Siamo in un periodo particolarmente complesso per la price action degli asset crypto, e anche dall’analisi on-chain notiamo qualche strano segnale che merita la nostra attenzione.
I long-term holders di Bitcoin, categoria di investitori storicamente più stabile e meno incline a vendere nel panico (il contrario degli short-term), stanno muovendo monete a un ritmo che non vedevamo da oltre 7 anni. Soprattutto, il dato stona secondo il loro tipico modus operandi, che vede spostare grandi quantità di coins solo nelle fasi più bullish e con i prezzi vicini ai massimi. Ora invece gli stessi long-term stanno vendendo (verosimilmente), con Bitcoin a -31% dal suo ATH. Cerchiamo di capire come interpretare la cosa.
Bitcoin: long-term mai così in distribuzione dal 2018
Secondo l’indicatore “BTC:Hodler Net Position Change”, la classe dei long-term holders, cioè quegli indirizzi inattivi da almeno 155 giorni, stanno movimentando molto attivamente le proprie monete. Questa metrica calcola se, su base mensile, gli hodler stanno accumulando nuove posizioni oppure distribuendo i vecchi Bitcoin. Valori positivi in verde indicano ingresso di coins nei wallet, mentre valori negativi in rosso, come quelli attuali, mostrano il rilascio di offerta sul mercato.
Il 25 novembre abbiamo toccato un minimo pluriennale di -180.000 BTC in uscita dai portafogli dei long term, un valore così alto che non si registrava da dicembre 2018, in prossimità del bottom del bear market di quell’anno. Anche in questa occasione, a 7 anni di distanza, il segnale arriva in un momento particolarmente ribassista, anche se teoricamente ancora distante dai minimi del bear market.
Da osservare poi come in realtà di solito le fasi di distribuzione dei long-term di Bitcoin avvengono quando i prezzi sono vicini al top, o comunque in slancio rialzista. È successo a luglio 2025, dicembre e marzo 2024, ma anche durante il Q1 super bullish del 2021, e durante tutto il rally del 2017. Questa volta invece il comportamento dei veterani rompe lo schema storico, segnando un’anomalia, tra l’altro molto simile proprio a quella di dicembre 2018.

Le monete più vecchie sono in movimento
È chiaro che in questo momento gli investitori più orientati al lungo periodo stanno approfittando per realizzare qualche profitto. Sebbene questo aumenti potenzialmente la pressione di vendita, non è necessariamente da leggere come un fattore negativo per i prezzi. Infatti storicamente, secondo la metrica “BTC: Liveliness” che misura quanto le monete in circolazione si stanno muovendo (e soprattutto chi le muove), il mercato rimane rialzista fintanto che ci sono fuoriuscite dei long term.
Più la Liveliness sale più significa che le monete dormienti stanno tornando in circolazione, atteggiamento che collima con le fasi più bullish. Più invece la metrica scende, più i veterani accumulano silenziosamente mano a mano che i prezzi scendono. Vediamo ad esempio cosa è accaduto da gennaio 2024, con la Liveliness in crescita assieme alle quotazioni di Bitcoin.
La cosa più curiosa però ora, è che nonostante il calo del 31% dai massimi di BTC, l’indicatore continua a salire, cosa che almeno nell’ultimo ciclo non è mai avvenuta: durante le contrazioni della price action, la Liveliness è pressoché piatta ma non è mai salita ulteriormente.

Come interpretare questa condizione?
La possiamo leggere in due modi:
1- La rete Bitcoin rimane ancora “viva”, e gli investitori partecipi, in linea con le fasi di bull market. Fattore che potrebbe suggerire la possibilità di una continuazione del rally
2- I long-term sono entrati in forte distribuzione, quasi come se fossero in panico, allo stesso modo di dicembre 2018. Non è un dato così incoraggiante, perché implicherebbe un mercato costretto a un recupero più lento e graduale rispetto alle dinamiche tipiche di un bull market.
Attenzione a non dare troppe cose per scontato
Come abbiamo più volte spiegato sul nostro giornale, non sempre la supply di lungo periodo che si muove corrisponde necessariamente ad una vendita. Qui il caporedattore Gianluca Grossi vi aveva ricordato che, soprattutto nel 2025, molte presunte “vendite” miliardarie delle balene sarebbero più etichettabili come BTC vecchi che si muovono a favore di DAT ed ETF.
Vecchi sats che si muovono da portafogli di Bitcoiners OG, miners ed altre entità storiche, triggerando gli indicatori on-chain, ma che non per forza implicano una vendita sul mercato. Ovviamente ci sarà stata anche qualche distribuzione, in particolar modo verso canali OTC, ma forse stiamo sovrastimando la portata reale di questo movimento.
Il discorso è che certi dati, visto in pochi sanno interpretarli nel modo corretto, finiscono poi per avere un effetto autoavverante sul mercato, colpendo quella che è la debole psicologia degli investitori. Alla fine però, tutti i nodi vengono al pettine ed il mercato arriva a separare le narrative, che hanno un effetto di breve termine, sui reali movimenti nei book, che invece influiscono di più nel medio periodo.
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