I dazi di Trump potrebbero essere un gigantesco regalo alla Russia, almeno per il mining Bitcoin. A parlare è Luxor, che si occupa appunto di mining, e che sta cercando di ricostruire cosa potrebbe accadere se i dazi dichiarati dagli USA dovessero davvero avere luogo e entrare con la forza (e le percentuali) già annunciata.
C’è un problema di fondo: i dazi finirebbero per danneggiare la supply chain di quelle aziende che vogliono operare con il mining negli USA e favorirebbero quei paesi che invece non imporranno dazi alla Cina e agli altri paesi che sono parte della supply chain delle macchine per il mining.
Sì, dice Luxor, è vero che potrebbero esserci degli onshoring – ovvero lo spostamento della produzione di certe macchine negli USA – qui la nostra esclusiva con Bitdeer – ma è altrettanto vero che questo processo potrebbe durare anni – e lasciare nel frattempo i miner a secco.
Il presidente pro-Bitcoin danneggerà Bitcoin negli USA?
Sarebbe un curioso effetto della prima presidenza pro Bitcoin negli Stati Uniti. The Block riporta un’interessante intervista a Ethan Vera di Luxor, che per il gruppo è Chief Operating Officer.
Ad oggi stiamo fronteggiando dazi per il 12,6% per le macchine che arrivano dall’Asia agli USA. Questo a luglio passerà tra il 26,6% e il 38,6%, secondo il paese di origine. C’è ovviamente la possibilità che questi dazi vengano ri-negoziati.
Il più grande beneficiario di questi dazi? Secondo Vera di Luxor sarà la Russia. Chi si occupa di mining Bitcoin in Russia finirebbe per trovarsi sul mercato ASIC molto più economiche rispetto alle società americane. Ci sarà anche spazio per Europa del Nord, Etiopia, Brasile, Argentina, Cile e Canada – con capitali che arriverebbero tanto dagli USA quanto da Europa e Cina.
La guerra globale per i blocchi di Bitcoin
Ad oggi gli USA rimangono il paese più rilevante per quanto riguarda il mining. Da un lato c’è abbondanza di energia a basso costo, dall’altro invece ci sono leggi che permettono alle aziende di operare in relativa tranquillità. Anche il mercato dei capitali USA permette con maggiore facilità di finanziare certe operazioni e anche di sbarcare in borsa con una certa agilità.
Diversa la situazione in altri luoghi del mondo, per quanto in realtà potrebbero esserci dei cambiamenti di enorme rilevanza, come i dazi, a favorire paesi rimasti piuttosto indietro.
Sarà il caso della Russia? Luxor ha lanciato l’allarme, forse sfruttando anche i riflessi che anche soltanto nominare la Russia innesca.
Per il resto – quella per la produzione di blocchi Bitcoin rimane una sfida di livello globale: oltre ai possibili profitti, c’è una parte di controllo indiretto del database più importante del mondo – per questioni complicate sì, ma che presto saranno parte del normale discorso geopolitico.
I dazi – come sottolineato in questa breve intervista – potrebbero innescare il CAOS anche da queste parti, dopo averne seminato a sufficienza anche sulle piazze. C’è però – lo sottolineiamo ancora una volta – tempo per tornare indietro.
Tempo che però per tanti potrebbe non essere sufficiente – vedi le ultime mosse della Cina che finiranno per favorire Bitcoin.