Gli ultimi giorni di price action per Bitcoin ed Ethereum si sono rivelati alquanto spenti, con il mercato che non sembra voler prendere una chiara decisione sui grafici. Dopo la super corsa di luglio (specialmente per ETH), gli operatori hanno scelto di rifiatare in attesa dei prossimi eventi macroeconomici che avranno verosimilmente un forte impatto sugli asset più speculativi.
Dall’analisi tecnica e dall’analisi on-chain si vede chiaramente come la fase attuale di breve termine sia di consolidamento al ribasso, con massimi e minimi decrescenti e una pressione di vendita che tocca livelli potenzialmente pericolosi. Non ci sono però ancora i presupposti per gridare al panico, ed anzi questa debolezza non pare potersi prolungare ancora molto a lungo, visto che i tori sono pronti a cogliere il momento giusto per riprendere in mano la situazione. Vediamo alcuni dati qui di seguito.
Bitcoin scende sotto il costo medio degli short-term holders: possibilità di estensione ribassista
Un indicatore che testimonia il momento di incertezza per Bitcoin è quello relativo all’on-chain cost basis dei long/short term-holders, ossia il prezzo medio di acquisto a cui le diverse fasce di investitori hanno accumulato la criptovaluta. Per chi non lo sapesse, la discriminante per separare le entità di lungo da quelle di breve periodo è una detenzione di almeno 155 giorni, secondo le regole dell’analisi on-chain.
Ecco, in questo momento notiamo come il prezzo di BTC stia approcciando al costo medio degli short-term, evento che tendenzialmente genera un pò di turbolenza sui mercati, perché le mani deboli tendono più facilmente a vendere una posizione quando sono in perdita. È già successo a marzo 2025 e luglio 2024, portando le quotazioni al ribasso per qualche settimana.
Nulla comunque di grave: Bitcoin rimane ampiamente sopra il suo “realized price”, ovvero il prezzo medio ponderato a cui tutte le monete in circolazione sono state acquistate, così come rimane a lunga distanza dalla media dei long-term holders. Sarebbe ottimo rimbalzare da questi livelli, così da dare maggiore vigore al trend ed aumentare l’ipotesi di una continuazione al rialzo.

Ethereum: aumenta la pressione di vendita
Anche per Ethereum, la situazione è simile a quella di Bitcoin: gli investitori più orientati al lungo periodo hanno un costo medio molto inferiore alle quotazioni attuali, pari circa a $2.800, ma comunque osserviamo una certa predisposizione ribassista nel breve termine. Negli ultimi giorni il profilo dei volumi di vendita taker (a mercato) è aumentato in modo evidente, segnalando una pressione di uscita che potrebbe pesare ancora sul prezzo di ether nelle prossime sessioni.
In genere quando aumentano i volumi taker, significa che i traders diventano più sensibili agli effetti della price action e tendono a reagire in maniera impulsiva al minimo scossone. Questo può portare a possibili liquidazioni e squeeze al ribasso, specialmente nelle fasi in cui il mercato appare già fragile per altre questioni.

Si parla in questo momento di una certa difficoltà per le società quotate che stanno accumulando Ethereum come asset di tesoreria. I prezzi delle loro stocks si stanno avvicinando al multiplo NAV, segnale che potrebbe scatenare una sfiducia momentanea ed un aumento delle vendite sul mercato.
Gli investitori long-term ancora tengono duro
Nonostante tutte queste complicazioni, Bitcoin ed Ethereum rimangono ancora con un outlook solido e positivo nel medio termine. Qualche giorno fa vi abbiamo parlato di come le whales siano in modalità di forte accumulazione su ether, ed anche su Bitcoin, sebbene non sia ora al centro dell’attenzione, notiamo movimenti di acquisto simili da parte degli smart money.
Aggiungiamo anche che il volume medio speso dai long term holders su BTC non è ancora giunto a livelli considerati “bollenti”, che in genere scatenano qualche presa di profitto. Rispetto ad esempio a novemebre/dicemebre 2024, i volumi sono ancora nettamente più contenuti, sebbene siano in aumento rispetto alla media estiva
Cosa significa tutto questo? che anche i long term si stanno muovendo visto la situazione complessa: qualcuno si accontenta dei gain ottenuti e vende le proprie le proprie coins, qualcun’altro ne approfitta per incrementare. Nel complesso non vediamo ancora campanelli d’allarme, ma occorrerà tenere monitorata la situazione.

Lo stesso grafico è simile per Ethereum: c’è qualche operatore che aveva acquistato a fine 2024 che ha approfittato dell’ultimo rally per vendere in breakeven o in leggero profitto, ma ci sono anche molti altri che stanno rafforzando le proprie posizioni.
Una partita da sbloccare con gli eventi macro
A questo punto, non possiamo fare altro che attendere che il mercato faccia il suo corso e decida in che direzione muoversi. Le probabilità giocano a favore di una ripartenza al rialzo, con i tori pronti a cogliere il momento giusto per aumentare la lancetta del rischio, ma serve un driver concreto da poter cavalcare.
Questo driver potrebbe arrivare direttamente dai dati macro, anche prima del tanto atteso evento del FOMC del 17 settembre in cui gli analisti prevedono una chance del 92% per il taglio dei Federal Fund Rates di 25 punti base. Già da venerdì avremo un importante appuntamento con i dati sulla disoccupazione negli USA, che inevitabilmente finiranno per influire indirettamente anche sulle previsioni dei tagli.
Rimane comunque aperta l’incognita di un possibile dietrofront della FED in caso di dati negativi, cosa che potrebbe complicare, e non di poco, il quadro in corso. Prima di decidere in che modo basare le proprie strategie operative di breve, dovremmo accertarci di capire dove sta andando la macroeconomia.
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