Stai aspettando novità sulla tassazione delle criptovalute, che in mancanza di interventi del Parlamento in sede di Legge di Bilancio passerà dal 26% attuale al 33% a partire dal prossimo anno? Dovrai pazientare ancora un paio di settimane, perché voci di corridoio indicano il 15 ottobre come una sorta di data spartiacque, entro la quale i giochi saranno conclusi.
Da lì in avanti i passaggi prima al Senato poi alla Camera, durante i quali ci sarà poco da fare, perché si arriverà con un testo già pronto e frutto delle discussioni interne anche alla maggioranza. Difficile aspettarsi, almeno dall’aria che tira, un appoggio allo stop da parte delle opposizioni, che anche in fase di approvazione del primo passaggio dal 26% al 42% non si oppose con la veemenza che ci si sarebbe potuti aspettare.
A che punto siamo?
In realtà si lavora ancora nei corridoi, con l’interesse per la questione che sembrerebbe essere per il momento periferico, nonostante ci siano diverse questioni – oltre l’aumento della tassazione – che dovrebbero interessare.
- Quanto si pagherà
Il passaggio dal 26% al 33% sarebbe un aumento importante della tassazione per chi ha conseguito dei gain dai propri investimenti sulle criptovalute. In aggiunta, andrebbe a punire anche chi acquista piccole somme per poi spenderle, data che già l’anno scorso è stata rimossa la soglia dei 2.000€ di profitti al di sotto della quale non era necessario pagare alcunché.
- Differenze con ETF e Derivati
Altrettanto curioso il trattamento di favore che eventualmente otterrebbero gli investitori che scelgono, invece dell’acquisto diretto, ETP oppure derivati, i quali sono tassati invece per forma e dunque dovrebbero rimanere al 26%.
Sarebbe una situazione che premierebbe forme di investimento non solo mediamente più costose, ma talvolta anche più rischiose, gestite inoltre da società che raramente hanno la sede in Italia – e che dunque pagano le tasse altrove.
Cosa si può fare?
Per il momento, per chi crede, pregare. La questione ha perso un po’ di trazione sui giornali mainstream e non sembra che nessuno abbia intenzione, almeno tra i giornalisti, di occuparsene.
Per il resto, discuterne sui social può dare una mano a riportare il problema, perché di tale si tratta, al centro. Non è chiaro quali siano gli intendimenti di una maggioranza che comunque è la stessa che aveva proposto il passaggio al 42%.
Il clima, per le criptovalute in Italia, non è dei migliori. Non è detto però che questa ennesima battaglia sia persa prima di venire combattuta.
I tempi stringono – e le prossime due settimane saranno decisive. Servirà volontà politica, perché di gettito non è che se ne possa garantire granché. Come certificato dall’OAM gli investimenti degli italiani presso exchange regolarmente registrati in Italia sono modesti – e altrettanto modesta sarebbe una tassa che colpirà principalmente i risparmiatori, dato che i trader più incalliti preferiscono altri tipi di strumenti alla detenzione spot.
Criptovaluta.it® Ultime Notizie Bitcoin e Crypto News | Criptovalute Oggi

“Cosa si può fare?”
Semplicissimo:
(cifra che si voleva dichiarare/33)*26
😉