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Jerome Powell in ritardo

Jerome Powell è in ritardo? I problemi per Bitcoin e crypto bull run

È il problema principale per i mercati oggi. Jerome Powell è davvero "too late Jerome"?

Anche se sei nel mondo crypto da poco, sarai al corrente del grande scontro tra Casa Bianca e Federal Reserve. Donald Trump e il suo governo vogliono tassi più bassi, Federal Reserve dice che non è ancora il momento, perché l’inflazione è alta e l’economia va ancora bene.

È difficile giudicare e fare previsioni. Quello che possiamo fare è guardare però a quanto sia stata capace in passato Federal Reserve di anticipare il ciclo. Ovvero di intervenire prima che fosse troppo tardi. A guardare dal 2000 a oggi, la risposta è poche volte. Anzi, quasi mai. A dire il vero, proprio mai.

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Le banche centrali sono sempre in ritardo?

Partiamo dalla posizione dei critici: visto il 2000 (crisi dotcom) e il 2008 (crisi mutui subprime) abbiamo un dato relativamente chiaro: le banche centrali agiscono in genere in ritardo.

E di più: tagliano troppo quando c’è da tagliare – e parimenti aumentano i tassi eccessivamente quando c’è da raffreddare l’economia.

Lo storico non è troppo ampio (i casi sono due) ma è sufficiente per far venire a qualcuno i brividi. È più che lecito chiedersi, in queste circostanze, se anche questa volta Federal Reserve sia in ritardo.

  • La posizione dei meno critici

Che sarà utile anche per capire come potrebbero muoversi i mercati – compresi quelli di Bitcoin e crypto. Quando la banca centrale decide di tagliare i tassi (o di aumentarli), gli effetti si trasmettono all’economia in un periodo che può raggiungere anche i 18 mesi. Ovvero un anno e mezzo dopo per avere gli effetti completi.

È un’orizzonte molto ampio e che rende qualunque intervento della banca centrale molto difficile. Chi può ragionevolmente anticipare cosa succederà tra 12-18 mesi?

Che è poi un’altra eventuale posizione a favore di chi dice che Jerome Powell è in ritardo. L’economia sta presentando già qualche scricchiolio. Perché non agire subito?

Il caso del 2008

Il più emblematico dei casi di errore e ritardo di Federal Reserve fu nel 2008, nel pieno della crisi dei mutui subprime. Con il senno di poi (con il quale è certamente facile muovere accuse o indicare errori), Federal Reserve ha:

  • Tagliato in ritardo quando certi problemi erano già noti;
  • Avuto una pausa estiva ai tagli, salvo poi tornare a tagliare in modo aggressivo a ottobre;
  • Sottovalutato l’enorme crisi che sarebbe arrivata.
Pause ingiustificate SEC
Con il senno di poi, tante pause ingiustificate

Ripetiamo: con il senno di poi è facile tirare le somme. E lo era certamente molto meno per la Fed di allora. Tuttavia, anche questo è un argomento a favore di chi ritiene che Fed tenda a essere eccessivamente ottimista – anche con una gigantesca crisi alle porte – oppure comunque non in grado di anticipare alcunché. Anzi, certi movimenti sono stati ritenuti il più delle volte pro-ciclici, ovvero a favore di quello che sarebbe stato il trend di mercato.

A settembre si taglierà quasi sicuramente

Forse sono anche questi gli spettri che agitano i sonni di Jerome Powell e che lo porteranno a decidere per un taglio (chissà quanto deciso) a settembre. Tagli sognati dai mercati, sognati ancora di più dalla Casa Bianca e che potrebbero certamente dare una mano a Bitcoin e al resto del mondo crypto.

Perché se è vero che in passato le analisi di Fed sull’andamento dell’economia sono state sempre o quasi eccessivamente ottimistiche, è altrettanto vero che abbiamo avuto più e più volte eccessive preoccupazioni per l’inflazione.

Taglio a settembre
Nonostante un leggero calo, i mercati sono ancora convinti del taglio a settembre

Con i dazi – in particolare contro la Cina – che sono stati di nuovo rimandati e che probabilmente non vedranno mai la luce (a meno di clamorosi stravolgimenti) – potrebbe cadere anche il più forte degli argomenti oggi a disposizione di Powell, ovvero la possibilità che siano proprio i dazi a dare una mano all’inflazione.

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