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72 ORE alla RESA DEI CONTI: Bitcoin, crypto alt, azioni growth possono SALVARCI?

Mercoledì 17 una giornata EPICA per i mercati: Jerome Powell è il nostro Frodo?

Mercoledì 17 settembre Jerome Powell dovrà comparire di fronte ai giornalisti – e agli appassionati di investimenti di tutto il mondo – a spiegare la propria decisione sui tassi di interesse. I mercati sono certi di un taglio di almeno 25 punti base – che segnalerebbe una volontà di Fed di accomodare più il mercato del lavoro che l’inflazione.

In tanti, noi compresi, hanno parlato di potenziale innesco perfetto per Bitcoin – asset che ha una politica monetaria fissa e che nessuno può cambiare. E che da tempo è venduto da BlackRock proprio con questa narrativa. Prima però di andare superlong e di non pensare a nulla – ci sono diversi fattori da analizzare. Lo faremo in questo approfondimento.

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Jerome Powell, non vorremmo essere al tuo posto

C’è prima da ricordarsi di essere umani. Jerome Powell occupa la sedia di gran lunga più calda di tutte le istituzioni mondiali. Deve infatti far fronte a:

  • Un’inflazione che sta tornando a crescere;
  • Un mercato del lavoro che comincia a mostrare problemi;
  • Enormi pressioni politiche della Casa Bianca e ora interne al FOMC;
  • Un debito con una traiettoria insostenibile;
  • La scarsa credibilità delle banche centrali che avevano dichiarato l’inflazione “un fenomeno transitorio”.

Una combinazione di fattori che manderebbero al manicomio chiunque e che Federal Reserve dovrà affrontare tenendo anche conto delle pessime condizioni nella quale si trova a operare.

Tagliare? Ma siamo sicuri?

I più hawkish – gruppo al quale si iscrive anche chi vi sta proponendo questo approfondimento – vedono poco da tagliare. L’inflazione, se lasciata correre, è un problema molto più grave sul medio e lungo periodo, anche e soprattutto per quelle classi sociali che si vorrebbero aiutare riducendo al massimo la disoccupazione.

Si obietterà che piuttosto che non lavorare, è meglio lavorare per un tozzo di pane (in termini reali). Il che è certamente vero, se non fosse che un’inflazione fuori controllo tende a produrre danni tali da rendere forse la sofferenza oggi… preferibile.

Eppure si taglierà

Si taglierà per due o forse tre motivi. Il primo e più importante è che i dati del mercato del lavoro sono in peggioramento e ci sono tante prove del fatto che il mercato del lavoro in genere va in trend e non lo cambia finché non cambiano anche questioni di politica monetaria.

Detta in modo più semplice: se le difficoltà del mercato del lavoro aumentano, per invertire il trend serve tagliare i tassi.

Il secondo motivo è di carattere politico: c’entra la Casa Bianca e non per le pressioni esercitate, ma piuttosto perché la volontà di tagliare spesa pubblico – annunciata durante la campagna elettorale – non sembra possa essere trasformata in realtà.

Ci sono ostacoli al Congresso e ci sono ostacoli anche all’interno del governo. E con questa traiettoria del debito USA (è un problema che in realtà riguarda anche alcuni paesi europei) è difficile avere una politica monetaria indipendente. Tassi e interventi si devono decidere per evitare l’eventuale default e non per tenere inflazione e disoccupazione in equilibrio.

Il terzo motivo è che siamo ancora al di sopra del tasso neutrale, ovvero il tasso di interesse che non ha impatti in un senso o nell’altro sull’economia. Tagliando di 25 punti base rimarremmo comunque in territorio restrittivo. Il che permetterebbe a Fed di “contenere” o cercare di contenere l’inflazione e comunque di dare un contentino a mercati e Trump.

Bitcoin unica salvezza?

Chiaramente no, ma è vero che in tanti cominciano a guardare a Bitcoin come a un asset che si può inserire in portafoglio anche mentre ci si aspetta il disastro fiat.

Non è l’unico, perché oro, o anche una scelta oculata di azioni che possono resistere alla super-inflazione (eventuale) possono contribuire alla creazione di un portafoglio adeguato.

C’è da dire che – pur non condividendo certi entusiasmi dei soliti – le condizioni per Bitcoin sono diverse rispetto a quelle che avremmo avuto qualche anno fa.

Avere Larry Fink che racconta in giro di un bitcoin nato per queste circostanze, può dare una mano.

Per un respiro più di breve periodo qui l’analisi del mattino di Alex Lavarello.

Avventure, portafogli growth, crypto alt

E ora la considerazione che forse non si aspettava nessuno. Mentre le condizioni peggiorano almeno sulla carta, abbiamo già assistito a combinazioni impossibili secondo i libri di testo. A partire dai rendimenti dei bond decennali USA che scendono mentre il dollaro perde terreno, per finire ai record su record fissati dagli indici azionari più importanti.

Forse quello che abbiamo imparato fino a oggi ci sarà poco utile, cosa che potrebbe rendere una gestione più ibrida e che punta anche a azioni growth – qui il nostro direttore Alessio Ippolito su eToro con il suo portafoglio – potrebbe avere senso.

L’unica regola che abbiamo per la fase che ci aspetta è di non avere regole troppo rigide e essere pronti a essere più fluidi con il proprio capitale.

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