Arriva la versione bollinata della Legge di Bilancio 2026, che contiene diversi cambiamenti rispetto alla prima versione che era circolata, complici barricate organizzate molto rapidamente e che altrettanto rapidamente hanno ottenuto soddisfazione. Non sarà però così con le crypto: il testo che arriverà al Senato è identico nelle due versioni, il che vuol dire che si partirà – dovessimo fare un paragone calcistico – da un 0-3 subito in casa.
Il recupero è possibile? Possiamo davvero sperare di tornare al +26%? Cosa dice davvero la legge? E perché proprio noi che investiamo in crypto? E perché le vibranti proteste degli investitori crypto – che certamente non sono meno numerosi di chi affitta casa per periodi brevi, non sono state ascoltate?
Tante modifiche, ma nessuna per i crypto bro
I crypto bro non partiranno – nelle discussioni che si terranno al Senato – da nessuna posizione di vantaggio. Ci sono state diverse modifiche infatti al testo che approderà al Senato della Legge di Bilancio 2026, ma nessuna di queste sugli articoli che andranno a modificare il regime fiscale delle criptovalute in Italia.
- Se non dovessero intervenire cambiamenti…
Sembrerebbe di capire che dal 2026 si passerà a una tassazione del 33%. Si potranno fare diverse considerazioni, appellarsi alla Costitituzione più bella del mondo, riempirsi la bocca di capacità contributiva e di altre locuzioni presenti nelle nostre leggi, ma si partirà comunque da un 33% di base. Questo, lo ripetiamo, se non dovessero intervenire modifiche.
- C’è possibilità di cambiamento?
Sì. Primo perché ci saranno delle discussioni e possibilmente anche degli emendamenti. Secondo perché il cosiddetto Mille Proroghe – ormai parte integrante del ciclo legislativo italiano – potrebbe di nuovo rimandare l’entrata in vigore della tassazione al 33%.
Rimarrà poi da capire a cosa si riferisce la parte, invero assai oscura, dedicata alle stablecoin legate all’euro: quali operazioni saranno tassate soltanto al 26%? E perché?
Tempo di fare gruppo
Rimane il fatto che – ci perdoneranno i nostri lettori qualche considerazione filosofica e politica – per farsi sentire si dovrà cercare, per il possibile, di fare gruppo. Possibilmente senza insulti e mostrandosi come cittadini che hanno il diritto di essere trattati come gli altri.
Si dovrà suonare al campanello di chi per vostro conto opera nel ramo legislativo del nostro Stato – si dovrà chiedere conto di certe decisioni e anche far capire che i single issue voter, quelli che votano tenendo conto soltanto di una singola questione (nel nostro caso Bitcoin e crypto) sono più di quanti credano.
Probabilmente se si vuole giocare nel campo politico, si dovrà cercare di tenere un comportamento consono per certi palcoscenici e ricordarci che – per quanto a tanti il gioco possa apparire truccato – sempre dalle urne uscirà la prossima volontà popolare. Una volontà popolare in grado – come Alessandro Borghese – di confermare il governo in carica oppure di stravolgere la classifica.
Perché se è vero che Bitcoin (e altre crypto in parte) offrono una tecnologia che permette di resistere a certe prepotenze, è altrettanto vero che certe battaglie vanno condotte a livello politico. Perché vivere in libertà ma asserragliati in un bunker crittografico non è un’idea percorribile per il grosso delle persone.
E soprattutto perché non vi è alcun motivo di trattare i crypto bro in modo peggiore rispetto agli altri investitori.
Ne parleremo comunque domani in live, con qualche novità che arriverà anche Roma.
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