ESCLUSIVA CRIPTOVALUTA.IT® – Voci di corridoio confermano che al Senato è in preparazione un emendamento per cercare di bloccare il passaggio al 33% della tassazione sui profitti conseguiti dal trading e dalla compravendita di criptovalute. Si tratterebbe – queste ancora le voci di corridoio – di un emendamento bipartisan, i cui firmatari però per il momento sono sconosciuti.
Oltre che dalle nostre fonti, il tentativo è stato riportato anche da Ferruccio de Bortoli per il Corriere della Sera. Non è chiaro per il momento che tipo di risposta potrà ricevere eventualmente l’emendamento da parte del governo, in un processo che – lo ricorderanno i lettori che hanno seguito la legge di bilancio lo scorso anno – ha poche certezze e tante possibili complicazioni.
C’è un primo spiraglio
Possiamo confermare anche noi – dopo che la notizia era stata accennata da un Ferruccio de Bortoli parecchio indispettito sulle pagine del Corriere della Sera – della presenza di un emendamento, bipartisan, che dovrebbe essere presentato in sede di discussione della Legge di Bilancio.
Il tentativo è di quelli dell’ultimo minuto: buttare l’emendamento in area nella speranza che si riesca a spingerlo in rete con un colpo di testa, di tacco o di spalla. Disperato sì, ma comunque presente e possibile.
Si tratterebbe, secondo le indiscrezioni, di un tentativo bipartisan, sul quale saremo in grado di aggiornarvi nei prossimi giorni. A scanso di ogni equivoco: non è detto che l’emendamento venga accolto o anche semplicemente discusso, tuttavia le possibilità non sono a zero.
Rimane anche il milleproroghe
Non dovesse il settore crypto spuntarla tramite emendamento, avrebbe comunque un’ultima possibilità con il cosiddetto milleproroghe, con il quale si potrà tentare di rimandare ulteriormente l’entrata in vigore del 33%.
La speranza – un po’ come Bitcoin – è notoriamente l’ultima a morire.
Intanto incontri…
Intanto si lavora con incontri informali che coinvolgono anche personaggi noti del settore crypto in Italia. Una comunicazione che ci è stata data sotto promessa di mantenimento dell’anonimato, che rispetteremo.
Utile però sapere che si sta lavorando anche sotto-traccia, nella speranza di strappare non un trattamento di favore, come lasciato intuire dalla stampa mainstream, ma un trattamento equo rispetto agli investitori su altri mercati.
Anche allo scopo di evitare un’aberrazione che vedrebbe derivati (CFD, futures, opzioni) e ETP/ETF sulle crypto tassati meno della detenzione diretta.
Seguiranno aggiornamenti, per un’evoluzione che potrebbe avere una svolta già nei prossimi giorni.
Contattato da Criptovaluta.it®, il responsabile di economia e finanze del Partito Democratico non ha risposto prima della pubblicazione di questo approfondimento.
Cosa cambierà in caso di fallimento?
I profitti conseguiti tramite compravendita di criptovalute saranno tassati al 33% a partire dal 2026. Rimarranno tuttavia al 26% eventuali profitti conseguiti tramite derivati o ETP.
Non esisterà la soglia dei 2.000€ di un tempo, già rimossa per il 2025 – e anche i micropagamenti saranno da considerarsi come potenziale evento fiscalmente rilevante.
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