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Le BASI del mondo crypto: come riconoscere il VERO valore di un token

Tutto si basa sulla logica di domanda e offerta, ma dobbiamo capire realmente cosa significa.

Leggiamo sempre più spesso commenti di utenti neofiti che, comprensibilmente vista l’inesperienza, fanno fatica a leggere nel modo corretto alcune metriche del settore crypto. Questo accade soprattutto quando si parla di dati come la cosiddetta “capitalizzazione, che a prima vista sembra indicare in maniera assoluta l’importanza di un progetto ed il valore di un token, ma che in realtà deve poi essere contrapposta ad altre informazioni chiave.

In giro è pieno di fuffa e di gentaglia, che cerca di fare leva proprio su questa lacuna diffusa tra i newbies per rifilare truffe o spingere all’acquisto di asset presentati come “grandi occasioni”, che poi sotto non hanno fondamenta solide. Ecco, in questo articolo vogliamo spiegarvi come valutare correttamente il valore di una crypto, e quali altre metriche osservare per distinguere un progetto serio da uno che vive solo di apparenze.

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Premessa iniziale: il prezzo di una crypto non serve a niente

Molti di voi probabilmente sono rimasti attratti dal mondo crypto dopo aver visto le quotazioni di qualche token come Dogecoin o altre monete come Shiba che presentano numeri al di sotto di $1. Sicuramente vi siete avvicinati pensando: “ E se dovesse raggiungere lo stesso prezzo di Bitcoin?, farei jackpot!”.

Purtroppo, dispiace rovinarvi il sogno, ma questo non accadrà mai. Non solo perché Bitcoin gioca un altro campionato, ma perché sarebbe davvero poco probabile (quasi impossibile) a livello matematico. il prezzo singolo di un token non ha alcun significato se preso da solo. Un token può valere anche una frazione di centesimo, ma se ne esistono miliardi o addirittura trilioni in circolazione, il suo valore complessivo diventa enorme, e dunque molto difficile da spingere in alto di diversi moltiplicatori,

Non è che siccome ogni unità vale poco, allora possiamo aspettarci che cresca all’infinito. Di BTC in circolazione ce ne sono solo 19,9 milioni, mentre di monete DOGE ne troviamo in giro circa 151 miliardi. Di conseguenza, per arrivare ad avere la stessa valutazione complessiva di Bitcoin, Dogecoin non dovrebbe toccare i $117.300 per unità, ma “solo” circa $15,48. Traguardo che resta comunque un utopia.

Paragone token
Paragone market capFonte dati: https://marketcapof.com/it/dogecoin/bitcoin/

Per fare una metafora, sarebbe come dire che una banana da $1 potrebbe valere quanto un diamante da $10.000, solo perché “anche la banana potrebbe salire di prezzo”. Peccato che di banane ce ne siano a miliardi in giro per i supermercati di tutto il mondo, mentre i diamanti sono pochi e difficili da trovare.

Il concetto di capitalizzazione: la facciata del valore di un token

Arriviamo quindi ad introdurre il concetto di capitalizzazione: rappresenta molto semplicemente il prodotto (la moltiplicazione) tra il prezzo unitario di una crypto ed il numero di token in circolazione. In formula: Capitalizzazione = Prezzo × Rifornimento Circolante.

Nel caso di Bitcoin ad esempio: un prezzo di $117.300 per BTC, moltiplicato per 19,9 milioni, dà origine ad una capitalizzazione complessiva di ben $2,33 trilioni. In generale tutti gli asset crypto sono classificati per capitalizzazione di mercato, essendo la metrica più semplice e facile da calcolare, anche in condizioni meno trasparenti.

classifca token coinmarketcap
Classifica cryptoFonte dati: https://coinmarketcap.com/

PRIMO PROBLEMA: la capitalizzazione potrebbe essere un indicatore fallace in determinate situazioni. Ci dà l’idea di quanto valgono complessivamente tutti i token di un progetto, ma non ci dice ad esempio quanta inflazione potrebbe subire nel tempo quella valuta. Prendiamo il caso di Ripple (XRP).

Questa moneta vale $186 miliardi di market cap, ossia $3,11 di prezzo unitario moltiplicato per 59,77 miliardi in circolazione. Ma in realtà esistono molti altri XRP che potrebbero essere sbloccati in futuro: la supply massima potrà arrivare infatti fino a 100 miliardi di token. Qui entra in gioco la FDV (Fully Diluted Valuation), ossia la valutazione teorica se tutti i token previsti fossero già in circolazione, che per XRP è di $311 miliardi.

fornitura crypto xrp
Supply XRPFonte dati: https://coinmarketcap.com/currencies/xrp/

In linea generale, più l’FDV di una crypto è elevata, più difficile che possa andare “to the moon” come sognano molti crypto-bro. Più c’è supply ancora da sbloccare, più vi è un effetto inflattivo che limita potenzialmente la crescita.

Il valore di un token NON è semplicemente la capitalizzazione

Altro grosso problema: nel caso di Bitcoin, di Ethereum, o in generale delle top crypto, la capitalizzazione può essere un indicatore più o meno veritiero del valore intrinseco di quel token, ma per monete più piccole diventa facilmente ingannevole. Per spiegarvi questa cosa dobbiamo prima sdoganare un pensiero comune errato: se la market cap di Bitcoin vale $2,33 trilioni, NON SIGNIFICA che tutti i BTC in circolazione possono essere venduti contemporaneamente ed ottenere quel controvalore liquido in dollari.

Qui subentra il concetto di liquidità e, più nello specifico, di profondità di mercato. Il discorso è molto semplice: ipotizziamo di essere delle whales, e di avere a disposizione circa 2.000 BTC che abbiamo acquistato a pochissimo nel 2011. Oggi valgono oltre $238 milioni, e li vogliamo vendere tutti in un colpo solo.

Dobbiamo trovare qualcuno disposto ad acquistare questa somma. Dove lo troviamo? Negli exchange che offrono mercati in cui si incontra domanda ed offerta. Se guardiamo all’order book, ossia al libro che mostra in tempo reale gli ordini di acquisto e di vendita, possiamo capire subito che non c’è nessuno disposto ad acquistare tutti i $238 milioni al prezzo corrente.

Dovremmo per forza accettare un prezzo leggermente più basso, come indicato nel book nella riga rossa, ossia circa $116.000. Perché a quel prezzo ci sono sufficienti ordini a limite impostati, pronti ad acquistare tutti i 2.000 BTC che vogliamo vendere, per un controvalore di appunto $238 milioni.

profondità di mercato
Profondità book BTC-USDFonte dati: https://app.hyperliquid.xyz

Questo è un esempio sull’order book di Hyperliquid, una piattaforma decentralizzata. Tenete presente che ogni mercato ha un suo book, con profondità diverse, con i prezzi che però tendenzialmente si allineano tutti allo stesso modo.

La liquidità è TUTTO per un token

Finchè parliamo di crypto come Bitcoin, capite bene che sotto ci sono centinaia di mercati pronti ad ospitare scambi per miliardi di dollari ogni giorno. Il valore di tutti i BTC in circolazione non è comunque realmente $2,33 trilioni, come dicevamo prima, ma ci possiamo aspettare che, vista la liquidità diffusa e la profondità degli order book, gran parte di quelle monete possa essere scambiata senza crolli drastici di prezzo. 

Diverso è il discorso quando scendiamo su crypto minori: lì la liquidità è spesso ridicola ed esistono pochi mercati in cui si può contrattare quella moneta. Quelle stesse crypto potrebbero anche avere capitalizzazioni enormi, date appunto dalla semplice moltiplicazione del prezzo per il numero di unità in circolazione, ma sotto sotto bastano poche vendite per far precipitare il prezzo a ribasso.

Prendiamo una shitcoin a caso: LION. Questo token spazzatura (non vi venga in mente di comprarlo) ha una market cap di ben $588 milioni, ma solo $2,4 milioni in liquidità ( divisa tra $1,2 milioni in SOL e $1,2 milioni in LION).

Cosa significa? Che bastano vendite per $1,2 milioni di SOL per buttare il prezzo a 0 ( teoricamente non arriva mai a 0 ma ci si avvicina molto). La capitalizzazione è solo un numero fittizio, quello che conta è la liquidità effettiva, cioè quanti soldi reali ci sono sul mercato pronti a sostenere acquisti e vendite.

liquidità shitcoin
Liquidità misera shitcoinFonte dati: https://dexscreener.com

Per fare una metafora: È un po’ come con un’attività commerciale: sulla carta può valere milioni, ma se non ci sono compratori disposti a rilevarla a quel prezzo, quel valore rimane solo teorico.

Quali indicatori e metriche osservare per valutare il vero valore di un token o di un progetto

Se avete seguito il discorso fino a qui, avrete già compreso il concetto di valore di un token e saprete fare un importante scrematura dalle crypto spazzatura. Esistono poi altri dati che possiamo valutare per capire se una moneta ha dietro delle basi solide ed un mercato vivo di contrattazioni. Oltre alla marketcap e alla liquidità/profondità del book troviamo:

-volumi di trading spot: ci dicono quanti scambi avvengono in dollari. Più i volumi sono alti e costanti nel tempo, più significa che ci sono realmente compratori e venditori.

volumi futures ed open interest: riguardano i mercati derivati, anch’essi molto importanti nella valutazione di un token. L’open interest è il valore della somma dei contratti aperti, più il valore è alto, più significa che ci sono posizioni in gioco e che il mercato è attivo e liquido.

TVL: metrica che riguarda solo i progetti DeFi, ci dice quanti capitali sono bloccati on-chain in un determinato progetto. Un TVL di pochi milioni contrapposto ad un token dal valore di qualche miliardo, è un grosso campanello d’allarme.

Distribuzione dei token: possiamo avere anche una grossa capitalizzazione ed un ampia liquidità, ma se tutti i token sono concentrati attorno a pochi holders, c’è il rischio che quel valore venga drenato molto più facilmente. Piccola chicca: potete vedere la distribuzione degli holders su tool come Dexscreener, incollando il contratto del token e leggendo sotto alla voce “token holders”.

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giuliano vezzoli
giuliano vezzoli
2 mesi fa

Articolo impeccabile! Chiarisce tutto. grazie!

Gianluca Grossi
Editor
Gianluca Grossi
2 mesi fa

Grazie a te Giuliano!