La Securities and Futures Commission di Hong Kong – l’agenzia governativa equiparabile a CONSOB – si è occupata per la prima volta di DAT, ovvero delle società che acquistano crypto a mercato e sono quotate in borsa. Un trend che negli USA ha portato a più di 200 tra società che hanno fattivamente iniziato e quelle che hanno dichiarato di voler iniziare questo percorso – e che ora si sta diffondendo anche in altri mercati.
Tra questi Hong Kong, dove però il regolatore sembrerebbe essere intenzionato a mettere in guardia gli investitori, come primo passo – e come possibile secondo l’emissione di linee guida che limitino certe operazioni. Nel complesso un ecosistema che sta vivendo difficoltà anche sui mercati e all’interno del quale hanno trovato spazio anche degli operatori non sempre limpidi.
In guardia, arrivano le crypto società
Hong Kong ha sempre potuto beneficiare di ampie libertà almeno rispetto ai mercati della cosiddetta Cina mainland. Tuttavia le libertà non sono assolute e non sono indefinite, soprattutto per chi opera nel mondo crypto.
Da SFC – che svolge sia il ruolo di SEC sia quello di CFTC, ma a Hong Kong – arrivano le prime preoccupazioni per quanto riguarda il fenomeno delle DAT, società quotate che vengono acquisite tramite transazioni private e che iniziano ad accumulare crypto.
- Già allo studio
Secondo le più recenti dichiarazioni del presidente di SFC, Kelvin Wong Tin-yau – i diversi casi sono già allo studio ed è possibile che in futuro siano emesse delle linee guida che, aggiungiamo noi, potrebbero cercare di arginare il fenomeno.
SFC è preoccupata riguardo le quotazioni di certe DAT, che scambiano azioni a livelli superiori di prezzo rispetto a quelli delle detenzioni crypto. Invitiamo gli investitori alla comprensione completa dei rischi che sono insiti nelle DAT.
Una macchina dei soldi infiniti?
È questo che il mondo DAT sembrava essere, almeno in una sorta di primo acchito. Tante tra queste società infatti avevano raggiunto una capitalizzazione di mercato di molto superiore al controvalore delle crypto detenute in portafoglio. Un fenomeno che poi è ampiamente rientrato, fatta eccezione per alcuni casi, lasciando molti degli investitori entrati al top con perdite consistenti.
Intanto negli USA SEC e Finra sembra stiano indagando su diverse operazioni – con il sospetto che siano puntualmente avvenuti casi di insider trading. Indagini delle quali però non si è saputo più nulla.
È chiaro che in diversi casi si sia trattato di operazioni nate per investitori in possesso di una grande quantità di token – che li hanno potuti versare a queste aziende ricevendo in cambio azioni maggiormente spendibili sui mercati finanziari.
Il fenomeno è relativamente contenuto in Europa – dove si contano sulle dita di una mano le aziende che sono state oggetto di questa operazione.
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