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Nasdaq rischia tutto sulle crypto: nessun argine alle truffe e all’insider trading

Chi vigila non vigila. Chi ha una reputazione non sembra curarsene.

Se sei tra quelli che credono che il mondo crypto soppianterà la finanza tradizionale, potresti avere ragione. Tuttavia non sarà per meriti del mondo crypto, ma per enormi demeriti di borse tradizionali e regolatori. Quanto sta accadendo infatti nel mondo delle DAT – le società che investono o promettono di investire in crypto asset si trasformerà in un danno immenso alla reputazione delle principali borse mondiali.

Aziende decotte prese d’assalto da società neocostituite e dai misteriosi investitori, dubbi riguardanti operazioni di insider trading che ormai mancano soltanto della conferma giudiziaria. Una pletora di comunicati stampa che raccontano di società del Nasdaq che comprano… crypto con meccanismi non sempre limpidi.

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Nasdaq, che figuraccia

SEC e Finra si sono già mosse, e non sappiamo quanto servirà prima di avere i primi risultati. Sotto la lente di osservazione ci sono diverse operazioni DAT, e non tra quelle condotte da società riconoscibili del settore.

Ce ne sono state a decine che hanno seguito tutte lo stesso canovaccio:

  1. Società decotte e spesso con avviso di delisting da parte di Nasdaq per non aver mantenuto un prezzo superiore a 1$ per azione;
  2. Investimenti annunciati, ricorrendo a piccoli artifici del legalese come up to (ovvero fino a, che può voler dire zero);
  3. Movimenti di prezzo sospetti spesso con giorni di anticipo rispetto all’annuncio del piano.

Ne abbiamo registrate a decine e su diverse di queste di dubbi ce ne sono davvero pochi. Soprattutto perché vengono annunciati piani di acquisto che valgono diverse volte l’intera capitalizzazione di mercato delle società coinvolte in queste operazioni.

A volte la cosa è spiegabile con la raccolta di capitale presso investitori terzi, altre volte invece… il mistero non può che farsi ancora più fitto.

  • Nasdaq deve rivedere le proprie regole?

Sì. E c’è poco da girarci intorno. Non è un caso se tutte queste operazioni hanno coinvolto società quotate al Nasdaq, società che sono spesso sempre degli stessi due settori: biomedico e AI, perché è in questi comparti che si sono quotate più di recente centinaia di società poi finite a valere zero.

Nasdaq è particolarmente lassista, in termini di regole, con queste società. Esiste una regola che impone un valore delle azioni superiore a 1$, pena l’avviso di delisting che però permette alla società di spendere sei mesi alla ricerca di una soluzione. Tale soluzione è il più delle volte un reverse stock split, ovvero vengono accorpate azioni affinché il valore torni sopra il dollaro. Pratica che probabilmente, dato l’abuso che se ne fa, andrebbe valutata per un’eventuale eliminazione.

Seconda questione: non sarebbe il caso di includere meccanismi – sempre che si voglia davvero mantenere la propria reputazione – al fine di evitare certe operazioni da parte di società che il più delle volte sono precipitate dopo la prima quotazione in borsa? Il grosso delle società che si sono trasformate (o hanno fatto finta di trasformarsi) in DAT erano state lanciate su prezzi molto elevati, salvo poi polverizzare la propria capitalizzazione di mercato.

Terza questione: di fronte a rialzi improvvisi anche del 20% e in assenza di qualunque tipo di notizia, con volumi che schizzano alle stelle rispetto alla normalità, davvero non si può intervenire quasi in tempo reale, o comunque rilasciando delle comunicazioni utili per chi potrebbe trovarsi ad investire?

Se il vigilante non funziona, meglio un mondo senza vigilanti come quello crypto

I più cinici tra i nostri lettori ci ricorderanno che di schifezze nel mondo crypto ne abbiamo viste tante e spesso di proporzioni più importanti rispetto a quelle che stanno tenendo impegnato il Nasdaq. È vero, ma è anche vero che chiunque si avventuri nei meandri più oscuri della DeFi sa bene che non si tratta di un ambiente curato, sa bene che non ci sono recinti (anche per i manigoldi) e sa bene che deve imparare a raccogliere informazioni prima di buttarsi a capofitto in un progetto.

Al Nasdaq e in mercati regolamentati che sono osservati minuto per minuto da entità come SEC, ci si aspetta che certe operazioni vadano quantomeno investigate sul nascere. Cosa che non è ancora successa, mentre dai primi casi sospetti sono passati più di sei mesi.

La stampa deve fare meglio

La stampa, anche quella specializzata, continua a riprodurre quanto contenuto nei comunicati stampa senza alcuno spirito critico e senza condurre neanche le più banali delle indagini.

Anche qui il ruolo che le sarebbe imputato non viene onorato. Peggiorando ulteriormente un problema che potrebbe diventare una grossa macchia per la reputazione della borsa più importante del mondo.

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Renzo
Renzo
2 mesi fa

Con 45 anni di professione alle spalle… vale sempre la regola n. 1… CHI CONTROLLA I CONTROLLORI ???…
R.