I senatori del Partito Democratico degli Stati Uniti d’America vogliono essere parte attiva del processo che doterà gli USA del primo complesso di regole a tema crypto. Sono in 12 e hanno inviato una lettera ai colleghi repubblicani, indicando la necessità di un processo bipartisan per l’approvazione di leggi che andranno a regolare un mercato che oggi vale già 4.000 miliardi di dollari e che ci si aspetta crescerà in modo importante anche nel futuro di breve periodo.
Una mano tesa agli avversari – necessaria perché al Senato servono 60 voti su 100 – che però arriva con delle condizioni. Condizioni che però, almeno a una prima lettura, sembrerebbero essere più che accettabili.
Un primo passo… decisivo?
Gli Stati Uniti si sono già dotati di una legge per le stablecoin. Manca adesso l’altra metà del mondo crypto, ovvero una legge che regolamenti mercati, operatori, exchange e anche token. Le intenzioni del governo sarebbero le migliori: meno interventi possibili da parte dei regolatori, definizione del grosso del comparto come non security e più in generale un tentativo di appoggiare lo sviluppo di questo comparto.
Intenzioni che sono state raccolte già in un’ampia legge, il CLARITY Act, che però deve ancora passare, sia al Senato sia alla House. I maggiori ostacoli sono al Senato, dove per le complesse regole interne che favoriscono l’ostruzionismo della minoranza, c’è bisogno di raccogliere 60 voti su 100, con la necessità dunque, per stare tranquilli, di raccogliere una decina di voti tra i Democratici.
Con il GENIUS Act, dedicato alle stablecoin, si è fatto relativamente presto. Con il più importante CLARITY Act, sembra che ci sia qualche difficoltà aggiuntiva. O meglio, sembrava fino a ieri, quando è arrivata una prima proposta di accordo.
Cosa chiedono i democratici?
Il punto più difficile da far passare sarà il ban per le attività crypto se si fa parte dei livelli più alti del governo USA o se si è familiari di qualcuno che occupa tali posizioni. Per quanto possa sembrare questa una richiesta generica e di buon senso, in realtà tenta di mettere un freno alle tante attività della famiglia Trump nel settore. Attività che vanno dalla compartecipazione nelle società di mining, fino a WLFI, protocollo DeFi di una certa importanza “patrimoniale”, passando anche per la partecipazione della prole di Trump a società DAT su Bitcoin come MetaPlanet.
Trump punta inoltre a gestire tramite le sue società anche degli ETF – con l’aiuto di Crypto.com – e a integrare sempre tramite questo intermediario le criptovalute nel suo social Truth.
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