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KILLER BITCOIN

Killer da pagare in Bitcoin | Ma per lei si aprono invece le porte del carcere

Jessica Sledge è stata condannata a dieci anni di reclusione più tre di libertà vigilata per aver tentato di organizzare un omicidio su commissione. La donna avrebbe tentato di assoldare un sicario, pagandolo in Bitcoin per portare a termine il piano.

Dall’altra parte del wallet però si nascondeva un agente FBI sotto copertura, cha ha incassato circa 10.000 dollari in più transazioni su Coinbase. Dall’exchange arrivano così le prove che inchiodano la donna, con la polizia che, ironia della sorte, ha perso buona parte della somma a causa del bear market.

Non è stata una grande idea…

10 anni di carcere, 1.000 dollari di multa e tre anni di libertà vigilata da scontare una volta terminato il soggiorno presso le prigioni federali. Questa la pena inflitta a Jessica Leeann Sledge, quarantenne di Pelahatchie, ridente cittadina della contea di Rankin, Mississipi.

Grande idea bitcoin killer
Non è stata una grande idea

Meno ridente sarà stata la donna quando ha scoperto che il killer che stava cercando di assoldare pagandolo in Bitcoin era in realtà un agente dell’FBI sotto mentite spoglie.

La Sledge si dichiara colpevole per i capi d’accusa a lei attribuiti. Per la precisione, la donna è stata accusata di aver utilizzato strutture commerciali interstatali nel tentativo di organizzare un omicidio su commissione.

E le strutture in questione risponderebbero al nome di Coinbase, piattaforma utilizzata per effettuare tre diverse transazioni a favore del sedicente killer. I pagamenti sarebbero stati effettuati tra il 4 e il 10 ottobre dello scorso anno, mentre il successivo 1 novembre i due si sono incontrati a Brandon. All’appuntamento, l’amara sorpresa: l’uomo svela la sua identità, e la nostra finisce dietro le sbarre.

Sì, vi beccano anche se…

La polizia avrebbe incastrato Jessica Sledge grazie alla collaborazione dell’exchange, chiamato in causa per fornire i dettagli delle transazioni. Un lieto fine per le forze dell’ordine che hanno assicurato alla giustizia un soggetto potenzialmente pericoloso.

L’operazione però riserva qualche dettaglio che ha del grottesco. Il finto killer ha incassato l’equivalente di circa 10.000 dollari al momento della transazione, con la somma che ad oggi risulta al cambio decisamente inferiore a causa del bear market.

E se il wallet della polizia piange, la vicenda non mancherà di far tornare in auge, per l’ennesima volta, le discussioni su criptovalute e sicurezza in quel di Washington. Tema controverso e più volte affrontato, ma in maniera poco efficace, anche da parte delle autorità che insistono nel vecchio continente.

Di recente abbiamo parlato dei problemi che l’European Banking Authority sta riscontrando nella fattiva applicazione del MiCa, discutibile e discusso tentativo di regolamentazione fondato anche su spauracchi montati ad arte sull’onda di argomentazioni a volte pretestuose.

Un tema, quello della sicurezza, che torna spesso a riempire le pagine della stampa generalista quando si parla di criptovalute. Effettivamente qualche caso illustre il comparto può annoverarlo, ma si tratta di eventi clamorosi e difficilmente ripetibili. Questa volta invece i criminali sono stati assicurati alla giustizia proprio grazie alla collaborazione di un exchange. La cosa dovrebbe far riflettere.

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jacopo
jacopo
1 anno fa

il QI di certa gente mi lascia veramente di stucco. Ammesso e non concesso che la vicenda sia vera, e non si tratti dell’ennesima puttanata costruita ad hoc per gettare fango sulle crypto… fai partire versamenti per un “killer” da un exchange come coinbase, che ha il KYC (ha tutti i dati dei propri clienti)? Ti meriti non 10 ma 80 anni di galera 😀