Una delle principali qualità del marketing è quella di riuscire a trovare nomi nuovi, credibili e rassicuranti per pratiche vecchie e che tutti conoscono. Pratiche che, in molti casi, richiamerebbero anche l’intervento delle autorità.. Il caso del momento è quello dei mercati predittivi, nome con il quale si inquadrano, nel mondo crypto (e non solo), le vecchie scommesse.
Sono (ri)diventate molto popolari in tutto il mondo grazie al boom di Polymarket e Kalshi. In Italia, questa mattina, staranno tutti cercando di capire cosa si nasconde dietro una locuzione – mercati predittivi – che sembra uscita da un libro di finanza e che invece attiene di più a ciò di cui si occupa ADM, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Mercati predittivi: le care vecchie scommesse
Ci sono soltanto due cose in grado di mettere d’accordo tutti gli uomini di qualunque cultura e nazione del pianeta. La prima è la passione per i cibi fritti, la seconda (e forse con maggiore diffusione), l’amore per le scommesse.
Un amore per le scommesse così diffuso che se ne occupano catechismi e libri sacri, leggi e regolamenti in tutto il mondo, in qualunque cultura e ovunque ci siano almeno due persone.
Se è vero che ubi societas ibi ius, ovvero che ovunque ci sia una società c’è il diritto, è forse ancora più vero che ubi societas c’è qualcuno che gioca a dadi. È una passione così irrefrenabile che da quando esistono gli smart contract – contratti a esecuzione automatica (al rispetto di certe condizioni) – qualcuno ha ben pensato di utilizzarli… per scommettere appunto. E per farlo non (solo) sullo sport, ma anche sugli eventi di tutti i giorni, dalla politica ai matrimoni, dalla precisa parola che dirà Trump durante la sua prossima conferenza stampa fino a casi ancora più bizzarri.
Il sistema piace, ha funzionato, è diventato subito popolare. Polymarket, il più importante dei progetti del settore, non solo ha previsto correttamente la vittoria di Donald Trump, ma oggi viene inserito nelle previsioni che Bloomberg fornisce ai suoi clienti.
Kalshi, un sistema simile, continua a raccogliere investimenti e investitori ed è considerato all’unanimità the next big thing.
Perché piacciono di più delle vecchie scommesse?
Perché non c’è più un gestore che decide le quote, ma ci sono mercati che operano liberamente e fissano un prezzo per la probabilità che un certo evento si verifichi.
In altre e più semplici parole: più sono elevati i capitali scommessi su l’Italia vincerà i mondiali rispetto all’ipotesi che non li vincerà, più le quote si abbasseranno (per la vittoria).
Un funzionamento simile a quello dei mercati finanziari, tanto da aver offerto al marketing una palla facile facile da spingere in gol. Non sono più scommesse ma mercati predittivi.
Niente moralismi
Con le bettole per il gioco che sono ormai legali anche in paesi storicamente restrittivi come l’Italia, c’è poco da mettersi a fare i moralisti. L’unica differenza dei prediction market o mercati predittivi rispetto al vecchio sistema è la trasparenza, qualcosa che la blockchain oggettivamente offre, in uno dei suoi pochi casi d’uso evidenti anche ai meno svegli.
Rimane però la posizione delle diverse authority che in tutto il mondo normano questo tipo di attività. In Italia serve una licenza, tant’è che Polymarket è irraggiungibile. E uguale sarà la posizione di altri paesi che sono leggermente in ritardo rispetto agli zelanti controllori del gioco in Italia.
Rimarrà la curiosità – e per i più cinici il divertimento – di vedere i mercati predittivi spacciati come l’ultima grande novità del pianeta, con il beneplacito e la sponsorizzazione anche di figure pubbliche, che invece nello sponsorizzare società di scommesse avrebbero certamente qualche remora in più.
Dicevamo all’inizio: magie del marketing.
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In media l’italiano maggiorenne spende 3100 euri all’anno (TREMILACENTO) in gioco d’azzardo.
Se l’italiano medio avesse messo anche solo negli ultimi 4 anni questi 3100 euri in Bitcoin, adesso 1) avrebbe intorno ai 20-30 mila euro 2) l’Italia sarebbe uno dei paesi al mondo con più Bitcoin.
Ogni considerazione è superflua!