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Crypto borse: istituzionali comprano, ma c’è ritardo nel capirlo perché…

I numeri arrivano in ritardo. La tokenizzazione delle azioni può risolvere il problema.

I tempi della blockchain sono molto rapidi. Si hanno dati in tempo reale e chi arriva da questo mondo non è granché abituato ad aspettare le lungaggini burocratiche dei regolatori. Secondo Joseph Lubin – co-fondatore di Ethereum e oggi impegnato anche in SharpLink (società che investe direttamente in $ETH da quotata), la lentezza del mondo TradFi sta impedendo di avere un quadro chiaro di un aspetto molto importante.

Quell’aspetto riguarda gli investimenti degli istituzionali non solo in crypto tramite ETF, ma anche tramite DAT, ovvero le società come SharpLink che si occupano principalmente di investire in Bitcoin, Ethereum e qualunque altra crypto abbia un trattamento di questo tipo.

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45 giorni

Per chi non segue le (talvolta noiose) vicende che arrivano dai mercati tradizionali non è forse noto che tutto passa dai form 13F. Sono dei moduli che gli investitori di una certa taglia devono inviare obbligatoriamente a SEC, segnalando tutte le detenzioni significative, ovvero i loro investimenti.

Devono inviare queste comunicazioni i fondi hedge, i fondi sovrani, le banche d’affari e anche le banche centrali straniere che investono negli USA. Devono inviarli anche assicurazioni, fondi pensione, chiunque abbia capitali gestiti importanti.

Questi moduli devono essere inviati però obbligatoriamente entro 45 giorni dalla fine del trimestre, il che rende molto difficile capire in tempo reale come si stanno muovendo… i cosiddetti istituzionali. Un acquisto fatto a aprile potrebbe essere riportato soltanto 45 giorni dopo il 30 settembre (fine del trimestre), con un ritardo di oltre 3 mesi.

I filing [di 13F, NDR] recenti mostrano un trend chiaro: le istituzioni hanno aumentato in modo costante le loro posizioni su SharpLink. Anche con i mercati azionari e crypto che si stanno aggiustando al nuovo contesto macro, i data point mostrano una convinzione crescente da parte degli istituzionali. L’invio di form con questo lag rende il movimento difficile da individuare: un’altra ragione per cui le azioni tokenizzate offriranno maggiore trasparenza in tempo reale.

Lubin ha ragione da vendere, per quanto almeno nella seconda parte del suo messaggio apra in realtà a una questione che è oggetto di acceso dibattito, negli USA come altrove.

La trasparenza piena di ogni operazione non è poi così desiderabile da parte degli investitori, soprattutto se di una certa taglia. Tutto ciò che fanno diventerebbe, nel caso, pienamente trasparente al pubblico in tempo reale, inficiando anche la bontà di certe operazioni. Difficilmente, almeno a parere di chi vi sta scrivendo, si arriverà ad una situazione con questo livello di trasparenza.

Gli istituzionali stanno davvero comprando?

Nel caso di SharpLink e basandoci sui form 13F che come abbiamo visto sopra… nascono già vecchi, sì. Situazione parecchio diversa su MSTR, che invece è stata al centro di qualche scarico, probabilmente, indirizzato anche dall’eccessiva estensione del titolo.

Rimarrà poi aperta un’altra questione: con la proliferazione degli ETF, quanto appetibili saranno le DAT che comprano crypto e permettono a certi investitori di accedere al mercato in via indiretta?

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