Il weekend è il momento della settimana migliore per fare ragionamenti più articolati. Questa volta, dato che non abbiamo chiuso la settimana nel migliore dei modi, dovremo per forza occuparci di quanto arriva dai dati macro e di cosa stiano apparecchiando i mercati in attesa di tagli che ormai sembrano inevitabili.
Perché se ora i tagli sono certi i mercati crollano? Perché hanno avuto una performance anche gli indici azionari americani? I mercati non avrebbero dovuto gioire del tanto atteso avvio delle politiche monetarie espansive?
Si taglia ed era ora: ma perché i mercati sono così spaventati?
In realtà non è successo niente di che, almeno per chi ha ancora il tasto zoom out attivo sui grafici. Tutti i principali indici arrivano da record su record, con l’ultima seria correzione che è arrivata sull’azionario lo scorso aprile, quando furono annunciati dazi poi quasi mai entrati in vigore seguendo quanto promesso.
Un po’ di rosso sui mercati è però sufficiente per far spaventare tanti, soprattutto tra coloro i quali, sbagliando, tracciano analisi di medio e lungo periodo partendo da dati di breve. Per tutti questi – e anche per chi ne vuole sapere un po’ di più – analizzeremo cos’è successo davvero.
- Lavoro? Male
La disoccupazione è al 4,3% negli USA. Cosa che non sarebbe un grosso problema. Il problema è che la disoccupazione è una fotografia parziale di ciò che avviene davvero nel mondo del lavoro.
Tutti i dati sulle assunzioni (e precedentemente quelli sulle richieste di sussidio) sono stati rivisti in modo peggiorativo. Da tre mesi non vengono praticamente aggiunti posti di lavoro all’economia USA, segno questo assai preoccupante e per molti che anticipa una recessione.
- Si dice stagflazione, anche se tutti hanno paura a pronunciare la formula
Un paio di trimestri di recessione al termine di una delle fasi più folli della storia umana – sì, questo ciclo si trascina almeno dal COVID-19 – non hanno mai ucciso nessuno. Perché i mercati reagiscono così allora? Arriveranno i tagli, e anche se dovessero dimostrarsi essere tardivi, dopo un po’ si tornerà a correre, no?
No. Nel senso: sul tavolo c’è ancora un’opzione che è quella della stagflazione – ovvero di una fase con inflazione ancora alta e con crescita asfittica.
- Sarà così?
È la peggiore delle eventualità. I mercati non l’hanno ancora prezzata, ma di tanto in tanto vivono una sessione di grande preoccupazione, salvo poi dimenticarsene all’indomani.
- Bitcoin e crypto
Bitcoin e crypto hanno corretto anche se in modo non esagerato. A sconvolgere i più – noi compresi – è stata l’apertura fortemente positiva a New York che poi si è trasformata in una giornata di perdite.
Per il momento – qui l’analisi di Alex Lavarello – non sembra però ci siano grossi grattacapi per chi guarda a un orizzonte più ampio.
Stiamo ancora, direbbe Jerome Powell, navigando a vista.
Tassi: quanti tagli già scontati?
Quattro, cinque, mille da qui a fine anno. Ne abbiamo lette di tutti i colori. In realtà l’unica guida in materia rimane quanto raccolto da Fed Watchtool – che fa una media tra strumenti che implicano l’investimento da parte degli attori di mercato.

E dunque di gente che su quanto prevede ci sta mettendo i soldi. Cosa che spinge in genere a ragionare di più su quanto si afferma.
Da qui a fine anno l’ipotesi più probabile per il tool è di 3 tagli. Ed è su questo aspetto che si stanno concentrando le analisi di tanti.
Tanti che però ignorano che i tassi sono sul breve una conseguenza e non una causa dell’andamento dei mercati e dell’economia.
Ovvero: Fed reagisce a quanto sta accadendo per condizionare quanto accadrà in futuro. Chi non avesse capito questo aspetto può venire a trovarci sul nostro canale VIP Telegram.
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