I dati pubblicati 2 giorni fa da OAM raccontano di un’Italia che almeno al 30 giugno sembrava esseri stancata delle criptovalute. O meglio, di un 22% di calo delle detenzioni e di un 20% in meno di clienti. Una fotografia relativamente impietosa, che però riporta dati che andrebbero anche interpretati sul medio e lungo periodo e tenendo conto di altre questioni che purtroppo pendono, come spade di Damocle, su tanti investitori italiani.
Dalla tassazione che potrebbe (anzi probabilmente arriverà) al 33%, passando per qualche gain probabilmente portato a casa all’altrettanto probabile boom che riguarda i dex decentralizzati, per quanto per il periodo tra aprile e giugno – che è quello fotografato dall’ultimo speciale OAM – non avessero ancora preso così piede.
Numeri tutti in calo
Lo chiamano flusso informativo dell’Organismo Agenti e Mediatori, che ormai da più di due anni si preoccupa da un lato di raccogliere dati, dall’altro di tenere un database di exchange e intermediari iscritti e che possono operare in Europa.
| Dato | Performance rispetto a trimestre precedente |
|---|---|
| Controvalore detenzioni italiani in crypto | -22% |
| Numero clienti registrati sui VASP | -20% |
| Operazioni di conversione da crypto a fiat | -36% per controvalore delle operazioni |
| Controvalore in euro delle operazioni complessive | 586.504.820€ |
| Numero di italiani che sono clienti dei VASP registrati | 261.292 |
- Dominano i grandi exchange
Dai dati di OAM emerge anche un’altra verità: sono in pochi (quelli che definiamo grandi exchange) a dividersi la torta. Il 91,6% dei clienti italiani opera su grandi exchange, con soltanto l’8,26% che opera su exchange di medie dimensioni e solo lo 0,14% su quelli che OAM definisce exchange di piccole dimensioni.
| Dato | Tra i 18 e i 39 anni di età | Tra i 40 e i 59 anni | Oltre i 60 anni |
|---|---|---|---|
| Saldo totale | 36% | 50,1% | 13,9% |
| Crypto | 34,6% | 52,2% | 13,2% |
| Volumi operazioni | 44,3% | 44,8% | 10,9% |
| Numero operazioni | 53,1% | 39,9% | 7.0% |
Da questo spaccato si traggono forse i dati più interessanti, perché riguardano le operazioni divise per fascia d’età. I più giovani (sotto i 40 anni) fanno più operazioni ma per volumi inferiori alla fascia tra i 41 e 60 anni di età.
Per quanto riguarda le detenzioni totali, domina ancora una volta la fascia tra i 40 e i 59 anni, che dunque ha portafogli più corposi che sposta però con minore frequenza. Dato che poi si trova con la stessa progressione per gli ultra-sessantenni.
I più giovani sono dunque – ma non dovrebbe essere una sorpresa per nessuno – più aperti al trading di breve periodo, alla ricerca di qualche guadagno rapido o comunque trasportati dalle narrative delle ultime ore.
Perché un calo?
Difficile spiegarlo. Si parla tanto dell’arrivo della tassazione al 33% (cosa che è probabile, per quanto ci dispiaccia riportarlo), che però è un fatto che esiste almeno dall’anno scorso e che da sola non dovrebbe essere in grado di giustificare un calo così consistente della clientela degli exchange.
Ci sarebbero forse più da indagare spostamenti verso DEX come Hyperliquid o verso exchange non registrati presso l’OAM. MA in assenza di altri dati difficilmente si potrà fare questo.
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“Ci sarebbero forse più da indagare spostamenti verso DEX come Hyperliquid o verso exchange non registrati presso l’OAM. MA in assenza di altri dati difficilmente si potrà fare questo.”
Direi decisamente questo.
L’OAM …. xD xDDDD
Principalmente secondo me, la tassazione… Unito al fatto che non c’è nessuno che fa da sostituto d’imposta ( ilò che è assurdo, ci sarebbe da fare milioni di utili in commissioni ). La difficoltà di ricostruire tutti i movimenti, il dover pagare un commercilista ( e vallo a trovare che ne capisca ) , la tassa che praticamente di toglie tutto il guadagno..
Però Bongobongo, tra marzo e giugno non è cambiato nulla in termini di tassazione, no?
e’ salito il mercato! Al minimo gain, vendita e saluti..