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Caso FTX: 5 miliardi per far ritirare Trump dalla corsa presidenziale

La strana trattativa tra Sam Bankman-Fried e Donald Trump. 5 miliardi per ritirarsi.

Secondo quanto è stato riportato da Michael Lewis all’interno di un’intervista per CBS, Sam Bankman-Fried avrebbe offerto 5 miliardi di dollari a Donald Trump affinché questo decidesse di non candidarsi alla Casa Bianca. Una rivelazione sconvolgente, che l’entourage di Sam Bankman-Fried non ha confermato né negato e che apre a ulteriori scenari per quanto riguarda l’impegno direttamente politico di SBF negli USA.

SBF è infatti stato un donor importante, principalmente sul fronte democratico – e ha potuto godere in virtù di tali donazioni (in parte restituite) anche accesso ai piani alti delle agenzie governative e della politica USA, almeno secondo i suoi detrattori.

La cosa non è poi andata in porto, complici, afferma Lewis, preoccupazioni di SBF sulla legalità della cosa. Preoccupazioni per la legalità dell’operazione che, mentre il processo a SBF si è appena aperto, lasceranno più di qualcuno dei nostri lettori più che di stucco. Del caso abbiamo parlato e parleremo anche sul nostro Canale Telegram Ufficiale. Entra per seguire notizie brevi, segnali e analisi tecniche su Bitcoin e crypto.

Sam Bankman-Fried l’anti-Trump

La storia è di quelle che meriterebbero circolazione anche sulle prime pagine della stampa tradizionale, quella che non si occupa di Bitcoin e crypto. Sam Bankman-Fried, un tempo capo della fortunata FTX, avrebbe infatti offerto a Donald Trump ben 5 miliardi di dollari affinché non corresse di nuovo come presidente degli Stati Uniti d’America. In realtà però tale offerta era figlia di una precisa visione del mondo, vicina al movimento effective altruism.

La trattativa tra Trump e SBF

Sam Bankman-Fried è finito con un portafoglio fortemente concentrato su due cose [in termini di filantropia, NDR]. Prevenzione pandemica, perché è quanto i governi dovrebbero davvero occuparsi di fare. E l’altra che è entrata nella sua lista che era così interessante era Donald Trump. SBF riteneva che tutti i grandi problemi esistenziali avrebbero richiesto l’intervento degli Stati Uniti affinché fossero risolti. E se la democrazia è indebolita – nel senso, se non avessimo più la nostra democrazia, tali problemi non si potrebbero risolvere e ha pensato “Trump è, appartiene alla lista di crisi esistenziali”

In realtà tale impegno stava prendendo forme piuttosto articolate, che con ogni probabilità avrebbero visto la loro configurazione finale nel 2024: finanziare chiunque fosse, all’interno del Partito Repubblicano, contro Donald Trump. La cosa poi ha preso forme ancora più curiose, perché secondo quanto afferma Michael Lewis, SBF si sarebbe chiesto di quanto denaro fosse necessario per convincere Donald Trump a non candidarsi.

E ha ottenuto una risposta. C’era un numero che circolava. E quando stavo parlando con Sam questo numero era di 5 miliardi. Sam non era sicuro che il numero arrivasse direttamente da Trump.

In soldoni: per quanto non fosse certa l’origine della risposta, a un certo punto della storia sarebbe stato possibile per SBF pagare Trump per non correre. Cosa che però avrebbe portato SBF a chiedersi di più riguardo la legalità della questione.

Il crollo di FTX ha interrotto “la trattativa”

Ammesso che di trattativa si possa parlare. La questione è comunque rimasta in sospeso e non ha potuto giungere all’una o all’altra conclusione perché FTX è fallito e perché SBF non si è trovato più in condizioni, finanziarie e personali, per offrire cifre di questo tipo.

Né Trump, né McConnell (a capo della frangia anti-trumpiana) hanno commentato quanto affermato durante l’intervista di Michael Lewis, così come è stato riportato da CBS News.

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