L’atteggiamento di JPMorgan riguardo il mondo blockchain e crypto non è mai stato mono-direzionale. Il gruppo è stato tra i primi a lanciare un proprio network ma è stato anche tra i più feroci nemici di Bitcoin e di tutto ciò che vi è collegato. Ora però sembra che la sintesi sia avvenuta e che il gruppo sia pronto a seguire le orme di BlackRock.
Jamie Dimon, CEO del gruppo, è infatti intervenuto sul mondo della tokenizzazione, delle stablecoin e anche della blockchain, ripetendo quasi verbatim quanto era stato dichiarato da Larry Fink di BlackRock. In breve: siamo davanti al futuro della finanza – e tutti i grandi gruppi seguiranno questa evoluzione, accompagnandola e ove possibile sfruttandola.
Jamie Dimon il crypto bro
È un Jamie Dimon molto diverso rispetto a qualche mese fa. Ed è un Jamie Dimon apparentemente pronto ad abbracciare quella che è una rivoluzione indicata non dai cosiddetti crypto bro, ma piuttosto da altre società della taglia e dell’importanza di JPMorgan, come ad esempio BlackRock.
La blockchain è reale. E sta diventando più efficiente e più di impatto. Abbiamo sempre utilizzato la tecnologia per fare un lavoro migliore per i nostri clienti e faremo lo stesso nel mondo della tokenizzazione.
Una scelta che segue in realtà un trend che almeno fino ad oggi era stato guidato da altri, e nello specifico BlackRock, che è forse la grande società finanziaria che più ha creduto in questo trend e che lo sta accompagnando anche tramite impegni presi con i regolatori.
Moda del marketing o c’è qualcosa di concreto?
Ne abbiamo parlato diverse volte su queste pagine, affrontando il tema non dall’angolo dei crypto appassionati, ma da quello dei gestori di fondi, delle società di intermediazione e di tutti quei soggetti che sono coinvolti sui mercati finanziari di vecchia generazione.
È innegabile che la tokenizzazione porti a dei vantaggi importanti soprattutto in termini di clearing e settlement, dato che ad esempio le stablecoin permettono di scambiare valore senza che debbano essere incrociati database di banche e operatori diversi.
Il lungo e costoso processo che oggi è coinvolto nello scambio di titoli contro denaro può certamente giovarsi di quanto offerto da queste tecnologie, riconfigurando così i mercati almeno per quanto riguarda il loro funzionamento dietro le quinte.
- Cosa cambierà per gli investitori finali?
Cambierà tanto, anche se sarà forse poco visibile. I mercati saranno più rapidi, più sicuri, più efficienti e molto probabilmente più economici.
I ritmi, lo anticipiamo su queste pagine, saranno molto elevati. L’interesse a rivedere il funzionamento di certi meccanismi è concreto (sono costi per i gestori di fondi e per le banche d’affari) e converge con quelli che sono gli interessi anche politici degli Stati Uniti. Ci sarà da vedere se l’Europa (i privati stanno cercando di fare lo stesso) sarà in grado di allinearsi.
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