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Tether ha i soldi per comprare la Juventus? Come guadagna? Cosa c’è di opaco?

Una guida minima per criticare Tether - dopo aver capito come funziona.

Le discussioni tra tifosi non hanno neanche un briciolo di razionalità. Sono questioni di cuore e al cuor non si comanda. Quando poi si aggiungono altri ingredienti (soldi, i pirati delle crypto, la famiglia più potente d’Italia) le sbandate diventano la cifra distintiva dell’intera discussione pubblica.

Non è un mistero che Tether abbia imbastito una manovra sgradita agli Elkann/Agnelli. Dato che in mezzo c’è il club più seguito e tifato d’Italia, fare chiarezza può essere utile, anche per quei colleghi che di fronte allo strapotere economico dI Tether rimangono attoniti.

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Tether, i miliardi, gli Elkann e la Juventus: una FAQ minima

Il calcio italiano non ha un gran rapporto con il mondo crypto. Tante delle sponsorizzazioni del precedente ciclo finirono con fatture non pagate, società sparite e grossi buchi a bilancio.

La questione di Tether che entra in Juventus è però diversa per almeno tre motivi:

  • Tether ha comprato l’11,5% di Juventus, con soldi veri;
  • Tether è sopravvissuta ad almeno due cicli;
  • Tether ha denari tali da poter comprare, eventualmente, tutta la Juventus.

La questione non sembrerebbe essere stata intesa dalla stampa italiana – complice anche la frequentazione di certi salotti, il ruolo (perdonateci la malizia) degli Elkann nell’editoria nazionale e non – e anche il sogno, per tanti, di poter accedere a quei salotti.

Di contro ci sono questioni di Tether che andrebbero certamente discusse. Possibilmente però almeno preoccupandosi di conoscere il funzionamento del business della società guidata da Paolo Ardoino.

Tether ha i soldi per comprare la Juventus?

Sì. Tether ha registrato profitti (profitti, non ricavi) per 13,7 miliardi di dollari nel 2024. Si possono contestare i numeri, per carità, ma lo si dovrebbe fare con un minimo di cognizione di causa e soprattutto portando prove.

  • Come guadagna Tether?

Tether ha in gestione riserve per 182 miliardi di dollari. Queste riserve esistono in corrispettivo di passività che sono rappresentate dai token USDT in circolazione.

Più semplicemente: Tether riceve dollari veri, emette USDT (una criptovaluta ancorata al valore del dollaro 1:1). Intanto che ha quelle riserve, le investe in titoli a basso rischio (titoli di stato USA a breve scadenza), e in altra roba (Bitcoin e oro in parti minime, prestiti con collaterale).

Anche se tutto il capitale di Tether dovesse finire in bond USA a breve scadenza, parleremmo di ritorni superiori al 3%. Il 3% di 182 miliardi di dollari…

  • E se i bond dovessero perdere valore?

Può succedere, anche se i bond con scadenze così brevi risentono in genere meno delle turbolenze di mercato. Possono andare sotto stress, in casi invero assai particolari. Tendenzialmente quando tali turbolenze si presentano, intervengono Fed e Tesoro USA a calmare le acque. Non perché si deve salvare Tether, ma perché dalla stabilità di prezzo di quei titoli dipende, a occhio e croce, la stabilità del sistema finanziario globale.

  • Bitcoin e oro? Nelle riserve?

Sì. Secondo la ripartizione che si può trovare qui, Tether detiene circa il 5,37% delle sue riserve in oro e il 5,49% in Bitcoin. Sono asset entrambi relativamente instabili, ma c’è da dire anche che nel momento in cui scriviamo Tether ha un cuscinetto di 5,4 miliardi di dollari. Non coprirebbero il caso in cui Bitcoin dovesse andare a zero. Potrebbe essere una questione della quale discutere, ma rimane comunque il fatto che anche nei momenti di maggiore turbolenza dei mercati Tether non ha mai avuto problemi di rimborsi alla clientela.

Tether non sta comprando la Juventus con i soldi delle riserve

È bene capire che ci sono da un lato le riserve di Tether che sono ancorate alle sue passività (i token in circolazione), dall’altro profitti importanti da parte di Tether tramite il meccanismo di cui sopra.

Tether spende quei profitti come meglio crede. In realtà, temendo la fase di mercato dove i rendimenti dei bond saranno molto più bassi, l’azienda ha iniziato a investire in altri settori. Agricoltura con Adecoagro, media con Rumble e Chora Media, in aggiunta gestisce attività legate all’energia che impiega per il mining Bitcoin e tutta una serie di altre attività.

Non sono attività che fanno da riserva a USDT. Sono attività proprie di Tether, che sono rischiose come ogni impresa e che sono una diversificazione rispetto a un main business che può avere degli alti e bassi.

Ci sono delle criticità di Tether come azienda?

Tether è un’azienda con profitti record, che ha pochi dipendenti e che sembra ben posizionata nel principale mercato per le crypto del futuro, ovvero quello americano.

L’ex CEO della società che fa da custode ai titoli di Tether, Cantor, è ora Segretario del Commercio nel governo Trump. Paolo Ardoino ha partecipato a diverse iniziative negli USA e – ancora – sul fronte politico sembrerebbe essere molto più protetto di allora.

  • Audit

Non ci sono audit in senso proprio delle riserve di Tether, almeno nel senso legale del termine. Tether attesta le sue riserve tramite un report di BDO Italia. Una scelta che per una società di quelle dimensioni è forse bizzarra, tenendo conto del fatto che Tether non ha società o sedi in Italia e che le sue riserve sono in larga parte negli USA.

Tether ha sempre dichiarato che è impossibile trovare una delle big four disponibile per un audit completo, perché ci sono rischi reputazionali e legali.

  • Riserve

Riserve che non sono tutte in bond o cash – e che includono anche Bitcoin, oro e un misterioso 2,96% in altri investimenti sono sufficientemente trasparenti? Se ne può parlare. Probabilmente esplicitare quel 2,96% di altri investimenti aumenterebbe in modo importante la trasparenza di Tether.

  • Non regolamentata in Europa

Al contrario del principale concorrente – Circle – Tether ha deciso di non regolamentarsi in Europa e di fatto di abbandonare questo mercato. È una scelta legittima, tenendo anche conto del fatto che al concorrente è stato garantito un regime “speciale” dalla Banca Centrale Francese, regime speciale che ora viene contestato da BCE.

  • Profitti futuri

In un contesto ZIRP – ovvero di zero interest rate policy – il business di Tether diventerebbe immediatamente meno redditizio. È un rischio che condivide con tutte le aziende i cui profitti sono fortemente legati agli interessi pagati dai bond a breve scadenza. I grossi profitti riportati nel 2024 e che verranno probabilmente superati nel 2025, sono dovuti poi anche alle buone performance di Bitcoin e oro.

Per chi volesse muovere polemiche verso Tether e le sue ingerenze nel calcio italiano, si può partire da qui – e avere magari una discussione più intelligente.

Certo, fa comunque un po’ sorridere vedere tanti investigatori ora che sono arrivati i crypto bro, quando il calcio italiano degli ultimi 30 anni ha visto più di un personaggio improbabile mettere le mani su club di A e di B.

Ma capiamo che la Juventus è la Juventus, che gli Elkann sono gli Elkann e che il salotto buono italiano non è mai stato granché aperto a nuovi ingressi.

  • Una società non quotata

Tether rimane una società non quotata – che ha deciso tra le altre cose di raccogliere capitale, nelle ultime settimane, per via privata, senza trasformarsi appunto in società quotata.

È anche questa una scelta legale e legittima – che ovviamente offre meno trasparenza. Nessun codice civile o commerciale del pianeta però impone a chicchessia di quotarsi.

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