Anche Moody’s, agenzia di rating di primo profilo, vuole lanciarsi nel mondo delle stablecoin. O meglio, nel mondo dei rating delle stablecoin, così come ha già fatto da qualche mese un’altra importante agenzia di rating, ovvero Standard & Poor’s, sollevando non poche polemiche. Moody’s avrebbe in mente il lancio di un sistema di rating basato sulla qualità delle riserve.
La proposta arriva in un momento di grande attrito tra mondo della finanza tradizionale e mondo crypto, con il recente downgrade di Tether USDT da parte di S&P che ha portato a polemiche interminabili.
La qualità delle riserve
Moody’s probabilmente vorrebbe approfittare della debacle della principale concorrente per offrire un framework più chiaro e che attribuisca punti andando a guardare più a fondo nella composizione delle riserve delle stablecoin.
Le stablecoin con riserva sono criptovalute che rappresentano il valore di 1 dollaro USA (o di 1 euro, a seconda delle versioni) e che per mantenere tale ancoraggio accumulano riserve in genere in titoli molto liquidi e poco volatili.
Andremmo a valutare la qualità del credito [detenuto dalle stablecoin, NDR] per assegnare poi dei rating.
L’obiettivo sarebbe dunque quello di andare ad analizzare le riserve, offrendo così un punteggio sintetico alla qualità delle stesse, che sarebbe poi una sorta di punteggio sintetico della capacità della stablecoin in questione di resistere ai momenti di stress maggiore.
Il secondo passo sarebbe quello di valutare il rischio di mercato di ogni asset che può essere analizzato, tenendo conto del tipo e delle scadenze dei titoli detenuti.
Si tratterebbe dunque di un framework più avanzato rispetto a quello impiegato da S&P e che ha recentemente causato non pochi problemi tra il mondo crypto e quello delle agenzie di rating tradizionali.
A Tether USDT è stato infatti attribuito il peggior punteggio possibile dato che il gruppo detiene come riserve anche oro, Bitcoin e prestiti con collaterale verso entità che però non sono pubbliche.
Può aiutare il settore?
Forse sì, anche se non in modo completo. I problemi più recenti che il settore ha dovuto affrontare hanno colpito proprio delle stablecoin come USDC di Circle che avevano ai tempi il 100% delle riserve in titoli di stato USA o cash depositato presso banche USA dotate di regolare licenza.
Purtroppo una di queste banche era Silicon Valley Bank, salvata in extremis dal governo USA e che ai tempi causò un evento di depeg importante per il principale concorrente di Tether.
Per il resto, soprattutto in vista di una maggiore integrazione con il settore finanziario tradizionale, probabilmente ci sarà bisogno anche di più trasparenza, che sarebbe certamente amplificata da indagini condotte in modo affidabile dalle società di rating.
Società di rating che però non hanno uno score specchiato, basti pensare alla crisi del 2008 e ai punteggi assegnati ad asset di… clienti.
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