Oggi sono stati pubblicati dati sulla disoccupazione in realtà in ritardo di 7 settimane, a causa dello shutdown. Vale la pena di parlarne, non perché particolarmente attuali (per quanto entrambi gli schieramenti cercheranno di portarli dalla… loro parte), ma perché sintomo evidente di qualcosa che non va. Oltre al ritardo, continuano ad arrivare dati inintellegibili, che offrono pochi spunti per il mondo crypto e più in generale per il resto del comparto finanziario.
Partiamo dal dato: disoccupazione al 4,4%, leggermente superiore alle aspettative, che comunque si riferivano a settembre e non a novembre e neanche a ottobre. Sette è un altro numero importante, perché sono le settimane di ritardo nella pubblicazione del dato. Niente male per una delle grandezze più importanti per l’analisi finanziaria e anche per gli investimenti.
Disoccupazione in… salita
La disoccupazione negli USA è al 4,4%, mentre intanto i dati sulle assunzioni mostrano un leggero miglioramento e comunque un dato superiore alle aspettative (e di gran lunga migliore della lettura precedente). Ci sarebbe già da andare al proverbiale manicomio, se non dovessimo ricordarci che appunto – come ripetuto più volte – in realtà il dato della disoccupazione riguarda i dati di settembre, che sono arrivati… in netto ritardo.
In aggiunta è arrivata anche una lunga lista sulle richieste di sussidio, che coprono da fine settembre a metà novembre- tutti più o meno intorno alle aspettative o con variazioni minime e non significative.
Bitcoin e crypto decidono di correggere, in realtà contro quello che il buon senso consiglierebbe, perché in realtà una situazione del genere dovrebbe, almeno in parte, favorire il ritorno al sì ai tagli. Cosa che è dimostrata, nel momento in cui scriviamo, dal celebre FedWatch Tool, che indica ora un incoraggiante 41,8% contro 58,2%, sempre a favore dei no tagli, ma in modo meno importante del 30/70 di ieri.

Ad ogni modo, per Bitcoin e il resto del mondo crypto non è andata così – e ci sarà occasione di analizzare l’intera vicenda anche questa sera, in live, sul nostro Canale YouTube.
Cosa sta succedendo?
Sta succedendo quello che i nostri padri avrebbero trovato impensabile: la più importante banca centrale del pianeta che – come abbiamo raccontato stamattina – è spaccata in due come mai si era vista prima. Le motivazioni addotte, tra le altre cose, da entrambi gli schieramenti appaiono come più politiche che fondate sull’analisi economica.
Chi vuole tagliare parla di inflazione dai dazi inesistente (dimenticandosi che pure in assenza di dazi non è che la situazione sia ottimale). Chi non vuole tagliare parla di assenza di dati che – di straforo e per via delle entità statali – può avere.
Una situazione, e ci scusiamo per la chiusura più da opinione che da notizia, indegna di un paese civile e indegna di quello che è stato sempre il faro del rigore istituzionale quando si parlava di mercati.
La preoccupazione più grande ora è che all’avvicinarsi della scadenza del mandato di Powell… la situazione si farà ancora più confusa
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