L’inflazione USA torna a mordere – con i dati che però sono più confusi che mai. Se l’inflazione classica è stabile a +2,7%, leggermente sotto le aspettative, quella Core, che non calcola energetici e alimentari, sale a 3,1%, il dato più alto da febbraio 2025. È una situazione incredibilmente difficile da leggere, che apre ad ulteriori domande sulla capacità effettiva di Federal Reserve di tagliare a settembre.
I mercati non hanno reagito granché dalla riapertura delle borse USA. Bitcoin rimane in traiettoria 119.000$, mentre Ethereum prova a giocarsi i 4.400$, confermando così una stagione di grande forza relativa. È però questa una buona occasione per valutare eventuali cambi di atteggiamento.
Inflazione chiaroscura
Chi ha guardato alla CPI classica ha gioito. E così hanno fatto il grosso dei giornali non specializzati in finanza. In breve: chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno può certamente festeggiare un’inflazione che è al 2,7%, con i mercati che si aspettavano un risultato tra il 2,7% e il 2,8%.
Male però la Core, che in una fase di alta inflazione è ritenuta essere un indicatore molto più preciso dell’effettivo andamento dei prezzi. Su questo fronte c’è ben poco da festeggiare, perché in realtà c’è stato un peggioramento oltre le aspettative. I mercati e gli analisti si attendevano un +3,0%. Il risultato è stato un +3,1%.
- Cosa cambia ora?
Il dato era molto importante per capire quanto spazio avrebbe avuto Federal Reserve per tagliare i tassi. I mercati prezzano come ancora più probabile il taglio, dopo la diffusione dei dati.
Nel momento in cui pubblichiamo è ora il 92% a essere prezzato, con un residuo 8% che invece prezza il no tagli. Situazione ai limiti dell’assurdo? Non proprio, perché a impattare su questa decisione ci sarà forse… altro.
Bitcoin, crypto e il mercato del lavoro
Almeno in questa fase, il mercato ritiene a buon diritto che sia più importante seguire l’andamento del mercato del lavoro, che ha visto delle forti correzioni dei dati sulle assunzioni.
Correzioni che lasciano intendere che in realtà il mercato del lavoro non sia poi in così buona salute. Cosa che potrebbe portare Fed a tagliare nonostante un’inflazione che invece di avvicinarsi al target del 2% si allontana.
Sarebbe la situazione preferita sia dagli operatori di mercato, sia dal governo USA, che infatti da tempo cerca di esercitare pressioni sulla Fed affinché i tassi vadano giù.
Bitcoin gradirebbe un calo dei tassi? Probabilmente sì. Storicamente però sono gli asset più di rischio a goderne di più. E quindi in tanti associano la possibilità che si taglino i tassi alla possibilità che… torni quel profumo di altseason.
Noi non possiamo che ricordarvi però che certi atteggiamenti da parte dei mercati in merito ai tagli ai tassi possono cambiare rapidamente. E che da qui al 17 settembre, data della prossima riunione del FOMC, potrebbero esserci delle novità importanti.
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