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Sony chiede licenza bancaria negli USA per stablecoin e crypto pagamenti

Sony chiede licenza - pronta a lanciare nuove stablecoin sul dollaro USA.

Connectia Trust, che è una controllata di Sony che si occupa di servizi finanziari, ha richiesto licenza banking negli Stati Uniti. L’obiettivo è quello di emettere, negli Stati Uniti e nel pieno rispetto delle nuove leggi sulle stablecoin, stablecoin e gestire sistemi di pagamento.

È un percorso che è stato già tentato (e che non si è ancora risolto) anche da Coinbase, Stripe, Paxos, Circle e anche Ripple (tramite una sua controllata). Anche qui lo scopo è quello di fornire servizi legati al mondo delle stablecoin.

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Sony Bank nell’agone stablecoin

Il mercato stablecoin si conferma come quello più interessante per i grandi gruppi, le grandi multinazionali e talvolta anche società che non hanno una grande presenza nel mondo dei pagamenti.

Questa volta sarà Sony a cercare di ottenere una licenza bancaria negli Stati Uniti – di quelle però ridotte e che permetteranno di offrire attività legate, si legge nella richiesta di approvazione, al mondo delle criptovalute. Sony, nello specifico, ha intenzione di emettere stablecoin ancorate al dollaro USA e che saranno destinate al mercato americano, in pieno rispetto delle nuove normative fissate nel GENIUS Act, per le quali però mancano ancora regolamenti attuativi.

Per il momento solo Anchorage – che tra le altre cose gestirà USAT di Tether – ha ottenuto approvazione piena.

Segnale di cambiamento negli USA

È chiaro che si tratta di un nuovo indotto che è dovuto alla chiarezza delle regole fissate nel GENIUS Act, e che arrivano dopo anni di forte opposizione al comparto crypto e stablecoin da parte del governo USA.

Opposizione che è venuta meno dopo le elezioni di novembre, che Trump ha vinto anche con l’appoggio (monetario e non) di tante grandi società del settore e che è già risultato in nuove regole che stanno permettendo a diversi operatori di lavorare negli USA senza più preoccupazioni.

L’altra parte delle leggi crypto, quelle contenute nel CLARITY Act, dovranno però attendere. Lo shutdown e l’inasprirsi dello scontro politico (anche sul tema specifico delle criptovalute) sta causando importanti rallentamenti. La controproposta del Partito Democratico è stata considerata irricevibile non solo dai politici di fede repubblicana, ma anche dai più importanti rappresentanti del mondo crypto.

Lo scontro relativo allo shutdown non migliora però le possibilità di un accordo. Se ne dovrà riparlare, con ogni probabilità, tra qualche settimana.

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