Le massime autorità cinesi in ambito economico e finanziario, secondo un comunicato della Banca Popolare Cinese, si sono incontrate per contrastare il trading e la speculazione sugli asset digitali. A partecipare all’incontro ufficiali del Ministero della Sicurezza, l’ente che si occupa di sicurezza informatica, la Central Financial Commission, i rappresentanti del ramo giudiziario della Repubblica Popolare Cinese e authority di mercato
All’interno del meeting è stato confermato l’impegno di tutte le autorità coinvolte nel contrasto alle attività di trading e speculazione che riguardano Bitcoin e criptovalute, confermando gli intenti della Cina fissati già nel 2021, sulla prevenzione dei rischi legati al mondo delle criptovalute.
Un altro attacco alle criptovalute?
I toni sono particolarmente aspri e fanno eco alle decisioni prese nel 2021:
Il meeting ha sottolineato come le valute virtuali non abbiano corso legale e non ne abbiano neanche gli attributi e non dovrebbero essere pertanto utilizzate come valuta nei mercati. Tutte le attività legate alle valute virtuali sono attività finanziarie illegali.
E poi sulle stablecoin:
Le stablecoin sono una forma di valuta virtuale e, attualmente, non hanno i requisiti per rispettare le norme in merito di identificazione degli utenti e anti-riciclaggio. Per questo motivo comportano il rischio di utilizzo per attività illegali, compreso il riciclaggio di denaro, frode e trasferimenti di capitale illegali oltre confine.
Precisazioni che probabilmente arrivano anche in virtù di voci di apertura alle stablecoin che erano circolate un paio di mesi fa, senza però trovare alcun tipo di seguito, nonostante a fonte autorevole (Financial Times), dalla quale arrivavano.
Tutti i dipartimenti coinvolti sono stati invitati con la massima urgenza a migliorare la cooperazione, migliorare le policy e a concentrarsi su aree come il flusso di capitai e di informazioni, rafforzare la condivisione di informazioni e migliorare le capacità di monitoraggio, punire le attività illegali e criminali e proteggere i diritti di proprietà della popolazione e salvaguardare l’ordine finanziario e economico.
È un comunicato dunque particolarmente duro, che scrive la parola fine su una telenovela sul possibile ritorno alla legalità in Cina delle attività legate al mondo crypto e Bitcoin, che ciclicamente torna sulle pubblicazioni dedicate al mondo crypto, sempre privo però di effettive basi.
Qui si può leggere il comunicato ufficiale sul sito della Banca Popolare Cinese, che nella Repubblica Popolare svolge i compiti propri di una banca centrale.
Cosa succederà a Hong Kong?
Voci di corridoio parlano già di comunicazioni nel corso delle ultime settimane a diversi degli operatori del settore al fine di limitare la sperimentazione in settori come la tokenizzazione degli asset.
Per il resto attività come il trading e anche la gestione e la commercializzazione di ETF basati su crypto asset dovrebbero continuare senza alcun tipo di problema, con un maggior grado di autonomia e indipendenza anche in termini finanziari che è stato sempre riconosciuto a Hong Kong.
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