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Droni e polizia contro il mining Bitcoin. In Malaysia ormai ai ferri corti

Energia rubata e rischi per tutto il sistema elettrico malese.

C’è chi usa i droni per individuare coltivazioni illegali, chi per aggiornare il catasto o individuare abusi edilizi e chi invece li fa lavorare per interrompere il mining Bitcoin. Secondo quanto è stato riportato da Bloomberg, le autorità della Malaysia avrebbero creato una task force che ricorrerà all’utilizzo di droni e polizia per fermare il “mining di Bitcoin illegale”.

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Nel mirino ci sarebbero almeno 14.000 mining riguardo che sfrutterebbero in modo illegale la rete elettrica nazionale. Tempo fa TNB (una sorta di Enel malese), si sarebbe lamentata di aver perso energia elettrica per valori superiori al miliardo di dollari.

Furti di corrente e rischi di crollo per il sistema elettrico

Secondo il commento del ministro della transizione energetica e della trasformazione idrica, Akmal Nasrullah Mohd Nasir – si tratterebbe di un problema che ora va oltre la corrente sottratta indebitamente:

Il rischio di permettere certe attività non legato più soltanto ai furti di corrente. Potrebbero sfasciare anche le nostre infrastrutture. Sono diventate una sfida al nostro sistema.

Secondo quanto riporta Bloomberg, le operazioni di individuazione dei miner di Bitcoin che operano nell’illegalità non sarebbero semplici, dato che installano le macchine per il mining in abitazioni e capannoni isolati, spesso ricorrendo anche a schermatura del calore, così da rendere difficile individuarne le attività tramite droni.

In altri luoghi l’attività sarebbe diventata però più facile, dato che sarebbero molte le segnalazioni di rumori (quel zZz tipico dei sistemi di raffreddamento) che lascerebbero intendere la presenza dei datacenter che in genere si destinano al mining di Bitcoin.

Perché illegale?

Soprattutto nei casi in cui si riesce a non pagare l’energia elettrica consumata, il mining Bitcoin può trasformarsi in un’attività molto lucrativa, soprattutto in un momento che vede Bitcoin circa al triplo del prezzo di inizio 2024. Grandi possibili guadagni – nell’illegalità in questo caso – che a quanto pare spingono in molti a tentare il tutto per tutto.

Anche in altre aree del mondo, come in Cina, le operazioni illegali continuano senza che le autorità, tanto locali quanto nazionali, riescano a porvi un freno. Al netto di qualche sequestro, l’attività è così lucrativa da spingere appunto in tanti al rischio.

Con una differenza sostanziale però tra Cina e Malesia. Nel primo paese il mining è tecnicamente illegale, anche se svolto con energia regolarmente pagata o prodotta in proprio. In Malesia invece si può legalmente fare mining, a patto di non sottrarre energia ad altri.

Fonte: Bloomberg

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