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NFT: il direttore di TIME li difende a spada tratta! | E il magazine…

Keith Grossman si scaglia contro gli odiatori seriali di criptovalute in generale e NFT in particolare, che di recente hanno preso di mira la sua rivista TIME, rea di aver abbracciato Non Fungible Token e metaverse come proiezione virtuale dell’attività editoriale su carta stampata.

Il direttore del periodico parla di politicizzazione della tecnologia, riferendosi a tutte quelle persone che non hanno compreso o che non sanno accettare il cambiamento. E quando c’è di mezzo la blockchain i processi evolutivi si fanno estremamente rapidi, in qualsiasi campo d’applicazione. I NFT finiscono ancora una volta nell’occhio del ciclone, e nonostante i mercati ribassisti continuano a tenere botta.

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NFT sotto accusa: scende in campo il direttore di tiME

Ci risiamo: i NFT sono di nuovo al centro di polemiche e discussioni che il più delle volte, a volerla dire tutta, sono senza capo né coda. A quanto pare c’è un esercito di agguerriti haters pronti a scagliarsi contro i Non Fungible Token a ogni occasione utile.

Hater nft
Hater? Forse c’è qualcosa di più

A finire nelle mire di tali soggetti sono tutte quelle persone, meglio se pubbliche, che in un modo o nell’altro si dichiarano utilizzatori o esposti alla tecnologia in questione. Quando poi la adottano in azienda, apriti cielo. Si è espresso in merito Keith Grossman, finito sulle ardenti tastiere dei detrattori per aver accompagnato TIME a scoprire ciò che NFT e metaverse potessero offrire di buono al suo giornale.

In realtà il mio obiettivo principale non è mai stato quello di portare TIME in quello che viene definito Web3: mi stavo semplicemente prendendo cura di un brand che ultimamente era stato trascurato, quando ci siamo ritrovati di colpo isolati a causa della pandemia. Lì ho capito che la controparte digitale del giornale era importante almeno quanto la sua versione cartacea. I NFT sono un’ottima opportunità di business, ma non solo. Non capisco l’atteggiamento di chi cerca di politicizzare una tecnologia, davvero.

Keith Grossman prosegue parlando dei Non Fungible Token come elemento di rottura col passato. Hanno cambiato il modo in cui le persone percepiscono la disponibilità dei beni a nostra disposizione, nel caso specifico quelli digitali.

Non abbiamo alcun controllo su questo genere di cambiamento. Alcuni vanno fuori di testa, perché non possono gestirlo e non sanno che piega prenderanno le cose nel prossimo futuro.

Sarà un lungo, lunghissimo percorso

L’analisi di Keith Grossman, senza voler necessariamente scomodare le scienze sociali, è condivisibile. Così come Bitcoin è ancora visto da parte dell’opinione pubblica come il mostro finanziario, il nemico pubblico numero uno dei risparmi personali, i NFT rappresentano una materia altrettanto oscura.

Oscura, sconosciuta, quindi spaventosa per natura. Assecondando quell’indole umana che intravede vede nel cambiamento il male, o comunque qualcosa da temere. Poi ci sono quelli che invece nel cambiamento ci vedono più di qualche opportunità. Possiamo citare chi ha creduto in Bitcoin ai suoi albori ad esempio, o chi oggi investe nel metaverse sulla scorta di dati confortanti, e non prestando attenzione a sciatte dicerie di detrattori peraltro quasi sempre aride di fondamento.

Nel mezzo c’è Keith Grossman, che prima traghetta il periodico nel metaverse, poi dipinge sulle sue pagine una visione distopica dello stesso, alimentando probabilmente l’astio di scettici e cacciatori di streghe su blockchain, per scagliarsi infine contro quei detrattori a cui ha prestato troppo facilmente il fianco.

Ed è proprio a Keith Grossman che ci rivolgiamo: sappia che non è la sola vittima degli odiatori di professione, anzi, è in buona compagnia.

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