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Anche Bank of England contro crypto stable: guerra agli USA

Anche Bank of England dice no alle stablecoin, anche se...

Non c’è soltanto BCE a cercare di ostacolare le avventure delle banche nel segmento stablecoin. Nel fine settimana si è espresso in tal senso anche il governatore di Bank of England, la banca centrale d’Inghilterra, all’interno di una lunga intervista per The Times.

Andrew Bailey è dunque perfettamente allineato con Piero Cipollone, con Fabio Panetta e più in generale con i principali attori del mondo monetario pubblico in Europa continentale. Se la Brexit ha diviso i destini economici del Regno Unito da quelli dell’UE, certi riflessi e certi pensieri rimangono allineati e centrali.

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Niente stablecoin, siamo europei e inglesi

Sulla sponda occidentale dell’Atlantico, quella a stelle e strisce, le stablecoin sono diventate centrali per il futuro della politica monetaria. Serviranno – dicono da Washington – per rendere il dollaro ancora più dominante in ambito digitale. E intanto compreranno miliardi in titoli di stato – offrendo un più che apprezzato sostegno al debito pubblico.

Sulla sponda orientale dell’Atlantico, quella europea, le cose procedono molto diversamente. Da BCE c’è un no secco, nonostante diversi istituti bancari si stiano appunto interessando all’emissione di stablecoin. E ora anche dalle parti di Londra ci si è allineati. A parlare è infatti il governatore Andrew Bailey, sempre piuttosto critico del settore crypto, che afferma a The Times:

Preferisco che le banche scelgano la strada dei depositi tokenizzati e dicano “questa è la strada che abbiamo scelto”

Il riferimento è tecnico e sottile: non stablecoin, ma piuttosto un sistema dove i depositi vengono tokenizzati partendo dalla valuta reale emessa dalle banche centrali, evitando così di alimentare il circuito della moneta privata.

Il re e il suo castello

Non è una questione soltanto tecnica, ma anche politica. In Europa le banche centrali, tutte o quasi, stanno combattendo una guerra senza quartiere contro le criptovalute stable emesse da società private, temendo la possibilità che queste sorpassino, anche nell’utilizzo per le persone non crypto, le valute classiche.

Una battaglia che per molti sarà di sopravvivenza per il mondo delle banche centrali europee, della sovranità monetaria dei paesi che stanno “subendo” le politiche USA in tema di stablecoin e che in ultimo diventerà uno scontro molto acceso.

Per altri, compreso chi vi scrive, sarà una battaglia fondamentalmente di retroguardia – che dati alla mano non convince neanche il mondo delle banche private europee, diverse delle quali sono già attive nel settore stablecoin o stanno comunque valutando l’ingresso in questo comparto.

Un comparto ricco, che vale miliardi di dollari in potenziali profitti e che per questo fa gola a molti, quasi a tutti. Tutto questo mentre la proposta delle banche centrali – una CBDC nella quale saranno infilate le banche più per favore che per necessità tecnica – piace sempre meno alle banche stesse.

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