Per Strategy possiamo dire buona la prima. Nasdaq 100, che ha aggiornato venerdì la lista di aziende che compongono l’indice, NON ha escluso l’azienda guidata da Michael Saylor e che ormai come attività principale acquista Bitcoin con tutto il capitale che riesce a raccogliere. Nonostante le voci insistenti dunque, fatte circolare secondo qualcuno ad arte da JPMorgan, la società rimane in Nasdaq 100.
Si tratta di una buona notizia per le azioni del gruppo, che avrebbero certamente accusato il colpo nel caso di rimozione da quello che è uno degli indici più importanti del mondo e che vale tanto in termini di investimenti passivi che arrivano sul titolo di $MSTR.
Perché si era parlato di rimozione?
Perché nel caso di Nasdaq 100 l’indice non ha mai inserito – e non può inserire da statuto – società puramente finanziarie. In realtà il tema era stato già sollevato durante l’inserimento del titolo nell’indice, poco più di 1 anno fa.
Si era tornati a parlare di questa eventualità a causa di un’altra vicenda che tiene con il fiato sospeso tanto Michael Saylor quanto gli azionisti del gruppo (e in parte anche gli appassionati di Bitcoin).
Un importante gestore di indici, MSCI, starebbe valutando l’esclusione di Strategy e di eventuali altre società che ne seguono le modalità di investimento. Il gruppo, che gestisce tra i più importanti indici del mondo – vorrebbe infatti escludere quelle società che hanno più del 50% del patrimonio in Bitcoin o criptovalute.
La questione ha sollevato già polemiche importanti, con diversi gruppi finanziari vicini al mondo di Bitcoin e delle criptovalute che si sono già schierati a favore della società di Saylor.
Per MSCI decisione entro metà gennaio
Superato l’ostacolo Nasdaq 100, ora ci sarà da pensare al prossimo. MSCI dovrebbe decidere dentro il 15 gennaio se escludere o meno Strategy e le società che sono diventate DAT, ovvero digital asset treasuries.
Le polemiche sull’eventuale intervento di MSCI sono arrivate anche da chi non ha interesse diretto nel mondo crypto, come Matt Levine di Bloomberg, che pur non offrendo al suo pubblico un parere netto, ha sollevato questioni che riguardano l’indipendenza dell’indice e la sua passività, che verrebbe certamente meno nel caso in cui il gruppo dovesse decidere per l’esclusione dagli indici di società che hanno, come unica colpa, quella di aver seguito delle strategie alternative di investimento.
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