Chiamarlo DEX è in realtà limitante: quello che sta creando il protocollo Fluid, ed il modo con cui la sua architettura consente un utilizzo del capitale così efficiente nel mondo DeFi, rappresenta una della innovazioni più concrete e funzionali che abbiamo visto negli ultimi anni. La piattaforma sta aumentando ancora una volta il valore degli asset bloccati (TVL), ora salito a circa $1,5 miliardi dopo una forte corsa nel mese di luglio.
Ma la cosa forse più interessante del percorso di Fluid è che questa espansione sta avvenendo senza alcun tipo di incentivo o aiuto esterno. A differenza di altri progetti simili, non sono stati fatti accordi privati con market maker e fornitori di liquidità, e l’unico fattore che sta realmente guidando una crescita deriva solo ed esclusivamente dalla qualità del suo prodotto.
È uno dei pochi casi in cui i risultati che vediamo sono il frutto del lavoro e del successo nel campo, e non di metriche pompate artificialmente.
Protocollo Fluid: corsa epica del TVL in soli 18 mesi
Non capita mica tutti i giorni di vedere un protocollo come Fluid, generare questi numeri nell’arco di così pochi mesi di vita. Nato appena a febbraio dello scorso anno, può vantare un TVL di $1,45 miliardi, in leggero calo dal massimo di $1,5 miliardi toccato qualche giorno fa, ma comunque su livelli davvero impressionanti.
Non è tanto il valore in sé: ormai siamo abituati a progetti con valori bloccati miliardari ( ce ne sono 45 in tutta la DeFi), ma la celerità con cui sono stati raggiunti questi numeri. 18 mesi di boom, interrotti solo da qualche consolidamento temporaneo, con una struttura che sembra voler continuare a correre.
Ad inizio anno Fluid contava appena $860 milioni, quasi la metà rispetto al TVL attuale. Pensate che solo nel mese di luglio sono stati aggiunti oltre $250 milioni al paniere.

Giusto per rendere l’idea della portata con un metro di paragone: Fluid è il 7° exchange decentralizzato per volumi negli ultimi 30 giorni, sopra ad Hyperliquid, Pumpfun e Curve. Ma soprattutto, i volumi stanno iniziando a decollare proprio negli ultimi mesi, segno che ci potrebbe essere ancora spazio per scalare le classifiche.
In questo momento su Ethereum rappresenta il secondo DEX più grande, dietro solo alla storica piattaforma di Uniswap. Numeri pazzeschi.

Cosa fa Fluid in DeFi?
Fluid è un particolare prototipo di exchange decentralizzato, anche se chiamarlo DEX, come diceva prima, appare molto riduttivo. Infatti al suo interno oltre a fare trading tramite un’interfaccia trustless, possiamo anche prendere in prestito asset come su qualsiasi money market. È proprio questa la caratteristica chiave di Fluid, una natura modulare che fonda le componenti di un DEX con quelle di un protocollo di lending.
Ma come funziona esattamente? In pratica gli utenti possono depositare asset nelle pool di liquidità, come per qualsiasi altro DEX, ricevendo indietro dei token LP rappresentativi delle quote versate. La genialità sta nel permettere di utilizzare gli stessi LP come collaterale per prendere in prestito asset. Così facendo il collaterale genera una rendita in automatico ( commissioni dell’exchange) e riduce il costo del debito.

Fluid incarna la forma più autentica di “debito intelligente” mai vista in DeFi. Questo approccio le consente di gestire il denaro in modo estremamente più produttivo, utilizzando contemporaneamente la liquidità sia per i trade che per i prestiti. Ogni dollaro depositato all’interno del protocollo, non resta mai fermo e moltiplica il valore effettivamente spendibile da parte degli utenti.
Il dato più bullish: una crescita organica senza aiuti esterni
Ciò che veramente ci stupisce di Fluid, è il fatto che il protocollo non è cresciuto attraverso deal privati o forme di bootstrapping per attirare liquidità. Tutta la sue affermazioni in DeFi è stata semplicemente la conseguenza di un prodotto funzionante, che piace e conviene usare agli utenti.
Altri progetti simili, come affermato dal suo Chief Operating Officer, fanno accordi con grosse società per “noleggiare” dei depositi LP, in modo da rendere tutto il sistema attrattivo e liquido per l’utente finale. Molti di questi pagano fior di quattrini per bloccare la liquidità in prestito sulle pool ed ottenere una trazione iniziale competitiva.
Il problema è che però, quando questi accordi finiscono, se l’adozione non è realmente aumentata, si rischia di perdere molto denaro ed entrare in un vortice poco sostenibile. Fluid invece paga incentivi di tasca propria con rendimenti aggiuntivi del 2-3% sulle stablecoin rispetto alla media, ma soprattutto, rappresenta una tecnologia migliore.
Su Fluid possiamo sfruttare un LTV ( rapporto del prestito rispetto al collaterale) fino al 95%, decisamente più alto di altri money market, con penalità di liquidazione più basse, ed una produttività più elevata. Semplicemente, è una piattaforma che offre vantaggi concreti migliori rispetto ai competitor, e grazie a questo è riuscita a crescere ed aumentare il suo TVL, senza aiuti artificiali.
E il token $FLUID?
Come la maggior parte dei token delle piattaforme DeFi, purtroppo anche qui troviamo un’integrazione ed un’utilità molto meno entusiasmante rispetto al protocollo stesso. Tecnicamente $FLUID agisce come risorsa economica che contribuisce a rendere più stabile e solvibile tutto il sistema, ma non ha tutta questa forza che può giustificare una forte richiesta della domanda.
Per questo motivo non si è distinta particolarmente nelle piazze crypto speculative, nonostante comunque abbia fatto molto bene nella prima metà del mese di luglio. Ora viene scambiata a $4,9, in rialzo del 30% rispetto un mese fa, ma in down dell’11% negli ultimi 7 giorni.

Detto ciò, se la piattaforma continuerà a crescere ed attirare nuova adozione, è probabile che anche il token $FLUID riuscirà a trovare più continuità e a togliersi qualche sassolino nella scarpa nei mercati. Si parla anche di possibili buyback sul mercato con le revenue del protocollo, meccanismo che sappiamo bene quanto piaccia agli investitori.
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