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NO DAT

Tre borse globali contro le crypto e Bitcoin: stop a società che investono

Sono almeno tre le borse che stanno resistendo all'ondata crypto.

Ce ne sono più di 200 negli USA, qualcuna in Europa e praticamente zero altrove, fatta eccezione per Metaplanet, che è quotata a Tokyo. Parliamo – di nuovo – delle società che sono quotate in borsa e che hanno come scopo principale quello di investire in Bitcoin e crypto. Una mania ormai quasi completamente fuori controllo, per un modello di business che ha regalato – questo sarebbe uno dei punti principali delle accuse di SEC – più denari agli insider che a chi ha investito successivamente.

Secondo un reportage di Bloomberg, diverse borse asiatiche starebbero cercando di resistere al trend, con gli exchange tradizionali TradFi di Hong Kong, India e Australia che avrebbero già detto di no più e più volte.

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Tre borse contro

Non tutte le borse sono pronte a dare il benvenuto a braccia aperte alle DAT, il nuovo trend che impegna più di 200 società negli Stati Uniti che si sono trasformate in crypto company che acquistano asset digitali a mercato (o talvolta direttamente dalle fondazioni).

Secondo quanto riporta Bloomberg tre delle più grandi borse asiatiche avrebbero già detto di no in diverse circostanze a società che avrebbero voluto emulare Strategy di MIchael Saylor.

Questo nonostante ce ne siano già di quotate. Hong Kong avrebbe citato regole che proibiscono grandi stock di liquidità – e che avrebbe comunicato l’intenzione di intervenire per via privata, senza che però ci siano ancora delle conferme pubbliche.

A Hong Kong, riporta Bloomberg, le società che sono costituite principalmente di detenzioni di liquidità o investimenti di breve termine sono considerate cash company e possono anche essere sospese dal trading.

Le altre due borse sarebbero Bombay Stock Exchange, la principale borsa indiana, che lo scorso mese avrebbe rifiutato il listing di Jetking Infotrain per azioni speciali che sarebbero state destinate a operazioni simili.

Contro anche ASX, la principale borsa australiana, che sta sfruttando una legge che impedisce alle società che hanno più del 50% del patrimonio in asset liquidi di essere listate in borsa. Una regola che per l’appunto la borsa starebbe utilizzando per impedire certe operazioni. Tant’è che Locate Technologies, che vorrebbe adottare un modello crypto treasury, si starebbe spostando sulla borsa della Nuova Zelanda.

L’Australia starebbe inoltre esercitando pressioni affinché tali società utilizzino il modello degli ETF e non quello delle società quotate.

Non tutto il male viene per nuocere?

Il comparto DAT è quello seguito con maggiore apprensione dagli analisti, date anche performance non brillanti da parte del grosso dei titoli del settore.

La nostra intervista a Matthew Sigel, VanEck

Noi ne avevamo già parlato con Matthew Sigel di VanEck, che aveva indicato come strada possibile l’acquisizione avente come target le più fiacche di queste società. Niente di allarmante, dunque.

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