Liquidazione crypto: di che cosa si tratta?
In termini più tecnici, la liquidazione consiste in un processo automatico di una piattaforma di trading che chiude in maniera forzata una posizione a leva, quando il suo margine non è più sufficiente a coprire le perdite. In altre parole, se il mercato va in direzione opposta a quanto scommesso, e le perdite non realizzate diventano maggiori della garanzia messa disposizione, il broker o l’applicazione interviene e chiude tutto, azzerando quanto messo in gioco.

Nel contesto più specifico delle crypto, possiamo distinguere due tipologie di eventi di liquidazione: quella legata al trading a leva sui mercati futures e quella relativa ai protocolli di lending in DeFi. In entrambi i casi c’è un capitale preso in prestito ed un collaterale che copre l’operazione. Ma la dinamica con cui può scattare la liquidazione cambia sensibilmente.
Liquidazione nei futures: il modo più semplice per perdere denaro
I futures sono mercati di scambio crypto in cui è possibile speculare sull’andamento futuro di un asset ( da qui il termine “futures”), sia al rialzo che al ribasso, utilizzando la leva, con un orizzonte temporale ben definito o senza scadenza. In pratica, puoi aprire una posizione con una somma molto più piccola rispetto all’esposizione reale, amplificando il potenziale guadagno, così come le perdite.
Puoi ad esempio impiegare solo $100 per eseguire un trade con size da $1.000, sfruttando una leva 10X. Oppure puoi vendere un asset allo scoperto, anche senza possederlo, prendendolo in prestito tramite la piattaforma. Questa dinamica è disponibile sia su exchange centralizzati come Bybit, Binance e OKX, sia su piattaforme decentralizzate come Hyperliquid o GMX.
Sembra tutto bello finché non entra in gioco il concetto di liquidazione: se il mercato si muove in direzione opposta alla posizione, e il margine impiegato non è più in grado di coprire le perdite latenti, allora il sistema chiude forzatamente il trade e liquida il denaro messo a disposizione. Facciamo un esempio pratico:
Immagina di andare long su BTC a leva 10X con un prezzo iniziale di $100.000, e con un investimento di $100 ( posizione da $1.000). Se il prezzo di BTC scende del 10% e va a $90.000, la tua posizione subisce una perdita di $100, esattamente quanto avevi messo a disposizione, ergo, vieni liquidato. Perdi tutto e la posizione viene chiusa.
Alcuni concetti chiave nei futures
Quando operi sui futures, devi tenere in considerazione il prezzo di liquidazione, ovvero il livello oltre il quale la tua posizione viene chiusa automaticamente. Chiaramente se stai andando long ( scommetti al rialzo) questo valore sarà inferiore al prezzo di mercato, mentre se vai short ( scommetti al ribasso) sarà un valore superiore.
Alcuni broker utilizzano anche un meccanismo chiamato margin call (da cui prende il nome un film a tema finanziario con Sam Rogers), che funge da avviso per il trader per segnalare che il margine si sta per esaurire. È in pratica un avvertimento di aggiungere margine o ridurre la posizione per evitare la liquidazione.
Esistono anche delle vere e proprio mappe dove si può controllare a che prezzo per ogni asset crypto scatteranno più liquidazioni tra tutti i traders. Si chiamano “liquidation heatmap” e sono disponibili su dashboard come Coinglass. Servono a visualizzare i punti del grafico in cui sono concentrate le posizioni più esposte alla liquidazione, dove il prezzo potrebbe registrare potenzialmente più spike.

La liquidazione nei protocolli di prestito on-chain
La liquidazione nel mondo crypto può avvenire anche in un altro contesto, ossia quello dei money market on-chain, meglio conosciuti con il termine di protocolli di lending, come ad esempio Aave, Moprho o Compound. In questo caso, non stai facendo trading speculativo a leva, ma stai utilizzando un asset come garanzia per prendere in prestito un altro token.
Concettualmente è sempre lo stesso principio: c’è un capitale preso in prestito e un collaterale che lo “copre”. Finché il valore della garanzia è superiore a quello del debito, la posizione rimane intatta. Se però il collaterale scende troppo rispetto all’importo preso in prestito, oppure se il valore del debito aumenta ( in caso di asset volatili), scatta la liquidazione. Facciamo un esempio:
Depositi $1 BTC ad un prezzo di partenza di $100.000 per prendere in prestito $90.000 USDC (il valore preso in prestito è sempre inferiore a quello del collaterale, come margine di sicurezza). A questo punto BTC scende del 10% e va a $90.000: il valore del tuo collaterale ora è sceso al di sotto dell’importo preso in prestito.
Il protocollo considera la posizione non più sostenibile e procede con la liquidazione automatica. L’intero BTC depositato viene venduto sul mercato per ripagare il debito in USDC, e tu perdi il tuo collaterale, a cui si aggiungono fee di penalità extra.
Alcuni concetti chiave nei protocolli di prestito
Ricordiamo che nei protocolli di crypto lending puoi anche mettere a garanzia stablecoin per prendere in borrow altri asset volatili come BTC o ETH. Lo si fa spesso come forma di “short”, per venderli sul mercato puntando ad una discesa di prezzo.
In queste piattaforme non esiste un vero e proprio prezzo di liquidazione come avviene nei futures ( c’è un rapporto dinamico). Tuttavia è possibile calcolare di volta in volta il valore oltre il quale la garanzia non sarà più sufficiente. C’è anche un indicatore chiamato “health factor” che aiuta l’utente a monitorare lo stato di salute della posizione. Più si avvicina ad valore 1, più si rischia la liquidazione.

Nei money market esiste anche un concetto chiave chiamato “loan to value” (LTV), ovvero il livello massimo consentito di indebitamento rispetto al valore del collaterale. Indica cioè quanta parte del valore depositato puoi prendere in prestito.
Questo valore cambia da piattaforma a piattaforma e da asset ad asset. In genere va da un 50% fino ad un 90%. Su Aave potete abilitare l’E-Mode per aumentare questo fattore e poter prendere in prestito più crypto, abbassando indirettamente anche il prezzo di liquidazione.
Come proteggersi dalla liquidazione: consigli utili
La chiave per affrontare con professionalità il rischio di liquidazione, sia esso sui futures o su protocolli di lending, è gestire attentamente la propria esposizione al rischio. Dobbiamo essere consapevoli, a monte, di quanto siamo disposti a perdere in ogni operazione, e agire in modo coerente alla nostra strategia, pesata in base al profilo di risk-reward.
Detto ciò possiamo delineare alcuni suggerimenti per proteggersi al meglio dalla liquidazione crypto:
- Non esagerate con la leva nei futures: già al di sopra del 5X siamo ad un livello che può essere facilmente triggerato in casi di volatilità. Al massimo, aggiungete più margine in modo da essere coperti in caso di crash improvvisi
- gestite le posizioni in maniera isolata (non cross), così che ogni posizione abbia il proprio margine dedicato. In modalità cross, invece, un singolo trade può trascinarsi dietro tutto il saldo disponibile e causare una liquidazione totale del conto.
- Settare un alert o stop loss parziali per gestire al meglio il rischio di liquidazione ed intervenire in tempo per aggiungere margine.
- Nei money market, tenete un health factor sopra a 1,5: e se necessario, intervenite con depositi aggiuntivi o rimborsi parziali per aumentare la sicurezza. Se volete stare ancora più sicuri, salite fino a 2.
- Diversificate il collaterale impiegato come garanzia, così da evitare di esporsi alla price action di una sola moneta.
- Non dimenticate i costi di gestione per le posizioni ( funding rate sui futures, tasso di borrow sui protocolli di lending), che poco alla volta potrebbero erodere il vostro margine ed avvicinarvi alla liquidazione.
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Un sentito grazie di cuore a chiunque usi la leva. È grazie a voi e alle vostre perdite che gli exchange prosperano, i market maker rimangono in attivo e tutta la baracca speculativa si regge in piedi, garantendomi aperitivi gratuiti organizzati da tizio e caio, ciabatte e teli da mare griffati e vaccate simili come gentile regalo.
Avete fatto 4 trade, siete in attivo e siete convinti che non perderete mai?!? Benissimo, andate avanti!!! Aumentatela pure ‘sta cavolo di leva, 5x è da cagasotto, sapete che andando 10x guadagnare il doppio?!? E 20x quattro volte tanto?!? Inoltre mi raccomando fate un paio di corsi su cosa voglia dire fare “hedging”, così coprite i vostre mille euro di investimento e dormite tranquilli! A costo di guadagnarne la metà se le cose vanno bene, ovvio (ah non lo sapevate? Non ve l’hanno spiegato nel corsino? Oh cavolo!)
Invece non leggete mai le condizioni della leva, continuate a pensare che pagare l’un per mille sia cmq poca roba rispetto ai vostri guadagni; pensate che lo stop loss sia una cosa da furbi, una protezione a prova di bomba, così in fondo perderete solo mezzo capitale al posto che recuperarlo tutto e fare un X3 magari (ci avete mai pensato?!?) Non aprite mai un foglio di calcolo, credete ai numeri, credete al verde e al rosso! Lasciate stare fee e rischi, non fate simulazioni, o se le fate fatele solo su un arco temporale degli ultimi tre mesi di bull run; quelle le guardano solo gli sfigati!
Ancora grazie 🙂
Ma stai rosicando per caso? Quanto hai perso?
Ciao, per favore manteniamo la calma.
Grazie