Secondo quanto riportato da Reuters, che cita persone informate dei fatti, l’authority di regolamentazione dei mercati cinese avrebbe chiesto a broker e intermediari finanziari di fermare i processi di tokenizzazione degli asset reali. La richiesta/ordine sarebbe indirizzata a broker finanziari e gestori di fondi a Hong Kong.
Sono diversi i gruppi anche di importanti dimensioni che hanno già avviato dei progetti di questo tipo. AntChain di Ant Group ospita una RWA sull’energia che però sembrerebbe essere ancora in una fase di sperimentazione, HashKey ha provato con Eddid a lanciare token legati all’argento – e ci sono poi altri gruppi che si stanno impegnando nel settore immobiliare. O meglio, che si stavano impegnando.
Stop dalla Cina
La notizia è stata riportata da Reuters che cita persone informate dei fatti. Almeno due società di brokering avrebbero infatti ricevuto una guidance informale – ovvero non un ordine legale ma piuttosto un suggerimento in forma virtualmente condizionante.
L’intenzione sarebbe quella di rallentare il settore mentre si scrivono regole per la gestione del rischio e anche per la gestione delle riserve dei sottostanti al titolo.
Non è chiaro per quanto a lungo dovrà eventualmente protrarsi lo stop, dal momento che manca qualunque tipo di comunicazione ufficiale da parte di CSRC – la CONSOB della Repubblica Popolare Cinese.
La cosa interessa maggiormente Hong Kong, piazza che rispetto a Shanghai è maggiormente aperta ai contributi di capitale di società e individui stranieri e che è da sempre centro di innovazione finanziaria.
Stop mentre negli USA si corre
Se in Cina si rallenta, negli USA invece si corre. A settembre Nasdaq ha inviato richiesta formale a SEC per la tokenizzazione delle azioni che quota presso i propri listini. Un ok che impiegherà del tempo ad arrivare, con la principale borsa mondiale che punta a diventare un hub anche per le azioni tokenizzate dalla metà del 2026.
Differenza di velocità importante, anche nei confronti dell’Europa, dove invece questo processo sembrerebbe andare a rilento. Con la Cina che rallenta, sembrerebbe essere ancora più ovvio il dominio Made in USA su questo specifico settore.
Con buona pace, anche questa volta, di chi insiste sul ruolo centrale che la Cina potrebbe avere nel mondo crypto e in quelli che gli sono vicini. Altro stop, altro rinvio, altro ci dobbiamo tutelare. Non esattamente il terreno giusto per l’innovazione.
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