Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America avrebbe sequestrato circa 15 miliardi di dollari in Bitcoin, legati ad un network di truffe con base in Cambogia, secondo una comunicazione dello stesso Dipartimento. Si tratta del più grande sequestro di sempre nella storia del Dipartimento di Giustizia.
I Bitcoin in questione sarebbero stati di proprietà di Chen Zhi, conosciuto anche come Vincent, a capo di Prince Holding Group, un conglomerato finanziario e di affari che si sarebbe trasformato nel tempo, sempre secondo le fonti USA, in una grande organizzazione criminale. Zhi non è stato ancora catturato. Il DoJ avrebbe già disponibilità delle somme. Non è chiaro per il momento come ne abbia ottenuto il controllo.
Fondi sottratti alle vittime da una rete criminale
Una rete criminale dedita alla truffa, che ha colpito migliaia di persone in tutto il mondo, Stati Uniti compresi.
L’azione di oggi rappresenta uno dei colpi più significativi contro la piaga globale del traffico di esseri umani e le truffe online. Smantellando un impero criminale, basato sul lavoro forzato e sulla truffa, lanciamo un messaggio chiaro: gli Stati Uniti ricorreranno a ogni strumento che hanno a disposizione per difendere le vittime, recuperare quanto sottratto e assicurare alla giustizia chi sfrutta i più vulnerabili per il proprio profitto.
Questo è il commento del procuratore generale Pamela Biondi, al quale si sono aggiunti anche quelli di Kash Patel, a capo di FBI. Secondo quanto riportato dal comunicato stampa ufficiale si sarebbe pertanto trattato di una vasta rete di truffe, il più delle volte a tema finanziario, sfruttando talvolta anche rapporti sviluppati nel tempo con chi poi finiva vittima dei raggiri.
La somma recuperata ammonterebbe a 127.271 Bitcoin, custoditi su wallet di proprietà della rete di truffatori e ora invece in possesso del Governo degli Stati Uniti d’America. Non è chiaro per il momento come il Dipartimento di Giustizia sia riuscito a entrare in possesso della somma, dato che il leader del gruppo è ancora in libertà, seppur ricercato dalle autorità.
Nella “riserva strategica di Bitcoin” degli USA?
In tanti sui social scrivono della possibilità che tali Bitcoin non vengano mai venduti, tenendo conto di quanto promesso dall’amministrazione Trump per la costituzione di una riserva strategica in Bitcoin legata al governo degli Stati Uniti.
Tuttavia, almeno dal comunicato stampa del DoJ, sembra emergere che il grosso di quelle somme siano da restituirsi ai legittimi proprietari. Seguiranno aggiornamenti su questo tema, che è uno dei più importanti di questa vicenda, ma non il più importante.
Come ha fatto il DoJ a sequestrare i BTC nel wallet della rete criminale?
Rimane il più grande mistero. ZachXBT, uno dei migliori investigatori di questo spazio, fa notare che alcuni degli indirizzi elencati dal DoJ erano stati già segnalati in un approfondimento di Milk Sad qui.
Si tratta di una vulnerabilità nota di libbitcoin-explorer causata da un generatore di numeri pseudocasuali inadeguato. Seguiranno aggiornamenti non appena ci saranno ulteriori dettagli su questo aspetto – certamente il più interessante – della vicenda.
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