Lo scontro tra Casa Bianca e democratici accelera. Il tema è di nuovo quello delle attività crypto del presidente degli USA Donald Trump (e dei suoi più immediati congiunti), con l’House Judiciary Democrats del Partito Democratico degli Stati Uniti che denuncia, in un lungo report – guadagni superiori agli 800 milioni di dollari. Guadagni che sarebbero tutti legati alle molteplici attività a tema crypto di Trump: dall’emissione del token $TRUMP fino a WLFI, passando per altre attività che – secondo i democratici – coinvolgerebbero anche nomi noti del circuito delle criptovalute.
Un lungo j’accuse che però contiene relativamente poco di nuovo rispetto a quanto i democratici avevano già dichiarato a mezzo stampa durante le scorse settimane. Le attività “crypto” di Donald Trump sono inoltre ostacolo all’avanzamento del Clarity Act, il complesso normativo che dovrebbe regolamentare i mercati crypto negli States.
Da scettico crypto a crypto (quasi miliardario)
Il tono del report dei democratici sulle attività crypto di Trump è canzonatorio.
A lungo un crypto-scettico, il presidente Trump ha improvvisamente cambiato il suo atteggiamento durante la stagione elettorale del 2024 e ha cominciato a promettere un’era di crypto deregolamentazione a Washington. Questo cambio di atteggiamento è coinciso con un fiume di denaro nelle casse del Presidente, e con nuove attività crypto della famiglia Trump, incluso WLFI e $TRUMP.
Si parla di circa 800 milioni di dollari di guadagni – con il report che cita una recente indagine di Reuters, pur ammettendo che la stima degli eventuali guadagni della famiglia presidenziale è in verità difficile. Attività che sarebbero in larga parte ignorate dall’elettorato:
Secondo alcune indagini, il 60% degli americani non avrebbe mai avuto notizia della famiglia presidenziale che conduce attività crypto o che ne trae profitto. Oltre la metà dei votanti di Trump non ritiene che il presidente abbia guadagnato dalla presidenza, mentre un terzo ritiene che abbia accumulato meno di 100 milioni da quando è presidente.
Le accuse vanno oltre i guadagni che avrebbero arricchito Trump. Si parla infatti anche di:
- Eliminazione di significative protezioni che avrebbero protetto i suoi stessi clienti da perdite finanziarie importanti;
- Annullamento di azioni da parte delle autorità federali e di investigazioni nei confronti di compagnie crypto che hanno supportato la carriera politica e le attività economiche di Trump;
- Aver minato le attività del Dipartimento di Giustizia e di SEC e di altre agenzie federali responsabili per il tracciamento dei criminali nell’industria crypto.
Successivamente all’ultimo punto, il report segnala il caso della grazia presidenziale a favore di CZ, lasciando, scrive di nuovo il report, senza strumenti le vittime truffate da Mr. Zhao. Vale però la pena qui di aggiungere che non ci risulta che nessuno dei procedimenti federali a carico di Binance e del fondatore CZ abbia individuato o segnalato perdite da parte degli utenti.
Documento politico?
Sì. Si tratta di un documento politico e come lo chiamano negli USA partisan, che raccoglie le istanze di una sola parte politica e che probabilmente è soltanto l’ultimo capitolo di una guerra che vede contrapposti il Partito Repubblicano, quasi completamente allineato con il presidente, e una parte del Partito Democratico.
Fino ad oggi tale opposizione non sembrerebbe però aver sortito gli effetti sperati. Il GENIUS Act, il complesso di norme sulle stablecoin, è stato già approvato. E per il CLARITY Act si dovrebbe essere ormai a buon punto.
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