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Tasse crypto e Bitcoin: l’Italia al TRIPLO ASSURDO (con sorpresa)

Un triplo assurdo, con i cittadini in mezzo. Ma c'è chi rischia tanto quanto noi (e non lo sa).

È estate, i mercati sono al massimo e… è o non è il momento migliore per parlare di tasse? Sì, le tasse sulle criptovalute, o meglio, sui gain, sugli eventuali guadagni che registrerete dall’anno prossimo. Nel caso in cui non dovesse essere un intervento del Parlamento, si passerà automaticamente al 33%. Tra le altre cose – non sempre sono granché avveduti i legislatori – soltanto per il trading spot.

Interverrà il Parlamento? Non interverrà? Pagheremo di più di tutti gli altri perché figli di un dio minore? Le possibilità sono diverse – ed è il momento di fare il punto della situazione in anticipo, anche per esercitare democraticamente pressioni su chi sarà chiamato a decidere.

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La situazione più assurda di tutte

Se non dovesse intervenire in Parlamento, quella corrente passerà alla storia come la legislatura più ostile al mondo Bitcoin e crypto non solo d’Italia, ma a livello mondiale. Cina esclusa.

Nella scorsa legge di bilancio fu infatti inserito un aumento per la tassazione dei profitti sulle criptovalute dal 26% al 42%, eliminando contestualmente la soglia dei 2.000€ che era invero assai utile per chi utilizza le crypto per pagare.

Una doppia mazzata che fu soltanto in parte dribblata: si decise di rimanere al 26%, con un passaggio automatico al 33% per i profitti conseguiti nel 2026, con l’eliminazione della soglia che invece andò in porto.

  • Passaggio automatico

Il passaggio sarà automatico. Questo vuol dire che se non ci saranno emendamenti, si andrà al 33%. C’è ancora tempo per discuterne, c’è ancora tempo per fare le barricate, ma non c’è più tempo per recuperare una soglia dei 2.000€ che non esiste più e la cui assenza ha causato indicibili tormenti ai più piccoli.

Tre assurdità di oggi, che diventeranno assurdità al quadrato

Oltre al danno il cittadino italiano deve sempre ingoiare anche la beffa. La legge, così come formulata, prevede altre assurdità – oltre all’aliquota ingiustificatamente più alta.

  • Chi investe in CFD o altri derivati

Avrà una tassazione sempre al 26%. I prodotti più rischiosi, anche a leva, avranno di fatto una tassazione privilegiata rispetto a quella applicata a chi compra Bitcoin e magari lo utilizza per pagare.

  • Chi investe in ETF/ETP/ETN

Chi investe in ETP/ETN su Bitcoin o altre crypto pagherà il 26%. Chi investe direttamente il 33%. Altra assurdità che favorirà gestori che sono tutti fuori dall’Italia e che in questo paese non versano un centesimo.

Punire ancora una volta i più piccoli, a favore di grandi che spesso stanno a galla solo per qualche favore di queste proporzioni.

  • Rispetto alle valute estere

Se pagate con dollari che avete acquisito mesi fa e magari oggi valgono di più, nessuno viene a chiedervi alcunché. Questo perché nel Forex vigono delle soglie molto elevate in grado di separare l’investitore semi-professionale da chi compra valuta per fatti propri. Era il vecchio regime crypto, che però, date le ostilità politiche verso Bitcoin e compagnia, non poteva essere mantenuto. Una terza assurdità: perché Bitcoin dovrebbe essere trattato diversamente dal dollaro USA? Perché un amico che ha ricevuto da noi dei satoshi per comprare una birra deve superare l’ordalia di dichiarazioni medievali e pagare poi pochi centesimi di tasse?

Ipotesi B: cari amici azionisti…

C’è un’ipotesi B, che nell’ombra di certe stanze ministeriali più di qualcuno ha portato avanti. Ovvero l’ipotesi che non vedrebbe le crypto tassate più degli altri strumenti.

No, non vuol dire tornare tutti al 26%, ma vuol dire andare tutti al 33%. Si potrebbe essere contenti, vero, proprio come quello che per far dispetto alla moglie decise di evirarsi.

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Renzo
Renzo
4 mesi fa

L’ipotesi B è un classico… sinistroide… ma ormai gli apparati pubblici… anche per far contenti i loro compagni di merende… hanno sempre più una fame insaziabile… In alternativa… forse resteranno i cd proventi (Sic!!!) … dei titoli di stato… le elemosine tassate al 12,5%… (Il 33% è anche una spinta verso codesta spazzatura)… ovviamente c’è chi già paga poco o nulla potendolo fare nei paradisi fiscali… chi potrà farà la stessa cosa … altri cercheranno di usare Bitcoin nel dark… e qualcuno rischierà con oro ecc… fisici … o altro… Da tempo è evidente che ci vogliono schiavi!!! R.

Emidio
Emidio
4 mesi fa

Mentre altri Paesi incentivano l’adozione tecnologica e regolano le crypto con equilibrio, in Italia si sceglie l’ennesima via punitiva e retrograda. Dal 2026 l’aliquota salirà automaticamente al 33% solo per chi fa spot trading, mentre derivati rischiosissimi e fondi esteri continueranno a pagare il 26%.
Hanno eliminato anche la soglia dei 2.000€, colpendo i piccoli risparmiatori e chi usa Bitcoin nella vita reale, magari per offrire una birra a un amico. È un sistema fiscale discriminatorio e incoerente, che favorisce i grandi speculatori e affossa chi crede davvero nel cambiamento.
Altrove si parla di sandbox legali e adozione. Qui solo di spremere chi osa uscire dagli schemi. I legislatori italiani, ancora una volta, dimostrano di non capire l’innovazione. O peggio: di temerla.