JPMorgan, una delle più importanti banche d’affari a livello globale, torna a parlare di Strategy, dopo essere stata nelle ultime settimane protagonista assoluta della narrativa che riguarda l’azienda di Michael Saylor. È stata JPMorgan infatti a pubblicare le intenzioni di MSCI di escludere $MSTR dai propri indici ed è stata la stessa JPMorgan – parrebbe – ad agire sui margini offerti sulle stesse azioni.
Ora il gruppo torna a parlare della società guidata da Michael Saylor, che sarà – secondo gli analisti della banca d’affari – fondamentale per i futuri movimenti del prezzo di Bitcoin. Dipenderà tutto dalla capacità di mantenere quantomeno la parità tra il valore dell’azienda e il controvalore dei Bitcoin che il gruppo ha in cassa.
Tutta una questione di mNAV?
A parlare è di nuovo Nikolaos Panigirtzoglou – che si occupa di frequente per JPMorgan di questioni legate al mercato Bitcoin e crypto – e che, va ricordato, non ha un ottimo score quando si tratta di previsioni sull’andamento del mercato.

Il concetto espresso dall’analista è relativamente semplice: se il valore delle azioni $MSTR scenderà sotto la parità con il controvalore dei 650.000 $BTC che il gruppo ha in cassa, allora potrebbero esserci problemi per il valore di $BTC a mercato.
Vale inoltre la pena di ricordare che lo stesso analista riteneva che il prezzo di Bitcoin, soltanto poche settimane fa, mai sarebbe sceso sotto il costo medio di produzione – tramite mining – dei nuovi Bitcoin. Teoria sconfessata, come tante di Panigirtzoglou, nel giro di pochi giorni.
Cos’è questa storia della parità?
Ne abbiamo già parlato nella live di giovedì sul nostro Canale Telegram, così come ne abbiamo parlato di recente in uno speciale in PDF esclusivo per gli utenti del nostro Canale VIP.
Il mNAV è una metrica che circola tra le DAT, le società che si occupano come attività principale di acquistare criptovalute ed è il rapporto tra controvalore dell’azienda e controvalore delle crypto che hanno in cassa.
Questo fattore è stato a lungo un multiplo positivo, con Strategy che ha superato anche il 3x. Ora per il grosso delle DAT però siamo in territorio negativo. Saylor resta sopra, ma in una situazione dove le azioni valgono meno dei Bitcoin che ha in cassa… potrebbero aprirsi le condizioni per la vendita.
È una teoria che ha senso?
Ad avviso di chi vi scrive, no. Saylor ha appena accumulato 1,44 miliardi di dollari allo scopo di pagare dividendi per almeno un anno (in realtà, al valore attuale sono coperti circa 20 mesi). Non c’è dunque necessità di vendere Bitcoin, per quanto sarebbe matematicamente la cosa giusta da fare, pur con il rischio di innescare una spirale negativa.

Panigirtzoglou ha purtroppo in passato dimostrato di scrivere tante volte più per guadagnarsi certe prime pagine che per pubblicare analisi che sono state poi confermate dallo svolgimento dei fatti e degli eventi nel mondo reale.
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