Come anticipato dalla nostra testata già ieri il lancio di $WLFI non è stato un granché in termini di tenuta del prezzo. Non è la prima volta che accade nel mondo crypto, non sarà l’ultima, anche quando a muovere certi lanci ci sono i grandi nomi del firmamento politico e economico americano. Tant’è che il progetto – non l’hanno detto chiaramente ma questo è il senso – prova a correre ai ripari con un proposal che arriva a poche ore dal lancio ufficiale del token.
Il team che gestisce $WLFI ha avanzato una richiesta per l’allocazione di tutte le fee generate dalla liquidità detenuta dal protocollo verso l’acquisto e successivo burn dei token stessi. Un programma che per tanti significherà scarsità aggiuntiva, ma che in realtà racconta una parte del mondo crypto della quale nessuno vuole discutere apertamente.
Scarsità programmata
Il punto è sempre lo stesso. Lo abbiamo visto attraversare da diversi progetti crypto e anche questa volta non c’è granché di diverso.
Questo proposal ridirige tutte le commissioni guadagnate tramite la liquidità detenuta dal protocollo WLFI affinché siano utilizzate per comprare WLFI a mercato e distruggerli per sempre
Questo è quanto si può leggere nel proposal, che parla apertamente di fee che vengono raccolte dalle pool che sono controllate dal protocollo. L’intento sarebbe appunto quello di ridurre l’offerta circolante. Tutto questo in una fase di trading molto frenetico che tra le altre cose ha causato un enorme aumento di fee su Ethereum.
Può funzionare? Dipende tecnicamente da due cose: la prima è quanto saranno disposti a credere al piano gli investitori. La seconda è effettivamente quante fee sarà in grado di raccogliere il protocollo tramite le sue liquidity pool.
Il programma sarebbe – almeno sulla carta – quello di pagare chi sta fermo in questo momento e dunque chi non sta scaricando i token a mercato, cosa più che comprensibile dopo una partenza certamente non entusiasmante.
Tante minuscole banche centrali
Oggi pomeriggio sul nostro Magazine settimanale parleremo anche di questo, ovvero della complessità di certi programmi che vengono cambiati in corsa allo scopo di ottenere per quanto possibile nuovi meccanismi di scarsità programmata. Meccanismi che almeno sulla carta e data una certa ossessione per questi temi da parte degli investitori retail, dovrebbero dare una mano.
Non è detto che sia così: la scarsità complessiva nel mondo crypto è sempre stata un tema di forte dibattito: dopotutto chiunque può creare il proprio token e più che competere sull’offerta in termini di tokenomics, si finisce per competere, anche questa volta, sull’attenzione del pubblico.
Vedremo se la cosa passerà, in primo luogo – e se poi sarà in grado di produrre i tanto attesi effetti a mercato. Per il resto, vi invito a leggere l’analisi di Alex Lavarello in merito al più ampio firmamento crypto che fa capo a Donald Trump. Ricordandoci anche di quanto accaduto a $TRUMP e $MELANIA, per quanto questa volta – dicono dalla regia – i fondamentali siano diversi.
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