Se anche tu nel 2025 hai acquistato un token subito dopo il listing, ossia non appena lanciato sul mercato crypto, beh probabilmente ora sei in forte perdita. Non vogliamo biasimarti o giudicare le tue scelte di investimento, quanto piuttosto farti capire che, alle condizioni attuali, acquistare un token “al buio” è statisticamente una strategia poco sensata.
Non è stato in generale un buon anno per la speculazione degli asset crypto, con anche Bitcoin che al momento della stesura, rischia di chiudere il 2025 in negativo. Ad ogni modo, al di là del timing, è evidente che c’è un enorme problema che riguarda la fiducia nel mercato da parte dei traders, l’appeal speculativo, e le terribili tokenomics di certe nuove monete.
In questo articolo analizziamo i numeri ed i motivi strutturali che spiegano perché comprare token al listing oggi è diventato, nella maggior parte dei casi, un gioco a perdere.
8 token su 10 lanciati nel 2025 sono in rosso
Partiamo dai dati. Secondo quanto riportato su X da un analista di Memento Research, la maggior parte dei nuovi token che hanno debuttato sul mercato nel corso del 2025, ora registrano un prezzo inferiore rispetto a quello del TGE. In particolare, su un campione di 118 nuovi lanci (quelli più importanti avvenuti sui major CEX), ben 100 token, pari all’84,7% del totale, risultano attualmente in rosso rispetto alla valutazione iniziale.
Ciò significa che oltre 4 monete su 5 hanno performato male nell’ultimo anno, con una mediana che segna un -71% sul valore FDV e -67% sulla market cap. Diciamo non esattamente quanto ci si potrebbe aspettare nel momento in cui si acquistano token che sulla carta sono presenti come “rivoluzionari”.
Non è un caso se il nostro direttore Alessio Ippolito è esposto solo per il 16% su altcoin mentre il suo wallet crypto contiene per la maggior parte BTC ed ETH (per quanto riguarda solo il portafoglio crypto, poi c’è quello tradizionale), oltre ad essere spesso restio ad acquistare le nuove presunte gemme. Qui una sua guida che vi farà cambiare mindset.

Oltre 6 token su 10 segnando perdite superiori al -50%
Se analizziamo la situazione più da vicino, ci accorgiamo che essa è più terrificante di quanto possa sembrare solo superficialmente. Il 65% dei nuovi token è in calo di oltre il -50% rispetto al prezzo di TGE, mentre il 38,1% si trova nella cosiddetta “Graveyard Zone”, ossia tradotto in italiano “zona del cimitero” con performance che vanno dal -70% fino ad addirittura un -90%.
Si salvano solo pochi casi sporadici, con la mediana calcolata tra i token in positivo che è del +109,7%, mentre la media dei token in rosso è del -76,8%.

Guardando invece alle categorie specifiche, ci accorgiamo subito che i settori dove nell’ultimo anno c’è stata più chance di performance positive sono quelli legati a DeFi e Data. In questi due casi, rispettivamente il 32% ed il 50% dei token lanciati, viene attualmente negoziato con un prezzo maggiore di quelli di listing. La sezione dei Perp DEX è da contestualizzare perché contiamo solo 3 token lanciati nel 2025, di cui Aster che ha alzato la media dei rendimenti.
I settori dove invece le cose vanno decisamente molto male sono quelli dell’AI, che conta appena un 13% di token in verde, e DeSci (noi vi avevamo avvertiti a tempo debito) dove nemmeno una singola moneta è in guadagno rispetto al TGE. Disastro anche in termini di variazione % dell’FDV con l’AI che quota -52% e DeSci -70%.

Maggiore è l’FDV, peggiore è il drawdown
Ieri vi abbiamo parlato di un tema che spiega, almeno in parte, il perché di questa condizione di sofferenza dei nuovi token che vengono lanciati sul mercato crypto. Il problema riguarda principalmente le valutazioni eccessive che vengono artificialmente date da team del progetto e VC, il che porta la moneta ad essere subito negoziata ad un multiplo follemente alto rispetto ai suoi fondamentali (spesso neanche ci sono ricavi).
Il concetto è che “maggiore è l’FDV al lancio, peggiore è la performance”. Questo si riflette anche nella ricerca di Memento Research, dove appunto è stato appurato che di 28 token lanciati con un FDV maggiore di $1 miliardo, nemmeno uno oggi è in positivo, con una mediana che segna un terrificante -81%.
Più in sostanza la valutazione del token viene gonfiata prima del lancio, più è probabile che esso performi male nel tempo. È una logica in realtà molto semplice che “giustifica” certe performance disastrose, soprattutto quando c’è un’alta supply da sbloccare nel tempo (High FDV, Low Float).
Ora, come abbiamo spiegato nell’articolo, ci stiamo avvicinando ad una fase (forse) diversa per il 2026 in termini di valutazioni crypto ed investimenti privati, ma ci sono altri fattori che hanno limitato, e che potrebbero limitare in futuro, la crescita delle altcoin.
Comprare i nuovi token? Non è stata fino ad oggi una buona idea
Acquistare un token fresco fresco di listing non è in genere una mossa da bravi investitori, perché si sta comprando qualcosa senza un riferimento storico sulla price action, ad un punto di ingresso che non sappiamo sia favorevole o meno. Nel biennio 2020/2021 questa “tecnica” ha portato discreti risultati ( vedi SOL, UNI, CAKE), visto però considerando un contesto speculativo diverso, e soprattutto valutazioni iniziali meno ottimistiche.
Ora però l’aria è cambiata: in giro è pieno di team che cercano solo di estrarre valore dalla community, senza voler realmente offrire valore ai token holders. Con questo non vogliamo spaventarvi dall’acquistare altcoin (se fatto con l’asset allocation giusta) perché comunque in certi casi può rivelarsi un affare.
Tutt’al più vogliamo farvi arrivare il messaggio che dovete badare bene a quale team state affidando il vostro denaro, e quali tokenomics state acquistando. Evitate di acquistare roba al buio, già valutata billions, e segnatevi i nomi di chi nell’ultimo anno vi ha promosso insistentemente il suo token senza caso d’uso, che ora è al -90%.
Una precisazione importante
Al di là di quanto possa essere pericoloso acquistare un token al listing, c’è comunque da chiarire come nel 2025, il mercato sia stato spietato per tutti i genere di altcoin, non solo quelle appena debuttate. I motivi sono diversi ma i principali riguardano un’eccessiva frammentazione della liquidità su troppi token, ed un sentiment dei retail ai minimi storici, soprattutto nel Q4.
Detto questo, queste dinamiche hanno avuto un impatto ancora più marcato sui nuovi lanci, gravati anche e soprattutto da una forte diluizione iniziale.
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