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Il brand AAVE sotto il controllo della DAO: la proposta che rivoluziona il concetto di GOVERNANCE!

Il diritto di governance non equivale ad un diritto giuridico di controllo. Lo hanno capito gli holders di AAVE.

Per anni, nel mondo crypto, il termine “governance” è stato usato impropriamente come sinonimo di controllo. In realtà, sempre più spesso si è rivelato un meccanismo assai limitato, in grado di influire solo sulle votazioni della community, ma non di incidere davvero sugli asset che contano nel mondo reale come brand, domini, canali di comunicazione e diritti di monetizzazione.

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A forza di sbattere la testa, molti token holder sembrano averlo capito. Ed è forse per questo che ultimamente stanno iniziando a chiedere condizioni più chiare, esplicite e trasparenti ai team che operano intorno ai protocolli. È quanto accaduto pochi giorni fa in casa Aave, dove un utente ha sollevato pubblicamente una questione che ha innescato un putiferio mediatico: chi controlla davvero il brand Aave, e a beneficio di chi viene utilizzato?

Poche ore fa BGDLabs, una delle figure cardine attorno alla gestione operativa di Aave, ha lanciato una proposta, che mira a ristabilire ordine e chiarezza su questi temi, e che segna un precedente unico della storia della governance crypto.

Governance Aave: discussioni attorno alla monetizzazione del brand

Tutta la discussione nasce la scorsa settimana, quando l’utente “EzR3aL” pubblica un lungo post sulla sezione ufficiale delle proposte di governance di Aave. Il punto di partenza è l’integrazione di CoWSwap all’interno dell’interfaccia di Aave (in sostituzione a Paraswap), annunciata pubblicamente a inizio dicembre. Un aggiornamento ottimo che migliora l’esperienza utente finale e che consente di effettuare swap direttamente sulla piattaforma del money market.

Fin qui tutto nella norma, se non fosse che con il passaggio a CoWSwap, viene introdotta una fee di trading compresa tra 15 e 25 bps, la quale, come osservato dall’utente, non è indirizzata alla tesoreria di Aave DAO. Questo flusso economico, stimato nell’ordine di grandezza di $10 milioni all’anno, è stato finora indirizzato all’indirizzo “0xC542C2F197c4939154017c802B0583C596438380”, che non ha nulla a che vedere formalmente con la DAO.

La situazione fa particolarmente arrabbiare la community, perchè fino ad allora i proventi ottenuti con il precedente partner per gli swap, finivano dritti nelle casse della DAO, mentre ora sono dirottati arbitrariamente da qualcuno di esterno. Ma soprattutto, la questione va oltre il tema delle fee e tocca una questione di fondo: “chi ha il diritto di decidere come e se monetizzare un asset come il marchio Aave, e a beneficio di chi?”

Aave governance
Aave integrazione CoWSwapFonte dati: https://governance.aave.com/t

Il brand Aave tecnicamente non è di proprietà della DAO, che non ha un vero e proprio sfondo legale e giuridico. Tuttavia i token holders si aspettavano che, indirettamente, fosse un bene comune dell’ecosistema, utilizzato nell’interesse collettivo della community, visto che gli stessi holders hanno sostenuto economicamente (ICO, diluizione del token) la sua costruzione e la sua crescita.

La risposta di BGDLabs

A pochi giorni di distanza, BGDLabs, uno dei principali contributor tecnici dell’ecosistema Aave, ha pubblicato una ARFC in cui propone un cambiamento strutturale del concetto di governance. L’entità chiede di trasformare “l’aspettativa implicita” dei diritti dei token holders, in un mandato esplicito in cui viene dichiarato che tutti gli asset inerenti al brand Aave vengano trasferiti sotto il controllo diretto della DAO.

In pratica la proposta chiede che tutti i beni quali domini e gateway, canali di comunicazione, diritti d’uso, organizzazioni online (GitHub o npm) vengano ceduti in favore di un nuovo wrapper legale collegato alla DAO. In questo modo i token holders possono proteggere i loro interessi e far sì che la DAO riesca ad esercitare un controllo effettivo su risorse che oggi esistono al di fuori del perimetro on-chain.

AAVE BGDLabs
AAVE ARFCFonte dati: https://governance.aave.com/t

La proposta ha raggiunto un alto livello di consenso attorno alla comunità, poiché ha delineato per la prima volta in modo chiaro i confini tra proprietà on-chain e proprietà nel mondo reale, creando un precedente storico per le future gestioni di governance. Ora tutti i token holders sono chiamati a votare, per esercitare il loro voto a favore di questo ARC.

Due precisazioni: questa non è una proposta definitiva ma solo una fase in cui si raccolgono feedback; servirà poi un successivo passaggio. Inoltre specifichiamo che l’intento di BGDLabs non è attaccare Aave Labs, che fino ad ora ha gestito indirettamente il brand Aave, ma chiarire un modello che fino ad ora è stato visto come “un accordo non scritto” tra holders e team del progetto.

Il prossimo passo per la DAO di Aave

A questo punto, se l’ARFC passerà all’unanimità, si andrà con una nuova proposta in cui verrà definita tecnicamente la struttura del wrapper legale attorno alla DAO, i meccanismi di controllo e le modalità operative di trasferimento degli asset. Non dimentichiamo un punto fondamentale: se si vuole che la DAO abbia diritti giuridici rivendicabili nel mondo reale, oltre a quelli puramente on-chain, è imprescindibile che sia legata ad una società legale.

In questo senso la possibile fondazione, trust o SPV futura di Aave non sarà un entità che guiderà il protocollo ma solo la struttura che agisce come custode degli asset, incaricata di detenerli formalmente e di metterli a disposizione della DAO. Il suo ruolo sarebbe cioè quello di custode neutrale del brand e degli altri asset strategici, funzione che permette per la prima nella storia di colmare il divario tra governance decentralizzata e ordinamento giuridico tradizionale

Nel forum c’è già chi parla di fondazioni registrate alle isole Cayman, lasciando intendere che comunque parliamo di soluzioni che richiedono dei costi di installazione e mantenimenti, ma che sono essenziali per proteggere i diritti degli holders di Aave ed i diritti della DAO.

Aave governance DAO legale
Struttura legale DAOFonte dati: https://governance.aave.com/t/

Il caso emblematico di Axelar

Non vi abbiamo ancora detto che questa storia si inserisce in un contesto molto particolare, perchè mentre in casa Aave si discuteva di proprietà del brand e di controllo degli asset strategici, è accaduto un fatto parecchio controverso all’interno dell’ecosistema Axelar. Il team di questo protocollo di interoperabilità infatti, in questi giorni ha ceduto la proprietà della società ad un’entità esterna (Circle) tramite un processo di acquisizione.

Il team si è garantito un exit, cedendo formalmente brand ed asset strategici del gruppo ma contestualmente gli holders del token $AXL non hanno ricevuto alcuna rivendicazione per l’acquisizione. È stato un colpo basso per tanti utenti che nell’occasione hanno addirittura parlato di rug del team, ma che dal punto di vista legale non comporta una forma di violazione. Intanto però, il token $AXL perde il -29% nell’ultima settimana.

Token holders
Token holders, capitale non garantitoFonte dati: https://x.com/jdorman81

Vi proponiamo anche questa chiave di lettura di Jeff Dorman, CIO della firma di investimenti Arca, che giustamente ha ricordato alla comunità come spesso nel mondo crypto i token holders non hanno voce in capitolo. Le aziende si finanziano con quote di capitali, alcune delle quali sono però più garantite di altre. 

Il token è la forma di capitale meno garantita dal punto di vista legale, meno di azioni, stocks privilegiate, ed altre forme di debito. Questo i degen del mondo crypto spesso se lo dimenticano, e pensano che holdare una moneta offra loro qualche tipo di diritto sul successo della piattaforma. Non è così, ma forse a breve la proposta di Aave riuscirà a rimescolare le carte e cambiare per sempre il concetto di governance nel mondo crypto, aggiungendo una componente…reale.

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