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ETHEREUM CONCENTRAZIONE

Ethereum: fondi e società sfiorano il 10%! Ora è PAURA CONCENTRAZIONE

Una concentrazione mai vista prima. Ma è davvero un problema?

Un affare per pochi squali di Wall Street? I numeri per quanto riguarda le società e gli ETF che detengono Ethereum e sono quotate (quasi tutte) negli States ormai parlano chiaro. Nel complesso quasi il 10% dell’intera supply attuale di Ethereum è nelle mani o di fondi scambiati in borsa o di società quotate. Un’accelerazione importante da aprile a oggi, che ha visto un’ulteriore crescita tra luglio e agosto.

Frutto, questo, del maggiore interesse istituzionale per Ethereum – e anche di una comodità aggiuntiva che viene offerta dagli ETF agli investitori che non hanno da armeggiare con wallet privati o con exchange che non sempre in passato hanno offerto il massimo della sicurezza. Ma cosa vuol dire questo per Ethereum? E deve necessariamente preoccuparci? Oppure possiamo ignorare il problema, ammesso che esista?

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Ethereum: quasi il 10% in veicoli finanziari

I veicoli finanziari che stanno dominando la scena per quanto riguarda il mondo Ethereum sono di due tipi. Abbiamo gli ETF, che continuano a accumulare a ritmi molto sostenuti e abbiamo anche le società DAT (digital asset treasury), che stanno spingendo più di quelle che investono soltanto su Bitcoin. Un cambiamento radicale di canali attraverso i quali si investe in questa crypto e che apre a nuovi scenari.

I numeri raccolti da Strategic Eth Reserve
  • Il preferito di Wall Street?

Durante il weekend è arrivato addirittura Jan Van Eck a scomodarsi sul tema, anche se forse non in modo completamente disinteressato, dato che vende appunto anche ETF su Ethereum.

Ha parlato di token di Wall Street, come se si trattasse del più rappresentativo di un comparto, quello crypto, che ora interessa sempre di più il mondo degli investitori professionali o comunque più articolati.

Per ora questa narrativa sta tenendo, ed è la principale responsabile del grande volume di acquisti che continua a dominare la scena nel sotto-comparto di Ethereum.

  • Piace anche perché offre rendimenti?

È la tesi in realtà che è sostenuta da Tom Lee, che oltre a essere a capo di Fundstrat, guida anche Bitmine Immersion Tech, società che nel momento in cui scriviamo ha in cassa 1,8 milioni di token $ETH.

Il fatto che comprando Ethereum lo si può poi mettere in staking è uno dei vettori più importanti per quanto concerne l’interesse che stanno mostrando le società quotate.

Per quanto riguarda invece gli ETF, lo staking non è stato ancora approvato. Lo sarà tra settembre e ottobre, a meno di sorprese a questo punto clamorose da parte di SEC. L’arrivo dello staking sugli ETF contribuirà a un maggiore appetito anche per i più solidi ETF. E potrebbe fare da ulteriore motore per gli acquisti.

  • Il 10% è già tanto?

Tutta la filosofia PoS, proof of stake, si basa sul fatto che chi detiene tanti token ha interesse affinché il sistema funzioni correttamente. Non c’è soltanto lo slashing: ci sono le possibili conseguenze di comportamenti nocivi da parte degli stessi holder di grande spessore e con portafogli particolarmente ricchi.

Per chi non avesse inteso la questione: c’è chi, con un pizzico di paranoia, fa notare che l’eventuale partecipazione al processo di validazione da parte delle grandi aziende come BlackRock (che detengono quantità di enorme importanza del token $ETH), potrebbe aprire a rischi di malfunzionamento. BlackRock, in altre parole, potrebbe trasformarsi in una sorta di agente nemico che sfrutterebbe le sue detenzioni per manomettere il corretto funzionamento di Ethereum.

Per quanto questo sia teoricamente possibile, rimangono certe questioni che non possono essere ignorate: l’ETF di BlackRock, per citare il più popolare tra quelli oggi quotati, ha imbarcato già oltre 13 miliardi di dollari di capitali. Come giustificherebbe l’aver sfasciato un asset che, indirettamente, ha venduto ai suoi clienti?

Troppo spesso forse dimentichiamo che BlackRock non vende fondi, ma la sua credibilità. E che quanto costruito in decenni può essere azzerato con una mossa improvvida. E che non avrebbe alcun senso logico: perché mai Larry Fink dovrebbe avere a cuore la causa della distruzione di Ethereum?

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