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Bitcoin, crypto: i prezzi continuano a scendere per QUESTO MOTIVO

Bitcoin e crypto soffrono di questa situazione, ed i dati lo confermano.

Possiamo puntare il dito contro Donald Trump, Larry Fink, Michael Burry, ed anche incolparci a vicenda per non aver holdato Bitcoin o peggio ancora averlo venduto allo scoperto, ma se l’intero mercato crypto si trova così in difficoltà in questo momento, c’è un motivo ben preciso e si chiama crisi di liquidità”. Le borse del nostro amato mondo crittografico tendono infatti a soffrire più di altre della mancanza di denaro liquido che supporti gli scambi e favorisca un ambiente economicamente florido.

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Non è il punto di vista soggettivo di chi vi sta scrivendo, né tantomeno della redazione di questo giornale, ma è un dato analitico che evidenzia come ultimamente Bitcoin e compagnia non siano supportate da flussi adeguati di liquidità, più precisamente flussi di stablecoin. A sua volta però, è bene chiarire che questa condizione di “siccità”, dipende da altri fattori esterni. Facciamo mente locale in questo articolo.

Bitcoin e crypto molto male: colpa della liquidità! 

Per spiegare anche ai meno esperti di cosa stiamo parlando, possiamo prendere questo grafico molto interessante che mette a confronto l’andamento del prezzo di Bitcoin con la disponibilità di liquidità all’interno dell’ecosistema crypto. Vediamo in particolare come cambia, in relazione alla price action di BTC, la variazione media a 60 giorni della market cap di USDT, che è la stablecoin più famosa e capitalizzata dei mercati crypto.

Notiamo subito che da gennaio 2023 in poi, tutti i rally di Bitcoin sono stati accompagnati da una supply di USDT in espansione, mentre nei momenti più di contrazione dei prezzi, la crescita della stablecoin ha rallentato in maniera significativa. Specifichiamo che rallentare in questo senso non vuol dire che la market cap sia diminuita, ma che semplicemente è aumentata ad un ritmo inferiore o si è stabilizzata per un periodo.

USDT variazione Bitcoin
Market Cap USDT 60 giorniFonte dati: https://x.com/JA_Maartun

In tutto il 2025, la supply di USDT è cresciuta di $49 miliardi, il che si traduce in un aumento medio di circa di circa $4 miliardi al mese. Dal 31 ottobre ad oggi invece, la moneta ha aggiunto solo $3 miliardi, cioè in prospettiva appena $2 miliardi al mese. Questo dato giustifica un po’ il motivo del forte calo delle borse crypto a novembre

Scarsi inflow di liquidità sugli exchange

Il fatto che la capitalizzazione di USDT sia in fase stagnante, si riflette anche in una presenza ridotta di liquidità sugli exchange, che sono i luoghi dove appunto questo flusso di denaro viene effettivamente utilizzato e dove si formano i prezzi di Bitcoin e delle altre criptovalute. Dopo il breve respiro di pausa di fine ottobre, il volume di trasferimento netto di stable sugli exchange è stato fortemente orientato dal lato degli outflow.

Ciò significa, come ben visibile dal grafico Glassnode, poca liquidità in ingresso, che avrebbe potuto essere impiegata per nuovi acquisti, e molta liquidità in uscita ,soprattutto negli ultimi giorni,riconducibile alla vendita di asset più volatili. Anche a fine novembre c’era stata una piccola pausa degli outflow, poi però ripartiti in maniera aggressiva a dicembre.

stablecoin exchange bitcoin
USDT flussi su exchangeFonte dati: https://studio.glassnode.com/charts

E sul fronte macro?

Una scarsa crescita di USDT ed una condizione di prevalenza di outflow sugli exchange sono, come abbiamo detto, i motivi che più realisticamente hanno portato ad un calo dei prezzi di Bitcoin e delle altre crypto. Ma allo stesso tempo i più bravi osserveranno che tale dinamica è in un certo senso la conseguenza di un mercato che non sembra per nulla appetibile in questo momento, soprattutto tra il pubblico retail.

Da un punto di vista più ampio infatti, considerando anche tutti i mercati tradizionali (non solo quelli crypto) non possiamo di certo dire che manchi liquidità. Il grafico della Global M2 Money Supply, che misura la quantità complessiva di moneta in circolazione a livello globale, ha infatti continuato ad aumentare da ottobre ad oggi. E contestualmente all’espansione della massa monetaria, anche il Nasdaq ha continuato a salire.

Non possiamo dunque dire che da un piano più alto… non ci sia liquidità. Semplicemente, essa non confluisce sulle borse crypto.

Bitcoin liquidità
Bitcoin vs Nadaq100 vs M2Fonte dati: https://it.tradingview.com

Piccola precisazione per questa chart: l’M2 è traslato di 108 giorni perché gli effetti dell’espansione (o contrazione) della liquidità non si riflettono immediatamente sui mercati finanziari, ma tendono a manifestarsi con un certo ritardo. Storicamente, infatti, c’è un lag temporale medio per l’impatto della metrica sugli asset risk-on, di circa 3-4 mesi.

Perché allora Bitcoin ed i mercati crypto soffrono?

Empiricamente, il punto è che la liquidità c’è in questo momento ed è forte, ma non viene allocata verso il comparto crypto. Abbiamo tra l’altro anche un piano espansivo QE di $40 miliardi della Federal Reserve, che comunque probabilmente non impatterà così tanto sulle borse, ma il focus del discorso è un altro.

Le crypto non rispondono male perché c’è incertezza sul fronte macro, almeno in parte. Stanno registrando performance pessime perché (dal nostro punto di vista con cui interpretiamo la situazione) gli investitori sono rimasti spaventati da quanto accaduto il 10 ottobre con quel fatidico flash crash, che oggettivamente ha fatto molto male.

Non è un caso se Bitcoin ha iniziato a decorellarsi dalle borse USA e dall’espansione M2 proprio poche settimane dopo quel crollo. I trader crypto hanno paura e molti di loro non hanno più voglia di esporsi in questo mercato, sia in spot che in futures. Ciò non vuol dire chiaramente che questa condizione durerà all’infinito, ma ad ora il sentiment è questo, e sta influenzando indirettamente anche i flussi di liquidità.

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