Ray Dalio, anche questa settimana, ha predetto la fine del mondo. Lo fa ormai da anni e ultimamente sta intensificando le sue profezie di sventura. Come gli svitati che nei secoli bui si piazzavano fuori dalle chiese a ricordarci che saremmo morti (e che avremmo dovuto convertirci il prima possibile.
Non è l’unico dei personaggi dell’economia e degli investimenti che ha costruito almeno una parte della sua carriera sulle profezie di sventura. Michael Burry è ancora schiavo del personaggio che si è costruito beccando uno short folle durante la crisi dei mutui subprime. E abbiamo anche Nouriel Roubini che ormai viene chiamato dai giornali soltanto quando serve un commento apocalittico. Dovremmo starli a sentire per i nostri investimenti? Se Ray Dalio dice che stanno arrivando tempi molto cupi, è ora di vendere tutti e aspettare la fine del mondo nel fondaco?
Prima o poi avrà ragione Ray Dalio
C’è un problema di fondo con questo tipo di previsioni: prima o poi si rivelano corrette – e non potrebbe essere altrimenti. E tendiamo a ricordarci soltanto di quando si dimostrano corrette, e non delle altre centinaia o migliaia di volte che sono state invece materiale per i giornali economico-scandalistici.
Tali previsioni fanno scena, fanno click, solleticano quegli istinti primordiali dei lettori che portano a condividere certi contenuti, ma servono, almeno per chi deve prendere decisioni, davvero a poco.
A cosa serve prevedere che ci sarà un terremoto in una determinata zona senza dire il quando? Assolutamente a nulla. Anzi, finireste per portare decine se non centinaia di migliaia di persone in strada senza motivo alcuno, distruggendone vita, affetti e produttività, per poi dire, il giorno in cui si è verificato il terremoto, che tutto sommato la profezia aveva ragione.
Lo stesso è valido per le previsioni sull’apocalisse finanziaria. Viviamo in un’economia che – complice anche un livello di finanziarizzazione che in tempi passati sarebbe stato impossibile – vive di cicli più o meno lunghi. Talvolta si gonfia qualche bolla, esplode e lascia danni enormi che vengono risolti iniettando liquidità, salvando il salvabile e creando le correzioni per la prossima bolla.
Questo è indubbio, e fornisce ciclicamente occasioni per avere ragione ai profeti di sventura come Ray Dalio. Il bug nel cervello degli esseri umani che li porta a ritenere più importante quando si ha ragione rispetto alle centinaia di volte in cui si ha torto, completa l’opera.
Vuoi preparati per il peggio? Fai bene, ma non perché lo dice Ray Dalio
Una parte dei bitcoiner aspetta con una certa ansia l’apocalisse finanziaria preannunciata da Ray Dalio. In un mondo dove il vecchio ordine finanziario si è liquefatto – credono loro – Bitcoin non potrà che essere il re degli asset e l’unico denaro concepibile, soprattutto se il mondo vorrà rimanere a un certo livello di civilizzazione.
Potrebbe essere, ma anche qui si ignora almeno una parte della verità: avere ragione costerebbe molto, forse troppo per il grosso delle persone alle quali vogliamo bene, o quelle che con il loro lavoro contribuiscono al nostro benessere e alla civiltà del luogo dove viviamo.
È corretto essere preparati al peggio, per carità, dato che questo peggio tende a presentarsi con relativa frequenza (chi vi scrive ha 40 anni e ha vissuto almeno 3 grandi crisi). Farlo però perché si teme che Ray Dalio abbia ragione domani, non è forse la più intelligente delle mosse.
Perché si finirebbe come quello che – credendo agli annunci di imminente arrivo della terza guerra mondiale – ha deciso di nascondersi in un bunker come se la guerra fosse già scoppiata.
Occhio dunque a chi è eccessivamente bullish e crede che tutto possa solo salire. Ma occhio anche a chi ha fatto del doomposting l’unica cifra della sua analisi della realtà.
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