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WALL STREET

IPO di Gemini ingrassa i soliti. È ora di cambiare, anche con le crypto

Gemini si quota e deve pagare pegno ai soliti di Wall Street. Una situazione che deve cambiare.

Gemini è sbarcata in borsa ieri e ci sono almeno due motivi per essere soddisfatti. Il primo è che c’è un altro gruppo che – essendo sbarcato in borsa – sarà costretto a maggiore trasparenza dei propri conti e delle proprie operazioni. Qualcosa che – non ce ne voglia nessuno – manca da un comparto fatto principalmente di società non quotate e con pratiche contabili ai limiti della fantascienza.

Il secondo è che quanto avvenuto ieri conferma che c’è uno spazio enorme per la raccolta di capitale onchain. La IPO di Gemini, avvenuta con i sistemi del vecchio mondo della finanza, è stata l’ennesima occasione per far fare soldi facili a banche d’affari e clientela VIP. Ed è tutto raccontato dal grafico.

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La solita IPO: chi vince, chi perde, chi deve cambiare il mondo

Non è colpa di Gemini. Le IPO sono procedure ampiamente regolamentate e alle quali non si può accedere se non con la solita costosissima trafila in mano alle banche d’affari. Il primo problema di queste procedure è evidente dal movimento del prezzo.

Questo l’andamento

Le azioni di $GEMI sono state acquistate dai cosiddetti underwriter a 28$, sono state poi girate da queste ai clienti VIP dopo aver applicato commissioni che – in genere – vanno dall’1% al 7% e poi sono state evidentemente scaricate da tanti di questi clienti VIP da 40$ fino ai 32$ ai quali ha chiuso le contrattazioni ieri.

Un meccanismo semplice per fare tanti soldi – da parte di persone, società e istituzioni che non contribuiscono a nulla, se non ad aprire cancelli dei quali, per oligopolio, sono gli unici ad avere le chiavi.

È un problema? Sì. Non solo i più sprovveduti degli investitori retail sono entrati a 40$ per fare da exit liquidity ai soggetti di cui sopra. Non hanno neanche avuto la possibilità di sottoscrivere l’acquisto ai prezzi garantiti a suddette banche. E in ultimo non sono a conoscenza del processo in questione, finendo spesso e malvolentieri per rimetterci un sacco di soldi.

Paul Atkins e le promesse di libertà

Al netto dei costi – che sono abnormi e tutti a carico dei John Doe, i Mario Rossi che investono con piccoli account e modesti denari – c’è anche una questione di libertà. È indegno – soprattutto nelle economie più sviluppate – che sia necessario sottoporsi a questa costosissima ordalia per raccogliere capitali sul mercato.

Paul Atkins, SEC, ha promesso di normalizzare l’accesso al mercato dei capitali tramite crypto e servizi onchain. Sarebbe un ottimo modo per assestare un colpo a ai rapaci che lucrano sia sulle società che – raggiunto un certo successo – vogliono raccogliere capitali sul mercato, sia sugli investitori ordinari che vengono depredati come accaduto, di nuovo, ieri.

Saranno credibili quelle banche, quegli intermediari, quei fondi che pur partecipando a questo sistema ora si dicono aperti al cambiamento? Staremo a vedere. Quel che è certo è che almeno negli USA la discussione c’è e il regolatore potrebbe aiutare ad avere dei mercati più liberi. In Europa tali discussioni invece non esistono. Fa pensare, direbbe qualcuno, ma anche riflettere.

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Klaus Marvin
Klaus Marvin
2 mesi fa

chi prima arriva e si posiziona guadagna ai danni di coloro che si trovano bloccati per far spazio ai soliti privilegiati. Mi ricorda, molto alla lontana, l’affare Tiscali in cui molti hanno guadagnato una montagna di soldi e poi scaricato il titolo ai soliti che si sono poi ritrovati con il cerino in mano, è vero che ci sono delle differenze ma le informazioni privilegiate non le hanno certo passate ai retail.

Salvatore Coniglio
Salvatore Coniglio
2 mesi fa

Ottima analisi. Il problema che descrivete è reale e, come evidenziate, il sistema delle IPO è obsoleto.
È proprio per questo tipo di inefficienza che sto cercando di creare una piattaforma per tokenizzare le quote delle PMI, democratizzando l’accesso ai capitali e bypassando i costi del vecchio sistema.
È ora di costruire soluzioni, non solo di criticare i problemi.