Ogni lettura mensile dell’inflazione USA è la più importante di sempre. Questa è la narrativa alimentata dai giornali – che pur devono fare qualche click – e anche dagli analisti dei social, che hanno bisogno di mantenere l’attenzione alta. Oggi però potrebbe essere davvero questo il caso?
Giovedì alle 14:30 saranno diffusi i dati sulla CPI – una delle misure dell’inflazione più importante – dati che arrivano dopo lo shock (positivo) di mercoledì sul PPI. È importante? Condizionerà i mercati? Come reagiranno Bitcoin e crypto? Proviamo a fare il punto della situazione, anche questa volta evitando certi allarmismi e anche certi sprazzi di fiducia eccessivi in quello che potrebbe accadere.
CPI di oggi: cos’è, perché (non) è importante e come prepararsi al dato
La CPI indica l’aumento dei prezzi su base annua e su base mensile. Ne vengono prodotte due versioni, una headline che include tutti i beni del paniere, una core che invece esclude energia e alimentari, che sono storicamente molto volatili in termini di prezzo sul breve periodo. La seconda è ritenuta in genere più importante da Federal Reserve e dai commentatori economici.
Il target: l’obiettivo di Federal Reserve è quello di riportare l’inflazione verso il 2%. Conta di più la core a questo scopo e – in via generale – in realtà Federal Reserve guarda più alla PCE (che sono i prezzi finali per i consumatori) che alla CPI.
È importante? In via generale sì, perché in realtà CPI e PCE si muovono in genere nella stessa direzione, con un po’ di ritardo. Tuttavia il dato di oggi sarà forse più importante per il breve periodo che per anticipare le traiettorie di medio e lungo periodo.
Capire a che punto siamo: tutto quello che devi sapere
Un breve riassunto per capire a che punto siamo:
- L’inflazione è fuori controllo da tempo
Cosa che ha portato Federal Reserve ad alzare i tassi in modo sostanzioso e a procedere poi molto cautamente con i tagli, che sono arrivati entrambi ormai prima delle elezioni di novembre 2024.

- Ai mercati piacciono i tassi più bassi
Vogliono dire più liquidità perché il denaro costa meno, spingono occupazione e attività economica. Tassi troppo bassi però spingono anche in alto l’inflazione.
- Economia in rallentamento, inflazione ancora alta
Il vero problema che Fed si trova ad affrontare riguarda la coesistenza di due fattori che raramente si presentano insieme. Da un lato alta inflazione (che richiederebbe addirittura un rialzo dei tassi) e dall’altro un’economia in rallentamento (che richiederebbe tagli decisi).
- Jerome Powell ha già “mollato”
Nel suo intervento a Jackson Hole, Jerome Powell ha già fatto capire di essere più che aperto alla possibilità di tagli, nonostante quanto abbiamo visto nel punto 3 (ovvero un’inflazione ancora molto elevata).
In questa situazione, un dato sull’inflazione più o meno elevato non cambierebbe quanto già sappiamo per settembre, ovvero che ci saranno dei tagli per almeno 25 punti base (0,25%).
Un numero particolarmente basso può portare a tagli dello 0,50%?
Forse sì, ma dovrebbe trattarsi di un numero molto al di sotto delle aspettative, che sono le seguenti:
| Dato | Aspettative |
|---|---|
| CPI YoY | +2,8%-2,9% |
| CPI MoM | +0,3% |
| CPI Core YoY | +3,1% |
| CPI Core MoM | +0,3% |
A far ben sperare gli investitori in Bitcoin e crypto è il dato di ieri sul PPI – che è stato enormemente sotto le aspettative. Un dato che ha infatti permesso ai mercati di rimbalzare in modo relativamente deciso, ma forse meno di quanto si aspettavano in molti.
Questo perché in realtà una parte delle decisioni è stata già presa – e ci sarà da vedere quanto i dati verranno confermati dalle letture dei prossimi mesi.
Intanto FedWatch Tool prezza al 10% la possibilità di tagli da 50 punti base. Ricordiamo ai nostri lettori però che tali numeri cambiano molto rapidamente e sono una fotografia del presente più che un’anticipazione del futuro.
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