La situazione è grave – e al contrario di quanto diceva Ennio Flaiano – è seria. I tagli di dicembre sono diventati una chimera e – nel corso degli ultimi giorni, quasi tutti i membri votanti del FOMC sono intervenuti pubblicamente a dire che no, non c’è motivo per tagliare ancora a dicembre. Quasi tutti, perché nella tarda serata di ieri Christopher J. Waller ha provato a indossare il mantello del supereroe, schierandosi contro i colleghi.
Non solo secondo Waller non ci sarebbe motivo di temere per l’inflazione causata dai dazi (sarebbe dovuta già avvenire, dice), ma ci sarebbe invece estrema urgenza di tagliare, per difendersi da una debolezza del mercato del lavoro che potrebbe arrivare anche… in futuro. Le dichiarazioni hanno contribuito a spostare un po’ l’equilibrio tra tagli sì e tagli no, anche se non ancora in modo decisivo. I mercati infatti scontano la posizione di vicinanza di Waller alla Casa Bianca, per motivi che vedremo nel corso di questo approfondimento.
Christopher Waller, il Batman dei tagli
Quando la notte si fa più buia, si alza lo sguardo alla disperata ricerca di un supereroe che possa salvare la giornata. Stephen Miran, letteralmente l’uomo di Trump in Fed, non può essere utile a questo scopo. Le sue dichiarazioni sono state eccessivamente mirabolanti e nessuno lo prende sul serio.
Parzialmente diverso però il discorso di Christopher Waller, che di Fed è un veterano, che ieri ha affermato (lo avresti saputo in diretta, qui sul nostro canale Telegram VIP) che:
Non credo che il balance sheet di Fed rimarrà dove si trova. La domanda naturale di riserve lo spingerà verso l’alto.
Sconfessando dunque la teoria di un lungo periodo di stasi di Fed tra QT e QE. C’è però di più, perché Waller ha anche affermato:
Dovremmo prestare più attenzione al mercato del lavoro – e non all’inflazione in risalita sul breve.
Non contento, ha chiosato:
Stanno dicendo che i dazi aumenteranno l’inflazione. Non succederà. Sarebbe già dovuto succedere. Quindi datemi ragioni migliori se non volete tagliare i tassi.
Una musica molto diversa da quella di Collins, Fed Boston, che con le sue dichiarazioni ha avviato questa fase di recupero delle probabilità no tagli a dicembre. Una musica che va comunque contestualizzata tenendo conto di due fattori.
Il primo è che Waller, come mostra il grafico, è in realtà da tempo tra i più dovish, ovvero tra i più aperti ai tagli. Le sue parole dunque sono una sorpresa nella misura in cui sappiamo che ha preferito non schierarsi con i colleghi.
Il secondo è che Waller è uno dei nomi che circolano per il dopo Powell – e dunque ha tutto l’interesse a non mostrarsi troppo distante dalle posizioni della Casa Bianca, che vorrebbe dei tagli consistenti subito.
Bitcoin e crypto: perché una reazione debole a queste parole?
In realtà Bitcoin e crypto hanno continuato a perdere supporti e valore anche successivamente a queste dichiarazioni. I motivi di cui sopra le rendono poco affascinanti e poco credibili per i mercati, per quanto in realtà qualcosa sia avvenuto.
C’è stata una lieve correzione a favore dei tagli di dicembre secondo FedWatch Tool. Correzione che è minima, ma che è però un segnale.
I dati che arriveranno questa settimana dal mercato del lavoro potrebbero essere decisivi per riportare in vantaggio l’ipotesi tagli, dalla quale oggi sembrerebbe dipendere una buona parte del sentiment di mercato.
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