Negli USA si prova a fare come si faceva, un tempo, in Italia. Jack Dorsey, che è attivo da tempo nello spazio Bitcoin e che sta cercando di spingerlo anche nel settore dei pagamenti con la sua Square, ha chiesto via X un regime di esenzione sotto certe soglie per eventuali gain in Bitcoin. Una soglia che dovrebbe funzionare come quella della quale godevamo in Italia sotto i 2.000€ e che invece è stata rimossa con la scorsa Legge di Bilancio.
È una questione importante: nessuno utilizzerà mai una moneta che si porta con sé complicazioni fiscali come quelle imposte in Italia con il nuovo regime. Ed è qualcosa del quale si sta discutendo attivamente negli USA, dato che alla richiesta di Jack Dorsey – ex Twitter – ha già risposto positivamente Cynthia Lummis, senatrice che da sempre si spende a favore di Bitcoin.
Il de minimis: quando l’Italia guidava prima delle scelte tafazziane
Succede raramente che gli USA vogliano copiare l’Italia. Succede però di frequente che l’Italia sperperi quel vantaggio per il gusto – che definire sadico non sarebbe forse un’esagerazione – di darsi martellate da sola.
Il regime con soglia di 2.000€ era il meglio che si potesse avere, soprattutto se vogliamo effettivamente utilizzare le criptovalute come Bitcoin per pagare. Un processo che oggi è reso, tra le altre cose, molto più semplice dall’esistenza di una moltitudine di carte di pagamento crypto.
Troppo bello per essere vero in Italia, dove la tassazione è da tempo accettata come randello per mettere fuori gioco i business che non stanno troppo simpatici al temporaneo detentore del potere. Soglia sparita, rischio di andare al 33% (che è il problema minore) e più in generale l’aver perso un ruolo di guida su come andrebbero gestite le tasse nel mondo crypto.
Negli USA invece si va in direzione contraria: c’è Jack Dorsey che chiede una soglia de minimis sotto la quale eliminare di fatto la tassazione, idea intelligente per almeno due motivi:
- La raccolta eventuale del fisco è minima rispetto all’enorme spesa per la contabilità;
- Si ostacola senza alcun tipo di ragione il pagamento attraverso altri canali;
La richiesta è stata raccolta dalla senatrice Cynthia Lummis – da tempo nell’orbita di Bitcoin – che ha detto di volersi mettere a lavoro per una soluzione di questo tipo. Le precedenti iniziative della stessa senatrice non hanno raccolto grande sostegno e grandi entusiasmi, ma questa potrebbe insinuarsi nel dibattito pubblico USA, che è di ben altra fattura rispetto a quello italiano.
Per fortuna, verrebbe da dire, che il governo italiano è allineato a quello USA, come più volte ripetuto dai suoi più importanti esponenti. Immaginatevi cosa sarebbe successo in caso contrario.
Intanto entro il 15 ottobre dovremmo saperne di più dell’andamento della discussione sulla possibilità di scongiurare il passaggio al 33%.
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