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Inflazione USA dati

Inflazione USA secondo aspettative: Bitcoin e crypto correggono. E ora?

L'inflazione non fa sconti. Ma è davvero un problema?

Ci siamo: i dati che tutti aspettavano sono finalmente usciti e vedono l’inflazione CPI USA al 2,9% per la headline e al 3,1% per la core (più importante). Siamo davanti a un dato che è perfettamente allineato con le aspettative degli analisti.

Sfuma dunque la speranza di sorprese simili a quelle che si sono avute sul PPI ieri. Il dato ha portato a una leggera correzione da parte dei principali asset di rischio – ovvero il grosso delle criptovalute, per un movimento che dovrà essere però valutato una volta che le borse USA saranno aperte.

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Dato neutro rispetto alle aspettative

Il dato non si sposta dalle aspettative, smentendo dunque gli speranzosi che avrebbero preferito un dato simile a quello di ieri sul PPI. Invece non vi è alcuna sorpresa e si dovrà presto fare il conto, almeno idealmente, con un’inflazione che rimbalza (di nuovo) e che allontana di nuovo il target del 2%.

DATI USA INFLAZIONE
L’andamento dell’inflazione USA

Non che non ce lo aspettassimo. Anzi, al contrario, si è sventata la possibilità di vedere una recrudescenza della crescita dei prezzi, che rimane comunque su livelli molto elevati.

Anche il minimo movimento correttivo avvenuto alla pubblicazione del dato non sembrerebbe avere però gambe per continuare.

Cosa cambierà dopo questo dato?

La reazione in prima battuta l’hanno offerta le criptovalute e Bitcoin, ma si dovrà comunque attendere tutta la sessione USA per capire come i mercati interpreteranno il dato di breve periodo.

Sul medio e lungo periodo – almeno ad avviso di chi vi scrive – non ci saranno effetti concreti. Il dato dovrà essere confermato dalle prossime letture, con l’unica incognita che rimane, per il 17 settembre, sull’ipotesi di tagliare per 50 punti base invece di 25.

Per il resto, ciò che aspetta l’economia degli USA – e di riflesso quella globale – passerà sia dai dati sul PIL, sia invece da quelli sul mercato del lavoro, che dopo l’ultima revisione appaiono come estremamente meno incoraggianti, almeno rispetto a quanto si era detto nelle scorse settimane.

Rimaniamo in un guado dove l’acqua inizia a arrivare alla gola e per la cui traversata gli strumenti di cui è dotata Federal Reserve appare come spuntata. Siamo ancora sensibilmente sopra il target del 2%, un target che appare ancora come un lontano miraggio e verso il quale ci si dovrà avvicinare anche al netto di certe scelte politiche degli USA.

Operazione impossibile? Probabilmente sì. Powell per adesso sembrerebbe preferire più inflazione per evitare almeno la recessione sulla carta – o comunque per contenere, in un pieno quadro di fiscal dominance – l’ingestibilità del debito pubblico USA.

Parleremo anche di questo stasera in live – cercando di tracciare i percorsi possibili dei dati, dei tassi e dunque anche dei mercati.

In un mondo economicamente normale il dato scongiurerebbe qualunque possibilità di tagli. E invece, dato che in un mondo monetariamente normale non ci viviamo più, non farà granché differenza.

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