Lo scontro politico negli USA sul tema crypto è ai massimi storici. Da un lato i repubblicani provano ad approvare tutto e subito, temendo un ritorno di una maggioranza dem dopo le midterm di fine 2026. Dall’altro i dem fanno le barricate per fermare passi in avanti che favorirebbero anche gli affari del presidente Donald Trump. Una questione che non solo sta ostacolando il Clarity Act, ma che sta portando anche alla possibilità di emendare già il Genius Act, il complesso di leggi che governa già oggi le stablecoin negli USA.
Ora il terreno di scontro più importante è quello del Genius Act, almeno per quanto concerne ciò che interessa gli exchange come Coinbase, che ha appunto sottolineato come si tratti di una linea rossa da non varcare.
Di cosa si discute?
Il tema è in realtà più complesso sia di come lo raccontano le banche (che stanno organizzando suddette barricate), sia di come lo raccontano i crypto bro. Al centro ci sono i rendimenti delle stablecoin. Il Genius Act (così come il MiCA), li proibisce, perché altrimenti torneremmo nel territorio del narrow banking, che sia Fed sia BCE vedono come fumo negli occhi.
- Narrow banking?
È un modus bancario dove la banca riceve depositi, li investe in titoli supersicuri (oppure addirittura li deposita presso Fed, con rendimento) e il cliente finale riceve una parte consistente di quei ritorni. È un modello molto interessante per i clienti finali, molto meno interessante però per il sistema bancario attuale, dove le banche non solo possono, ma devono prestare in giro il denaro che abbiamo depositato. Impedire questo meccanismo risulterebbe in ammanchi importanti di liquidità sia per le banche, sia per il “sistema”.
Ed è per questo motivo che non solo Fed si è sempre schierata contro il rilascio di licenze bancarie alle cosiddette narrow bank, ma al tempo stesso ha indicato chiari limiti da non valicare in questo senso.
Il problema si è riproposto con le stablecoin: ricevono depositi, li investono (anzi, sono obbligate ora per legge a investirli) soltanto in asset molto liquidi e molto sicuri. E avrebbero potuto mettersi in mente di offrire dei ritorni ai clienti.
Proibito dalla legge. Ma allora perché le associazioni bancarie stanno chiedendo un emendamento a suddetta legge?
Il caso degli exchange
Alcuni exchange hanno accordi di distribuzione con emittenti di stablecoin, e in virtù di tali accordi ricevono una fetta consistente dei ritorni maturati proprio da queste attività. In altre parole: le emittenti di stablecoin guadagnano dall’investimento delle riserve e girano tali guadagni agli exchange.
Gli exchange potrebbero poi offrirli ai clienti sulle loro piattaforme, di fatto aggirando il limite, almeno secondo la visione della questione secondo le banche stesse.
Le banche pertanto vorrebbero una proibizione chiara anche di questo possibile meccanismo, cosa che a tanti exchange, per ovvi motivi, non piace. L’offerta di rendimenti sulle stablecoin sulle loro piattaforme li rende potenzialmente molto più interessanti dei comuni depositi bancari.
Chi la spunterà? Gli exchange USA stanno facendo le proverbiali barricate, indicando l’ingiustizia del sistema attuale. Che per carità, è ingiusto. Ma a questo punto verrebbe anche da chiedersi: perché alle stablecoin dovrebbe essere permesso ciò che alle banche è di fatto proibito?
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“il sistema bancario attuale, dove le banche non solo possono, ma devono prestare in giro il denaro che abbiamo depositato”
Prestano anche e soprattutto quello che non abbiamo depositato, nel sistema attuale xD Fractional reserve. In USA particolarmente permissivo.